Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

giovedì 16 febbraio 2012

Enciclica dei Patriarchi Orientali, 1895

Un altro documento straordinario su cui meditare, la risposta dei Patriarchi Orientali all’enciclica di Papa Leone XIII (1895) sulla riunificazione.

Ai più sacri e più divinamente amati fratelli in Cristo, i metropoliti ed i vescovi ed il loro venerabile clero ed a tutto il divino ed ortodosso laicato del molto apostolico e patriarcale trono di Costantinopoli.

Ricordando coloro che hanno governato su di voi, che hanno parlato su di voi con la parola di Dio: la cui fede segue, considerando la fine della loro conversazione.

“Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e nei secoli. Non lasciatevi trasportare da dottrine varie e peregrine.” (Ebrei 13,8-9).

I. Ogni anima divina ed ortodossa, che ha uno zelo sincero per la gloria di Dio, è profondamente addolorata e gravata da grande dolore a vedere che colui che detesta ciò che è bene ed è un assassino dal principio, spinto dall’invidia della salvezza dell’uomo, non cessa mai di seminare continuamente diverse tare nel campo del Signore, allo scopo di separare il frumento. Da questa fonte veramente, persino dai primi tempi, sorsero nella Chiesa di Dio tare eretiche, che hanno, in molti modi, fatto devastazione e ancora la fanno della salvezza dell’uomo da parte di Cristo, i quali per di più come cattivi semi e membra corrotte sono giustamente tagliate fuori dal corpo dell’ortodossa cattolica Chiesa di Cristo. Ma in questi ultimi tempi il maligno ha occupato persino intere nazioni della Chiesa ortodossa di Cristo, avendo gonfiato i vescovi di Roma con pensieri d’eccessiva arroganza, cosa che ha originato diverse innovazioni illegali ed anti-evangeliche. E non solamente così, ma per di più i papi di Roma, di tempo in tempo, perseguono modi d’unione conformi alla loro fantasia in maniera assoluta e senza esame, lottano con ogni mezzo per portare ai loro propri errori la cattolica Chiesa di Cristo, che cammina attraverso tutto il mondo non scossa nell’ortodossia della fede trasmessale dai Padri.

II. Conformemente il Papa di Roma, Leone XIII, nell’occasione del suo giubileo episcopale, pubblicò nel mese di Giugno dell’anno di grazia 1895, una lettera enciclica, indirizzata ai governanti ed ai popoli del mondo, colla quale egli anche al medesimo tempo invita la nostra ortodossa, Cattolica ed Apostolica Chiesa di Cristo ad unirsi col trono papale, pensando che una tale unione possa essere ottenuta solamente riconoscendo lui come supremo pontefice e come la più alta guida spirituale e governante temporale della Chiesa universale, come l’unico rappresentante di Cristo sulla terra e come il dispensatore d’ogni grazia.

III. Senza dubbio ogni cuore Cristiano dovrebbe essere riempito di desiderio per l’unione delle Chiese e specialmente tutto il mondo ortodosso, essendo ispirato da un vero spirito di pietà, secondo lo scopo divino della fondazione della Chiesa da parte del Dio-uomo, il nostro Salvatore Cristo, desidera ardentemente l’unità delle Chiese nell’unica regola di fede e sul fondamento della dottrina apostolica pervenutaci attraverso i Padri, “Cristo Gesù stesso è la pietra angolare.” Ragione per cui essa ogni giorno, nelle sue preghiere pubbliche al Signore, prega per la riunione dei dispersi e per il ritorno di coloro che sono andati fuori strada alla retta via della verità, la quale solo conduce alla Vita di tutte le cose, l’unigenito Figlio e Parola di Dio, il nostro Signore Gesù Cristo. Quindi, in conformità a questo sacro desiderio, la nostra Chiesa ortodossa di Cristo è sempre pronta ad accettare ogni proposta d’unione, se soltanto il Vescovo di Roma si scuotesse di dosso una volta per tutte le intere serie delle molte e diverse novità antievangeliche che sono state segretamente portate nella sua Chiesa ed hanno provocato la triste divisione delle Chiese dell’Oriente e dell’Occidente, e ritornasse alla base dei sette santi concili Ecumenici, che, essendosi riuniti nello Spirito Santo ed essendo composti da rappresentanti di tutte le sante Chiese di Dio per la determinazione del giusto insegnamento della fede contro gli eretici, hanno una suprema universale e perpetua supremazia nella chiesa di Cristo. E sia coi suoi scritti che colle lettere encicliche, la Chiesa Ortodossa non ha mai cessato d’intimare questo alla Chiesa Papale, avendo chiaramente ed esplicitamente scritto che finché questa persevera nelle sue innovazioni e la Chiesa ortodossa aderisce alle tradizioni divine ed apostoliche della Cristianità, perdurando le quali le Chiese Occidentali furono della medesima idea e furono unite colle Chiese dell’Oriente, è una cosa vana e vuota parlare d’unione. Per la quale causa siamo rimasti silenziosi fino ad ora ed abbiamo declinato di prendere in considerazione l’enciclica papale in questione, non stimando giovevole parlare agli orecchi di coloro che non sentono. Ma, poiché, ad ogni modo, da un certo periodo la Chiesa papale, avendo abbandonato il metodo della persuasione e della discussione, ha cominciato, per il nostro sbalordimento generale e la nostra perplessità, a porre trappole per la coscienza dei Cristiani ortodossi più semplici per mezzo di ingannevoli operatori trasformati in apostoli di Cristo, mandando nell’oriente chierici con il vestito ed il copricapo di preti ortodossi, inventando pure diversi e molteplici mezzi artificiosi per ottenere i suoi scopi di proselitismo; per questa ragione, come vincolati nel sacro dovere, noi promulghiamo questa enciclica sinodica e patriarcale, per una difesa della fede e della pietà ortodosse, sapendo “che l’osservanza dei canoni è un dovere per ogni uomo buono, e molto di più per coloro che sono stati ritenuti degni dalla Provvidenza di dirigere gli affari degli altri.”

