Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

sabato 28 aprile 2012

La Lettera di Barnaba (I o II secolo)

Tratto da I Padri apostolici, traduzione, introduzione e note a cura di Antonio Quacquarelli, Roma Città Nuova,1998

Saluto

Figli e figlie, nel nome del Signore che ci ha amati, vi saluto nella pace. Grandi e ricchi sono i decreti di Dio su di voi. Al di sopra di ogni cosa mi rallegro immensamente per le vostre anime beate e gloriose. Avete ricevuto la grazia del dono spirituale che si è così radicata in voi. Perciò ancor di più mi rallegro nella speranza di essere salvato perché vedo veramente che lo spirito della sorgente abbondante si è diffuso su di voi. Mi ha veramente colpito la vostra visita da me desiderata. Sono convinto e persuaso intimamente di ciò perché ho parlato molto con voi. Il Signore ha camminato con me nella via della giustizia e mi sento spinto anch’io a questo, ad amarvi, cioè, più della mia stessa anima. Una grande fede e amore abitano in voi nella speranza della vita. Considerando, dunque, che se mi preoccupo di parteciparvi ciò che ho ricevuto avrò ricompensa per il ministero prestato, mi sono premurato di mandarvi una breve lettera perché voi oltre la fede possiate avere una precisa conoscenza. Tre sono i precetti del Signore: speranza di vita, inizio e fine della nostra fede; giustizia, inizio e fine del giudizio; carità, testimonianza di gioia e di letizia delle opere compiute nella giustizia. Il Signore mediante i profeti ha fatto conoscere le cose passate e le presenti facendoci assaporare le future. Noi, vedendo che si realizzano una ad una le cose, come egli aveva detto, dobbiamo progredire nel suo timore nella forma più generosa e più elevata. Non come un maestro, ma come uno di voi, vi spiegherò poche cose per le quali potrete rallegrarvi nelle attuali circostanze.

martedì 24 aprile 2012

(Pseudo) Dionigi Areopagita (V o VI secolo): La Teologia Mistica

Tratto da: Ps. Dionigi Areopagita, Gerarchia celeste, Teologia mistica, Lettere, traduzione, introduzione e note a cura di Salvatore Lilla, Roma Città Nuova,1986

CAPITOLO I
Cos’è la tenebra divina

I. Trinità sovraessenziale oltremodo divina ed oltremodo buona, custode della sapienza dei Cristiani relativa a Dio, guidaci verso la cima oltremodo sconosciuta, oltremodo risplendente ed altissima dei mistici oracoli, dove i misteri semplici, assoluti ed immutabili della teologia vengono svelati nella tenebra luminosissima del silenzio che inizia all’arcano: là dove c’è più buio essa fa brillare ciò che è oltremodo risplendente, e nella sede del tutto intoccabile ed invisibile ricolma le intelligenze prive di vista di stupendi splendori. Questa sia la mia preghiera. Ma tu, o mio caro Timoteo, applicati intensamente alle mistiche visioni, metti da parte le sensazioni, le attività intellettuali, tutte le cose sensibili ed intellegibili, tutto ciò che non esiste e che esiste e per quanto puoi abbandonati senza più conoscere all’unione con ciò che è al di sopra di ogni essere e di ogni conoscenza: nel tuo abbandono incondizionato, assoluto e puro al raggio sovraessenziale della tenebra divina elimina tutto, e una volta staccatoti da tutto lasciati portare verso l’alto.

mercoledì 11 aprile 2012

Dalle Catechesi di san Cirillo di Gerusalemme

La croce sia la tua gioia anche in tempo di persecuzione

Senza dubbio ogni azione di Cristo è fonte di gloria per la Chiesa cattolica; ma la croce è la gloria delle glorie. E’ proprio questo che diceva Paolo: Lungi da me il gloriarmi se non nella croce di Cristo (cfr. Gal 6, 14). Fu certo una cosa straordinaria che quel povero cieco nato riacquistasse la vista presso la piscina di Sìloe: ma cos'è questo in paragone dei ciechi di tutto il mondo? Cosa eccezionale e fuori dell'ordine naturale che Lazzaro, morto da ben quattro giorni, ritornasse in vita. Ma questa fortuna toccò a lui e a lui soltanto. Che cosa è mai se pensiamo a tutti quelli che, sparsi nel mondo intero, erano morti per i peccati?

Stupendo fu il prodigio che moltiplicò i cinque pani fornendo il cibo a cinquemila uomini con l'abbondanza di una sorgente. Ma che cosa è questo miracolo quando pensiamo a tutti coloro che sulla faccia della terra erano tormentati dalla fame dell'ignoranza? Così pure fu degno di ammirazione il miracolo che in un attimo liberò dalla sua infermità quella donna che Satana aveva tenuta legata da ben diciotto anni. Ma anche questo che cos'è mai in confronto della liberazione di tutti noi, carichi di tante catene di peccati?