Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

venerdì 30 marzo 2012

San Giovanni Crisostomo: Omelia XX sulla lettera agli Efesini (5, 22-24)

"O mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore, poiché il marito è capo della moglie, come pure Cristo è capo della chiesa, ed egli è il salvatore del suo corpo. Ma come la chiesa è sottomessa al Signore, cosi anche le mogli ai propri mariti in tutto".

La dimensione dell’unione coniugale

1. Un saggio che aveva annoverato molte cose tra le beatitudini, ha posto anche questa nel novero di una beatitudine: "Una moglie dice che va d’accordo col marito". E pure altre volte pone tra le beatitudini il fatto che una moglie viva in armonia col marito. Fin dall’origine appare che Dio ha avuto molta cura di quest’unione; e parlando di entrambi come di uno solo così diceva: "Maschio e femmina li fece"; e di nuovo: "Non c’è più né maschio né femmina". Non esiste infatti una tale appartenenza di un uomo rispetto ad un uomo quale quella della moglie rispetto al marito, quando uno vi sia congiunto come si deve. Per questo un uomo felice mostrando l’amore sovrabbondante e piangendo uno dei suoi amici ed intimi, non disse padre né madre né figlio né fratello né amico, ma che cosa? "Piombò su di me il tuo amore dice come l’amore delle donne". Realmente infatti, realmente quest’amore è più tirannico di ogni tirannide. Le altre passioni sono forti, ma questa ha la forza e l’eternità. C’è infatti un istinto nascosto nella natura ed a nostra insaputa congiunge questi corpi. Perciò fin dall’inizio dall’uomo nasce la donna e successivamente dall’uomo e dalla donna l’uomo e la donna.

mercoledì 28 marzo 2012

Vita, insegnamenti e detti del Padre Paisio del Monte Athos

da: http://www.esicasmo.it/paisios.htm

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La vita di padre Paisio

Padre Paisio, nel mondo Arsenio Eznepidis, da Farassa di Capadocia (Asia Minore), nacque il 25 luglio del 1924, nel giorno di S. Anna. Suo padre si chiamava Prodromos. Era l'intendente di Farassa e nutriva amore e venerazione per sant’Arsenio. Per questa venerazione annotava in un quaderno qualunque miracolo che vedeva o ascoltava sul santo come aiuto spirituale per se stesso e per la sua famiglia. La madre di padre Paisio si chiamava Eulampia, proveniva da una famiglia di nove fratelli e sorelle.

giovedì 22 marzo 2012

Il Calendario Giuliano–Costantiniano - Un'icona millenaria del tempo

Di Ludmila Periepolkina

Fin dalla più remota antichità, l'uomo si è inchinato di fronte al mistero del tempo, cercando di sondarlo. Il tempo gli sembrava qualcosa di profondamente ostile, che richiedeva sacrifici cruenti (come per gli Aztechi) oppure un'arena della lotta tra caos e cosmos, oppure un sogno magico (tempo del sogno) che faceva tornare al passato oscuro dei primordi totemici.

Le leggende e i miti ci portano l'eco di antiche nozioni del tempo. L'uomo temeva o deificava il tempo, impartendogli le forme più diverse: un raggio, che penetra l'oscurità; una freccia, che vola dal passato al futuro, presso quelle popolazioni che avevano concepito una prevalente concezione lineare del tempo, più comune tra i popoli pastorali che ritmavano la loro vita con la ricerca di sempre nuovi pascoli; catene, o circonferenze, specialmente presso le popolazioni agricole che vedevano la loro vita dal succedersi ciclico delle stagioni[1]. Molto spesso, il tempo era concepito come un numero; talvolta, come tra gli orfici e i celti, era rappresentato con il suono o con la musica. Così, il dio celtico, Dagda, richiamava le varie stagioni dell'anno suonando su un'arpa vivente di quercia. C'è una concezione poetica del tempo con la quale si compie qualche tentativo di risolvere la disputa tra tempo ed eternità: "La morte e il tempo regnano sulla terra: non chiamarli maestri" (Vladimir Soloviev).

Il tempo si riflette in immagini metaforiche nei miti cosmogonici, antropogenici ed eziologici [2]. L'uomo intuiva che qualcosa di molto importante era collegato con il tempo: l'inizio e la fine; la sua memoria e speranza. Il sogno di spiegare il tempo e di padroneggiarlo si riflette anche nella "macchina del tempo" della fantasia moderna, che permetterebbe di vagare liberamente in questo regno insondabile[3].

lunedì 19 marzo 2012

Breve biografia di Papa Shenuda III di Alessandria

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Papa Shenuda III, nato Nazir Jayyid Rufail (Salam, 3 agosto 1923 - Alessandria d'Egitto, 17 marzo 2012) è stato il 117° papa della Chiesa ortodossa copta e patriarca di Alessandria, dal 14 novembre 1971 alla sua morte. Il suo titolo completo era: Papa d'Alessandria e patriarca della predicazione di san Marco e di tutta l'Africa.

Laureatosi all'università del Cairo e al seminario copto ortodosso, divenne monaco assumendo il nome di Antonio il Siriano quando entrò nel monastero della Sempre-vergine Maria (la Theotokos), dove in seguito ricevette gli ordini sacri. Il suo predecessore, Cirillo VI lo propose al patriarcato quando venne ordinato vescovo per l'educazione cristiana e decano del seminario teologico dell'università copta ortodossa, dove prese il nome di sua grazia vescovo Shenuda.

sabato 17 marzo 2012

Egitto: è morto Sua Santità Papa Shenuda, patriarca della Chiesa Ortodossa Copta


(fonte: ANSAmed http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/) – IL CAIRO, 17 MAR – E’ morto stasera a 88 anni, dopo lunga malattia, il capo della Chiesa Copta d’Egitto, Papa Shenuda III. Papa Shenuda III, patriarca di San Marco e papa della chiesa copta ortodossa d’Egitto, era malato da molto tempo e l’anno scorso era stato anche alcuni mesi negli Stati Uniti per una terapia. Appena si è sparsa la notizia, un gran numero di cristiani egiziani, ma anche di musulmani, si è raccolta alla cattedrale di Abbasseya, presso la quale risiedeva papa Shenuda e dove è morto oggi pomeriggio. E’ la chiesa nella quale Giovanni Paolo II era andato in visita da lui il 24 febbraio 2000.