IV. L’unione delle Chiese separate in un'unica regola di fede è, com’è stato detto prima, un desiderio sacro ed interiore della santa, cattolica ed ortodossa Chiesa di Cristo; ma senza tale unità nella fede, la desiderata unione della Chiese diventa impossibile. Essendo questo il caso, ci meravigliamo in verità come Papa Leone XIII, sebbene egli stesso pure riconosca questa verità, cada in una chiara autocontraddizione dichiarando, da una parte, che la vera unione giace nell’unità della fede e, d’altra parte, che ogni Chiesa, persino dopo l’unione, può mantenere le sue proprie definizioni dogmatiche e canoniche, persino se esse differiscono da quelle della Chiesa Papale, come il Papa dichiara in una precedente enciclica del 30 Novembre 1894. Poiché c’è un’evidente contraddizione quando nell’una e medesima Chiesa si crede che lo Spirito Santo proceda dal Padre e, d’altra parte, che Egli proceda dal Padre e dal Figlio; quando uno bagna a pioggia ed un altro battezza (immerge) tre volte nell’acqua, uno usa pane fatto a foglia nel Sacramento della Santa Eucarestia ed un altro non fatto a foglia; uno impartisce al popolo il calice come pure il pane e l’altro soltanto il pane santo; ed altre cose come queste. Ma cosa significa questa contraddizione, se rispetto per le verità evangeliche della santa Chiesa di Cristo ed una concessione e riconoscimento indiretti di esse, o qualcosa d’altro, noi non possiamo dire.

V. Ma comunque ciò sia, per la realizzazione pratica del pio desiderio per l’unione delle Chiese, deve essere prima di tutto posto un principio comune ed una base e non vi può essere nessun tale sicuro principio comune e base altro che l’insegnamento del vangelo e dei sette santi Concili Ecumenici. Ritornando, allora, all’insegnamento che era comune alle Chiese nell’Oriente e nell’Occidente sino alla separazione, noi dobbiamo, con sincero desiderio di conoscere la verità, ricercare cosa la una, santa, cattolica ed ortodossa, apostolica Chiesa di Cristo, essendo allora del medesimo corpo in tutto l’Oriente e l’Occidente, credeva, e mantenere questo intero e non alterato. Ma qualunque cosa sia stata, in tempi più tardi, aggiunta o portata via, ognuno ha un sacro ed indispensabile dovere, se egli sinceramente cerca la gloria di Dio più della sua propria, di correggerlo in uno spirito di pietà, considerando che per mezzo del continuare arrogantemente la perversione della verità sarà soggetto ad un pesante rendiconto di fronte all’imparziale giudizio di Cristo. Nel dire questo non ci riferiamo assolutamente alle differenze riguardo il rituale dei servizi sacri e gli inni o i sacri paramenti ed alle cose simili, le quali materie, anche se esse ancora variano, come facevano nei tempi andati, non colpiscono in alcun modo la sostanza e l’unità della fede; ma ci riferiamo a quelle essenziali differenze che hanno riferimento alle dottrine della fede divinamente trasmessa, ed alla divinamente istituita costituzione canonica dell’amministrazione delle Chiese. “In casi dove la cosa trascurata non è la fede (dice anche il santo Fozio), e non sta allontanandosi da qualsiasi decreto generale e cattolico, essendo riti e costumi differenti osservati tra popoli differenti, un uomo che sa come giudicare giustamente deciderebbe che né coloro che le osservano agiscono male, né coloro che non le hanno ricevute violano la legge.”

VI. E veramente per il santo scopo dell’unione, la Chiesa Orientale di Cristo, ortodossa e cattolica, è pronta ad accettare volentieri tutto ciò che sia le Chiese Orientali che le Occidentali hanno unanimemente professato prima del nono secolo, se essa lo avesse casualmente pervertito e non lo mantenesse. E se gli Occidentali dovessero provare dall’insegnamento dei santi Padri e dei divinamente riuniti Concili Ecumenici che la allora ortodossa Chiesa Romana, che era in tutto l’Occidente, anche prima del nono secolo, leggeva il Credo con l’aggiunta o usava pane ridotto in foglie o accettava la dottrina del fuoco del purgatorio o l’aspersione invece del battesimo, o l’immacolata concezione della sempre Vergine o la potenza temporale o l’infallibilità e l’assolutismo del Vescovo di Roma, noi non avremmo più niente da dire. Ma se, al contrario, è chiaramente dimostrato, come pure riconoscono quelli stessi dei Latini che amano la verità, che la Chiesa Orientale ed ortodossa cattolica di Cristo mantiene le dottrine anticamente trasmesse che erano in quel tempo professate in comune sia nell’Oriente che nell’Occidente e che la Chiesa Occidentale le ha pervertite per mezzo di diverse innovazioni, allora è chiaro, persino ai bambini, che la via più naturale verso l’unione è il ritorno della Chiesa Occidentale all’antica condizione di cose dottrinale ed amministrativa; perché la fede non cambia in nessun modo col tempo e le circostanze, ma rimane la medesima sempre ed ovunque, poiché c’è “un solo corpo e un solo Spirito” è detto, “così come voi siete stati chiamati ad una sola speranza, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è sopra tutti, agisce per mezzo di tutti e dimora in tutti.”

VII. Così l’unica, santa, cattolica ed apostolica Chiesa dei sette Concili Ecumenici credeva ed insegnava in accordo con le parole del Vangelo che lo Spirito Santo procede dal Padre; ma nell’Occidente persino dal nono secolo, il santo Credo che era stato composto e sanzionato dai Concili Ecumenici, cominciò ad essere falsificato e cominciò ad essere arbitrariamente promulgata l’idea che lo Spirito Santo procede anche dal Figlio. E certamente il Papa Leone XIII non ignora che il suo predecessore ortodosso d’identico nome, il difensore dell’ortodossia, nell’anno 809 denunciò sinodicamente l’aggiunta antievangelica e completamente fuorilegge “e dal Figlio” (filioque); e fece incidere su due piastre d’argento, in Greco ed in Latino, il santo Credo del primo e del secondo concilio ecumenico, intero e senza alcuna aggiunta; avendo scritto per di più, “Io Leone, ho fatto incidere queste parole per amore e come salvaguardia della fede ortodossa.” (Haec Leo posui amore et cautela fidei orthodoxa)

Parimenti egli ignora assolutamente che, durante il decimo secolo o al principio dell’undicesimo, quest’addizione antievangelica ed illegale è stata inserita con difficoltà ufficialmente nel santo Credo pure a Roma, e che conseguentemente la Chiesa Romana, nell’insistere nelle sue innovazioni e nel non ritornare al dogma dei Concili Ecumenici, si rende pienamente responsabile davanti alla una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa di Cristo, che mantiene ciò che essa ha ricevuto dai Padri e tiene il deposito della fede che le è stato consegnato inadulterato in tutte le cose, in obbedienza all’ingiunzione Apostolica: “Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi.”; “schivando le profane vacuità di parole e le opposizioni di una scienza di falso nome, profanando la quale taluni si sviarono dalla fede.”

VIII. L’una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa dei primi sette Concili Ecumenici battezzava con tre immersioni nell’acqua, ed il Papa Pelagio parla di una tripla immersione come di un comando del Signore, e nel tredicesimo secolo il battesimo per immersione ancora prevaleva nell’Occidente; e le sacre fonti stesse, conservate nelle più antiche chiese in Italia sono testimoni eloquenti su questo punto; ma in tempi più tardi lo spruzzare o l’aspersione, essendo stati segretamente introdotti, vennero ad essere accettati da parte della Chiesa Papale, che ancora mantiene l’innovazione, così pure ampliando il golfo che essa aveva aperto; ma noi Ortodossi, rimanendo fedeli alla tradizione apostolica ed all’usanza dei sette Concili Ecumenici, “manteniamo le usanze diligentemente, asserendo la comune professione di fede, il paterno tesoro della corretta fede.”

IX. L’una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa dei sette Concili Ecumenici, secondo l’esempio del nostro Salvatore, celebrò per più di mille anni attraverso l’Oriente e l’Occidente l’Eucarestia con pane fatto in foglie, come testimoniano gli stessi teologi papali amanti della verità; ma la Chiesa Papale dall’undicesimo secolo in poi fece un’innovazione pure nel sacramento della divina Eucarestia, introducendo pane non formato in foglie.

X. L’una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa dei sette Concili Ecumenici credeva che i doni preziosi sono consacrati dopo la preghiera dell’invocazione dello Spirito Santo per mezzo della benedizione del prete, come testificano gli antichi rituali di Roma e della Gallia; nondimeno più tardi la Chiesa papale fece un’innovazione pure in questo, accettando arbitrariamente che la consacrazione dei doni avvenisse insieme con le parole del Signore: “Prendete, mangiate, questo è il mio0 corpo” e “Bevetene tutti: questo infatti è il mio sangue.”

XI. L’una, santa, cattolica ed apostolica chiesa dei sette Concili Ecumenici, seguendo il comando del Signore, “Bevetene tutti” impartiva a tutti pure il santo calice; ma la Chiesa papale dal nono secolo in giù ha fatto un’innovazione pure di questo rito, privando i laici del santo calice, contraria al comando del Signore ed alla pratica universale della Chiesa antica, come pure all’espressa proibizione di molti antichi ortodossi vescovi di Roma.

XII. L’una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa dei sette Concili Ecumenici, camminando secondo l’insegnamento divinamente ispirato della Sacra Scrittura e della vecchia tradizione apostolica, prega ed invoca la pietà di Dio per il perdono ed il riposo di coloro “che si sono addormentati nel Signore” ; ma la Chiesa papale dal dodicesimo secolo in poi ha inventato e accumulato nella persona del Papa, come in qualcuno singolarmente privilegiato, una moltitudine di innovazioni riguardanti il fuoco del purgatorio, una sovrabbondanza delle virtù dei santi e una distribuzione di esse a coloro che ne hanno bisogno e cose simili, ponendo anche una piena ricompensa per il giusto prima della resurrezione universale e del giudizio.

XIII. L’una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa dei sette Concili Ecumenici insegna che l’incarnazione soprannaturale dell’unico Figlio e Verbo di Dio, dallo Spirito Santo e dalla vergine Maria, è sola, pura ed immacolata; ma la Chiesa papale appena quaranta anni fa ha fatto un’innovazione ponendo un nuovo dogma riguardante l’immacolata concezione della Madre di Dio e sempre Vergine Maria,m che non era conosciuto alla Chiesa antica (ed aveva incontrato in tempi differenti forte opposizione persino tra i migliori teologi papali).

XIV. Passando sopra, allora, queste serie e sostanziali differenze tra le due Chiese riguardo alla fede, differenze che, com’è stato detto prima, sono state create nell’Occidente, il Papa nella sua enciclica rappresenta la questione del primato del Pontefice Romano come la principale e per così dire la sola causa di dissenso e ci manda alle fonti, che possiamo fare una ricerca diligente riguardo a ciò che credevano i nostri progenitori e ciò che la prima età della Cristianità ci ha consegnato. Ma facendo ricorso ai padri ed ai Concili Ecumenici della Chiesa dei primi nove secoli, noi siamo pienamente persuasi che il Vescovo di Roma non è mai stato considerato come la suprema autorità ed il capo infallibile della Chiesa, e che ogni vescovo è capo e presidente della sua propria Chiesa particolare, soggetto solamente agli ordini sinodali ed alle decisioni della Chiesa universale che è l’unica infallibile, il Vescovo di Roma, non essendo in alcun modo escluso da questa regola, come mostra la storia della Chiesa. Il nostro Signore Gesù Cristo solo è il Principe eterno e l’immortale Capo della Chiesa, perché: “E’ anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;” il quale anche disse ai suoi divini discepoli ed apostoli alla Sua Ascensione in Paradiso: “Ed ecco: io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo.” Nella Sacra Scrittura l’apostolo Pietro, il quale è ritenuto dai Papisti, basandosi sui libri apocrifi del secondo secolo, gli pseudo-Clementini, essere il fondatore della Chiesa Romana ed il loro primo vescovo, discute le questioni come un uguale tra uguali nel sinodo apostolico di Gerusalemme, ed un’altra volta è aspramente rimproverato dall’apostolo Paolo, come è evidente dalla lettera ai Galati. Per di più, i Papisti stessi sanno molto bene che lo stesso passaggio del Vangelo al quale si riferisce il Pontefice, “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa,” è, nei primi secoli della Chiesa, interpretato in maniera del tutto differente in uno spirito di ortodossia, anche per tradizione di tutti i divini e sacri Padri senza eccezione; la roccia fondamentale e inamovibile sulla quale il Signore ha costruito la sua propria Chiesa, contro la quale i cancelli dell’inferno non prevarranno, essendo ritenuta metaforicamente la vera confessione di Pietro concernente il Signore, che “Egli è Cristo, il Figlio del Dio vivente.” Sopra questa confessione e fede riposa non scossa la salvifica predicazione del Vangelo da parte di tutti gli Apostoli e dei loro successori. Per cui anche l’Apostolo Paolo, che era stato preso in Paradiso, interpretando evidentemente questo passaggio divino, ne dichiara l’ispirazione divina, dicendo: “Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho gettato il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce: infatti nessuno può gettare un fondamento diverso da quello già posto, che è Gesù Cristo.” Ma è in un altro senso che Paolo chiama tutti gli apostoli e profeti insieme il fondamento della costruzione in Cristo del fedele; questo è dire, i membri del corpo di Cristo, che è la Chiesa; quando egli scrive agli Efesini: “Così non siete più stranieri, né pellegrini, ma concittadini dei santi e familiari di Dio. Il vostro edificio ha per fondamento gli apostoli ed i profeti, mentre Cristo Gesù stesso è la pietra angolare.” Tale, allora, essendo l’insegnamento divinamente ispirato degli apostoli rispetto alla fondazione ed al Principe della Chiesa di Dio, naturalmente i suoi sacri padri, che si attenevano fermamente alle tradizioni apostoliche, non si sarebbe potuta concepire l’idea di un primato assoluto dell’Apostolo Pietro e dei vescovi di Roma; né essi potrebbero dare una qualsiasi altra interpretazione, totalmente sconosciuta alla Chiesa, a quel passaggio del Vangelo, se non quella che era vera e giusta; né essi potrebbero arbitrariamente e da sé stessi inventare una nuova dottrina che rispetti gli eccessivi privilegi del Vescovo di Roma come successore, se ciò è, di Pietro, specialmente mentre la Chiesa di Roma è stata fondata principalmente non da Pietro, il cui agire apostolico a Roma è totalmente sconosciuto alla storia, ma da un apostolo dei gentili preso dal cielo, Paolo, attraverso i suoi discepoli, il cui ministero apostolico a Roma è ben noto a tutti.

XV. I divini padri, onorando il vescovo di Roma solamente come il vescovo della città capitale dell’impero, gli diedero la prerogativa onoraria della presidenza, considerandolo semplicemente come il primo vescovo, cioè primo tra eguali; la quale prerogativa essi pure in seguito assegnarono al vescovo di Costantinopoli, quando quella città divenne la capitale dell’Impero Romano, come testimonia il ventottesimo canone del quarto Concilio Ecumenico di Calcedonia, dicendo, tra le altre cose, quanto segue: “Noi pure determiniamo e decretiamo le medesime cose riguardo alle prerogative della santissima Chiesa della menzionata Costantinopoli, che è la Nuova Roma. Perché i Padri hanno giustamente dato la prerogativa al trono della più vecchia Roma, perché questa era la città imperiale. Ed i cento e cinquanta religiosissimi vescovi, mossi dalla medesima considerazione, hanno assegnato un’uguale prerogativa al santissimo trono della Nuova Roma.”. Da questo canone è veramente evidente che il Vescovo di Roma è in uguale onore al Vescovo della Chiesa di Costantinopoli e di quelle altre Chiese e non c’è alcunché di dato in alcuno o da qualcuno dei Padri che il Vescovo di Roma da solo sia mai stato un principe della Chiesa universale ed il giudice infallibile dei vescovi delle altre Chiese indipendenti ed autogovernate, o il successore dell’Apostolo Pietro ed il vicario di Gesù Cristo sulla terra.

XVI. Ogni particolare Chiesa autocefala, sia nell’Oriente che nell’Occidente, era totalmente indipendente ed autoamministrata al tempo dei sette Concili Ecumenici. E proprio come i vescovi della Chiesa autocefala dell’Oriente, così pure quelli dell’Africa, della Spagna, della Gallia, della Germania e della Britannia dirigevano gli affari delle propria Chiese, ognuno per mezzo del suo sinodo locale, mentre il Vescovo di Roma non aveva nessun diritto di interferire ed era egli stesso ugualmente soggetto ed obbediente ai decreti dei sinodi. Ma su questioni importanti che necessitavano la sanzione della Chiesa universale, ci si appellava ad un Concilio Ecumenico, che solo era ed è il supremo tribunale nella Chiesa universale. Tale era l’antica costituzione della Chiesa; ma i vescovi erano indipendenti l’uno dall’altro ed ognuno completamente libero entro i suoi confini, ed obbedivano solamente ai criteri sinodali e sedevano come uguali gli uni agli altri nei sinodi. Per di più, nessuno di loro mai volle avere diritti monarchici sopra la Chiesa universale; e, se a volte certi ambiziosi vescovi di Roma posero eccessive pretese ad un assolutismo sconosciuto alla Chiesa, essi furono debitamente confutati e rimproverati. Quindi l’affermazione di Leone XIII, quando egli dice nella sua Enciclica che prima del periodo del grande Fozio, il nome del trono Romano era santo tra i popoli del mondo Cristiano e che l’Oriente, come l’Occidente, d’unanime accordo e senza opposizione, era soggetto al pontefice Romano come legale successore, per così dire, dell’Apostolo Pietro e conseguentemente vicario di Gesù Cristo sulla terra, è comprovato essere inaccurato nonché un errore manifesto.

XVII. Durante i nove secoli dei Concili Ecumenici, la Chiesa Orientale ortodossa non riconobbe mai le eccessive pretese di primato da parte dei vescovi di Roma, né, conseguentemente, essa mai si sottomise a loro, come testimonia chiaramente la storia della Chiesa. La relazione indipendente dell’Oriente verso l’Occidente è mostrata chiaramente e manifestamente pure da quelle poche e molto significative parole di Basilio il Grande, che egli scrive in una lettera al santo Eusebio, Vescovo di Samosata: “Perché, quando caratteri altezzosi sono riveriti, è nella loro natura diventare anche più sdegnosi. Perché se il Signore ha pietà per noi, di quale altra assistenza abbiamo bisogno? Ma se la maledizione di Dio rimane su di noi, quale aiuto c’è per noi dall’arroganza occidentale? Uomini che non conoscono la verità né possono sopportare di impararla, ma che sono pregiudicati da falsi sospetti, agiscono ora come fecero una volta nel caso di Marcello.” Quindi il celebre Fozio, il sacro Prelato e luminare di Costantinopoli, difendendo quest’indipendenza della Chiesa di Costantinopoli dopo la metà del nono secolo e prevedendo l’imminente perversione della costituzione ecclesiastica nell’Occidente e la sua defezione dall’Oriente ortodosso, dapprima tentò in una maniera pacifica di stornare il pericolo, ma il Vescovo di Roma, Nicola I, per mezzo della sua interferenza non canonica coll’Oriente , oltre i limiti della sua diocesi e col tentativo che fece di sottomettere a sé la Chiesa di Costantinopoli, spinse al limite della dolorosa separazione della Chiesa. I primi semi di queste pretese di un assolutismo papale furono disseminati nelle pseudo-Clementine e furono coltivati, esattamente all’epoca di questo Nicholas, nei così detti decreti pseudo-Isidoriani, che sono un insieme di decreti reali e di lettere di antichi vescovi di Roma spuri e falsificati , per mezzo dei quali, contrariamente alla verità della storia ed alla costituzione stabilita della Chiesa, fu a bella posta promulgato che, come essi dicevano, l’antichità Cristiana assegnava ai vescovi di Roma un’autorità senza limiti sopra la Chiesa universale.

XVIII. Noi ricordiamo questi fatti con un peso al cuore, tanto più che la Chiesa papale, sebbene essa ora riconosce la non genuinità e la falsità di quei decreti sui quali sono fondate le sue eccessive pretese, non soltanto rifiuta pertinacemente di ritornare ai canoni ed ai decreti dei Concili Ecumenici, ma persino negli anni conclusivi del diciannovesimo secolo ha ampliato la separazione esistente proclamando ufficialmente, per lo sbalordimento del mondo Cristiano, che il vescovo di Roma è persino infallibile. La Chiesa Orientale ortodossa e cattolica, con l’eccezione del Figlio e della parola di Dio, che ineffabilmente divenne uomo, non conosce nessuno infallibile sulla terra. Persino l’Apostolo Pietro stesso, il cui successore pensa di essere il Papa, tre volte negò il Signore e fu due volte rimproverato dall’apostolo Paolo per non camminare rettamente secondo la verità del Vangelo. Successivamente il Papa Liberio, nel quarto secolo, sottoscrisse una confessione Ariana; e parimenti Zosimo, nel quinto secolo, approvò una confessione eretica, negando il peccato originale. Virgilio, nel sesto secolo, fu condannato per opinioni sbagliate dal quinto Concilio; ed Onorio, essendo caduto nell’eresia Monotelita, fu condannato nel settimo secolo dal sesto Concilio Ecumenico come eretico ed i papi che vennero dopo di lui riconobbero ed accettarono la sua condanna.

XIX. Con questi e tali fatti in vista, i popoli dell’occidente, diventando gradualmente civilizzati per mezzo della diffusione delle lettere, cominciarono a protestare contro le innovazioni ed a domandare (com’è stato fatto nel quindicesimo secolo ai Concili di Costanza e di Basilea) il ritorno alla costituzione ecclesiastica dei primi secoli, alla quale, per grazia di Dio, rimangono e rimarranno fedeli le Chiese ortodosse del Nord e del Sud, le quali sole formano l’una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa di Cristo, il pilastro ed il fondamento della salvezza. Questa medesima cosa è stata fatta nel diciassettesimo secolo dagli istruiti teologi gallicani e nel diciottesimo dai vescovi di Germania; ed in questo secolo presente di scienza e di critica, la coscienza Cristiana sorse in un corpo solo nell’anno 1870, nelle persone dei celebri prelati e teologi di Germania, a motivo del nuovo dogma dell’infallibilità dei Papi, dogma rilasciato dal Concilio Vaticano, una conseguenza del quale è vista sorgere nella formazione delle separate comunità religiose dei Vecchi Cattolici, che avendo rigettato il papato, sono assolutamente indipendenti da esso.

XX. Invano, quindi, il Vescovo di Roma ci manda alle sorgenti da ricercare diligentemente per ciò che i nostri antenati credettero e ciò che il primo periodo della Cristianità ci avrebbe tramandato. In queste fonti noi, gli ortodossi, troviamo le vecchie e divinamente trasmesse dottrine, alle quali ci atteniamo accuratamente sino al tempo presente, ed in nessun luogo troviamo le innovazioni che tempi più tardi di vacuità mentale hanno portato nell’Occidente e che la Chiesa papale, dopo averli adottati, mantiene sino a questo giorno. La Chiesa Orientale ortodossa allora giustamente si gloria in Cristo di essere la Chiesa dei sette Concili Ecumenici e dei primi nove secoli della cristianità e, quindi, l’una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa di Cristo, “colonna e sostegno della verità;” ma l’attuale Chiesa Romana è la Chiesa delle innovazioni, della falsificazione degli scritti dei Padri della Chiesa e della falsa interpretazione delle Sacre Scritture e dei decreti dei santi Concili, per le quali cose essa è stata ragionevolmente e giustamente ripudiata ed ancora lo è finché rimane nel suo errore. “Poiché una guerra lodevole è migliore di una pace che separa da Dio,” come anche dice Gregorio di Nazianzo.

XXI. Tali sono, brevemente, le serie ed arbitrarie innovazioni che riguardano la fede e la costituzione amministrativa della Chiesa, che la Chiesa papale ha introdotto e che, è evidente, l’enciclica papale di proposito passa sotto silenzio. Queste innovazioni, che hanno riferimento a punti essenziali della fede ed al sistema amministrativo della chiesa e che sono manifestamente in opposizione alle condizioni ecclesiastiche dei primi nove secoli, rendono impossibile la desiderata unione delle Chiese: ed ogni cuore pio ed ortodosso è riempito d’inesprimibile dolore a vedere la Chiesa papale persistere in essa senza ritegno e non contribuire per niente al sacro scopo dell’unione per mezzo del rigettare quelle innovazioni eretiche e di ritornare all’antica condizione dell’una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa di Cristo, della quale essa pure a quel tempo faceva parte.

XXII. Ma cosa dobbiamo dire di tutto ciò che il Romano Pontefice scrive quando si rivolge alle gloriose nazioni Slavoniche? Nessuno, veramente, ha mai negato che per la virtù e per le fatiche apostoliche dei Santi Cirillo e Metodio la grazia della salvezza fu predicata a non pochi dei popoli slavonici ma la storia testimonia che durante il periodo del grande Fozio questi apostoli Greci degli Slavi ed intimi amici di quel Padre divino, partendo da Tessalonica, furono mandati a convertire le tribù Slavoniche non da Roma ma da Costantinopoli, dove per di più essi erano stati educati, vivendo come monaci nel monastero di S. Policronio. E’ quindi del tutto incoerente ciò che è proclamato dall’Enciclica del Romano Pontefice, che, come egli dice, si produsse una cortese relazione ed una mutuale simpatia tra le tribù Slavoniche ed i Pontefici della Chiesa Romana; perché persino se il Papa è ignorante di essa, la storia nondimeno proclama esplicitamente che questi sacri apostoli degli Slavi di cui ora parliamo, incontrarono più grandi difficoltà nel loro lavoro da parte dei vescovi di Roma per mezzo delle scomuniche e della loro opposizione e furono più crudelmente perseguitati dai vescovi papisti Franchi che dagli abitanti pagani di quei paesi. Certamente il Papa conosce bene che una volta che il benedetto Metodio si era dipartito nel Signore, duecento dei più ragguardevoli dei suoi discepoli, dopo molte lotte contro l’opposizione dei Pontefici Romani, furono cacciati dalla Moravia e condotti lontano con forza militare oltre i suoi confini, da dove poi, in seguito, furono dispersi nella Bulgaria ed altrove. Ed egli pure sa che con l’espulsione del più erudito clero Slavonico, il rituale dell’Oriente, come pure il linguaggio allora in uso, furono pure scacciati e, nel procedere del tempo, tutte le tracce dell’ortodossia furono tolte da quelle province e tutte queste cose furono fatte colla cooperazione dei Vescovi di Roma in una maniera per niente onorevole per la santità della dignità episcopale. Ma nonostante questo disprezzabile trattamento, le Chiese ortodosse Slavoniche, le amate figlie dell’Oriente ortodosso e, specialmente, la grande e gloriosa Chiesa della divinamente preservata Russia, essendo state preservate indenni dalla grazia di Dio, hanno mantenuto e manterranno sino alla fine dei tempi, la fede ortodossa, e si elevano come cospicui testimoni della libertà che è in Cristo. Invano, quindi, l’enciclica papale promette alle Chiese Slavoniche prosperità e grandezza, perché per mezzo della buona volontà del Dio graziosissimo esse già possiedono queste benedizioni e come queste esse sono sicuramente nell’ortodossia dei loro padri e la glorificano in Cristo.

XXIII Queste cose essendo così, ed essendo comprovate indisputabilmente dalla storia ecclesiastica, noi, ansiosi com’è il nostro dovere essere, ci rivolgiamo ai popoli dell’Occidente, i quali a motivo dell’ignoranza della vera ed imparziale storia delle faccende ecclesiastiche, essendo stati fuorviati, seguono le antievangeliche e totalmente fuori legge innovazioni del papato, essendo stati separati e continuando lontano dall’una, santa, cattolica ed apostolica ortodossa Chiesa di Cristo, che è “la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” , nella quale pure i loro graziosi antenati e progenitori risplendettero colla loro pietà ed ortodossia di fede, essendo stati fedeli e preziosi membri di essa durante nove interi secoli, seguendo obbedientemente e camminando secondo i decreti dei divinamente riuniti Concili Ecumenici.

XXIV. O popoli amanti di Cristo dei gloriosi paesi dell’Occidente! Noi ci rallegriamo da una parte vedendo che voi avete uno zelo per Cristo, essendo guidati da questa giusta persuasione, “Senza fede è impossibile piacere a Dio;” ma d’altra parte è autoevidente ad ogni persona che pensi rettamente che la salutare fede in Cristo dovrebbe con tutti mezzi essere retta in ogni cosa e conforme alla Sacra Scrittura ed alle tradizioni apostoliche, sulle quali è basato l’insegnamento dei Padri divini e dei sette divinamente riuniti Concili Ecumenici. E’ per di più manifesto che l’universale Chiesa di Dio, che tiene nel suo seno, unica, inadulterata ed intera come un divino deposito questa fede salutare, proprio come essa è stata anticamente consegnata e spiegata dai Padri portatori di Dio mossi dallo Spirito e da essa formulata durante i primi nove secoli, è una e la medesima per sempre e non multiforme e variabile col processo del tempo: poiché le verità evangeliche non sono soggette ad alterazione o progresso nel corso del tempo, come i vari sistemi filosofici; “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e nei secoli.” . Ragione per cui pure il santo Vincenzo che fu allevato sul latte della pietà ricevuta dai padri nel monastero di Lerins nella Gallia e che fiorì intorno alla metà del quinto secolo, con grande sapienza ed ortodossia, caratterizza la vera cattolicità della fede e della Chiesa, dicendo: “Nella Chiesa cattolica dobbiamo avere particolarmente cura di credere ciò che è stato creduto dovunque, in tutti i tempi e da tutti. Poiché questo è veramente e propriamente cattolico, come indica la stessa forza e significato della parola, che per di più comprende quasi ogni cosa universalmente. E questo noi faremo, se cammineremo seguendo l’universalità, l’antichità ed il consenso.” Ma, com’è stato detto prima, la Chiesa Occidentale, dal decimo secolo in poi, ha nascostamente portato in sé attraverso il papato varie e strane dottrine eretiche ed innovazioni, e così essa è stata distratta e portata lontano dalla vera ed ortodossa Chiesa di Cristo. Quanto è allora necessario, per voi venire indietro e ritornare alle antiche e non adulterate dottrine della Chiesa allo scopo di ottenere la salvezza in Cristo alla quale aspirate, lo potete facilmente comprendere se con intelligenza considerate il comando dell’apostolo Paolo asceso al cielo, ai Tessalonicesi, che dice: “Pertanto, fratelli, state forti e conservate le tradizioni nelle quali siete stati ostruiti, sia per mezzo della nostra viva voce, sia per mezzo sia per mezzo della nostra lettera;” e pure ciò che il medesimo divino apostolo scrive ai Galati dicendo: “Mi sorprende che così presto vi siate distaccati da Cristo, che vi aveva chiamati per la sua grazia, aderendo ad un altro vangelo; non ne esiste un altro! Ma vi sono alcuni che mettono lo scompiglio fra di voi e vogliono stravolgere il vangelo di Cristo.” Ma evitate tali pervertitori della verità evangelica, “perché ingannano l’animo dei semplici” e ritornate per il futuro nel seno della santa, cattolica ed apostolica Chiesa di Dio, che consiste di tutte le sante chiese particolari di dio, che essendo divinamente piantate, sono vigne lussureggianti attraverso il mondo ortodosso, sono inseparabilmente unite l’una all’altra nell’unità dell’unica salvifica fede in Cristo e nel vincolo della pace e dello Spirito, cosicché voi possiate ottenere che l’altamente lodevole e gloriosissimo nome di nostro Signore e Dio e Salvatore Gesù Cristo, il quale soffrì per la salvezza del mondo, sia glorificato tra di voi.

XXV. Ma noi, che per la grazia e la buona volontà del graziosissimo Dio, siamo membra preziose del corpo di Cristo, cioè della sua unica, santa, cattolica ed apostolica Chiesa, dobbiamo attenerci alla pietà dei nostri padri, tramandataci dagli apostoli. Dobbiamo fare attenzione ai falsi apostoli che vengono in abito di pecore, tentano di persuadere i più semplici tra di noi con varie promesse ingannevoli, riguardanti tutte le cose come legali e permettendole pur di ottenere l’unione, purché solamente il Papa di Roma sia riconosciuto come capo supremo ed infallibile e sovrano assoluto della Chiesa universale, nonché solo rappresentante di cristo sulla terra e sorgente di tutta la grazia. E specialmente noi che per la gloria e la misericordia di Dio siamo stati nominati vescovi, pastori e maestri delle sante Chiese di Dio, dovremmo prendere cura su di noi e per tutto il gregge sul quale il santo spirito ci ha fatti supervisori, di nutrire la Chiesa di Dio che egli ha acquistato col suo proprio sangue e di cui essi devono rendere conto. Perciò consolatevi gli uni gli altri, edificandovi reciprocamente.” “Il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in unione con Cristo perfezionerà voi…e vi consoliderà, vi irrobustirà, vi darà un fondamento.” a garanzia che tutti coloro che sono al di fuori e lontani dal santo, cattolico ed ortodosso gregge delle sue pecore razionali siano illuminati con la luce della sua grazia e riconoscano la verità.

A Lui siano per sempre la gloria ed il dominio.

Amen

Nel palazzo Patriarcale di Costantinopoli, nel mese di Agosto dell’anno di grazia 1895.

+ANTHIMOS di Costantinopoli, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+NICODEMOS di Cizico, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+PHILOTHEOS di Nicomedia, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+JEROME di Nicea, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+NATHANAEL di Prusa, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+BASIL di Smirne, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+STEPHEN di Filadelfia, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+ATHANASIOS di Lemno, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+BESSARION di Durazzo, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+DOROTEOS di Belgrado, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+NICODEMOS di Elasson, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+SOPHRONIOS di Carphatos and Cassos, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

+DIONYSIOS di Eleutheropolis, amato fratello ed intercessore in Cristo nostro Dio.

Nessun commento:

Posta un commento