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sabato 4 maggio 2013

Il Fuoco Santo di Pasqua a Gerusalemme: un miracolo che continua

Uno dei più eccezionali miracoli che continuano ripetendosi fino al nostro tempo è la discesa del Fuoco Santo sulla Tomba del Signore a Gerusalemme nel corso del Vespro che il Grande Sabato apre la Domenica della Resurrezione. Questo miracolo è conosciuto sin dall'antichità.

A proposito del miracolo parlano già San Gregorio di Nissa (+394), San Giovanni di Damasco (+780) e lo storico della Chiesa Eusebio di Cesarea (secolo IV).

I Cattolici non hanno mai il coraggio di provare a ricevere il Fuoco sulla Tomba, ma non vogliono farne parola, anzi, fanno finta di niente. Però ci sono testimonianze antiche anche dei cattolici; ad esempio del monaco Bernardo (secolo IX) e papa Urbano II (secolo XI).

Bisogna dire che Cattolici e Ortodossi celebrano la Pasqua secondo calendari differenti e quindi in date diverse. La Chiesa Ortodossa vive secondo il calendario vecchio (Giuliano), mentre il Cattolicesimo usa lo stile nuovo (calendario Gregoriano) dal 1582. Ora, il Fuoco Santo appare soltanto alla Pasqua secondo lo stile vecchio, cioè Ortodosso.

La mattina del Sabato Santo, prima che avvenga la cerimonia della Luce Santa, ha luogo un controllo scrupoloso e completo della tomba terminato il quale essa viene sigillata con una mistura di miele e cera preparata lungo il mattino. Tale controllo avviene per escludere categoricamente la presenza di qualche oggetto nel Santo Sepolcro in grado di causare del fuoco. Dopo che la tomba viene sigillata, le autorità vi fanno aderire la cera con dei sigilli.

Ogni altra confessione cristiana che vanta dei diritti sul Santo Sepolcro ha un grande interesse nei riguardi di questa procedura. Tale interesse non è per nulla accidentale. Se per un solo anno non avviene il miracolo della Santa Luce durante l'officiatura del Patriarca Greco-Ortodosso, subentra la prima tra le confessioni con diritto di precedenza a presiedere la cerimonia al Santo Sepolcro.

Il controllo inizia alle 10 di mattina e termina un'ora dopo: alle 11. Nel corso di tale controllo gli arabi ortodossi fanno le loro rimostranze per ricordare e sostenere i diritti ortodossi. Il controllo dev'essere registrato dagli scrupolosissimi rappresentanti della santa vigilanza del Sepolcro, dagli Armeni e dalle altre confessioni.

La cerimonia della Santa Luce avviene alle ore 12 ed è costituita da tre fasi:

1) Il canto della Litania d'Intercessione;
2) L'entrata del Patriarca di Gerusalemme nel Santo Sepolcro;
3) Le invocazioni del Patriarca affinché appaia la Luce Santa.

Seguendo la tradizione, a mezzogiorno del Sabato Santo, il Patriarca Greco-Ortodosso accompagnato dal clero concelebrante e dal Patriarca Armeno entra nel Santo Sepolcro mentre le campane suonano a lutto. Prima che il Patriarca entri nel Tempio, il custode della Sacrestia del Santo Tempio ne fa uscire la lampada che arde perennemente. In questo giorno la lampada che arde perennemente viene estromessa per accendere le candele solo con la Luce Santa. Provenendo dall'interno del Tempio dell'Apostolo Giacomo, il Patriarca entra nel santuario e siede sul suo trono patriarcale. Quindi i rappresentanti di Armeni, Arabi, Copti e altri, passando dinanzi al Patriarca, lo salutano baciandogli la mano in modo d'aver diritto a ricevere la Luce Santa. Secondo le consuetudini, infatti, se essi non ossequiano il Patriarca Ortodosso, non hanno diritto a ricevere la Santa Luce dalle sue mani. Immediatamente dopo, inizia la Santa Litania d'intercessione che viene cantata per tre volte attorno al Santo Sepolcro e termina davanti ad esso. Da questo momento, gli officianti si levano in piedi.

Dopo la Litania, al Santo Sepolcro vengono tolti i sigilli, il Patriarca smette i suoi paramenti pontificali e rimane solo con la tunica bianca. Il Governatore di Gerusalemme e l'Ispettore di Polizia esaminano il Patriarca davanti a tutti in modo da assicurare i presenti che egli non abbia qualsiasi oggetto atto a trasmettere fuoco. Dopo questo controllo, il Patriarca di Gerusalemme prende delle torce spente ed entra nel Santo Sepolcro con i dignitari Armeni. Ogni lampada è spenta e non vi è nulla di acceso nel Santo Tempio e nel Santo Sepolcro.

All'interno del Santo Sepolcro il Patriarca prega inginocchiato chiedendo a Nostro Signore Gesù Cristo di trasmettere la sua Luce Santa come dono che santifichi le persone. Al momento in cui egli prega c'è un assoluto silenzio fintanto che non si avverte un sibilo accompagnato quasi simultaneamente da lampi blu e bianchi di Luce Santa che invadono tutto il luogo, come se milioni di flash fotografici lampeggiassero tutto attorno illuminando le pareti circostanti. Allora le lampade s'illuminano miracolosamente. Contemporaneamente, all'interno del Santo Sepolcro, le torce tenute dal Patriarca, che continua a pregare, s'accendono spontaneamente con la Santa Luce. La folla scoppia in forti acclamazioni mentre lacrime di gioia e di fede cadono dagli occhi dei presenti.

Per diversi minuti la Santa Luce non ha le caratteristiche del fuoco. Questo succede per il tempo in cui il Patriarca esce dal Santo Sepolcro e dona la Luce al popolo. Chiunque può toccare il fuoco delle 33 candele e non viene scottato. Dopo 33 minuti la fiamma torna ad avere caratteristiche normali.

Solo il Patriarca Greco-Ortodosso ha il privilegio, l'onore e la possibilità di fare questa cerimonia. Nel corso del tempo sono stati fatti dei tentativi da altre confessioni ma il miracolo non si è mai realizzato. Ad esempio nel 1549, secondo le cronache storiche, gli Armeni corruppero il sultano Mourat per ottenere il permesso di recarsi nella Chiesa del Santo Sepolcro per presenziare la cerimonia. Immediatamente il sultano glielo concesse. Gli Armeni, entrando nel Tempio, ne estromisero gli Ortodossi. Il Patriarca Ortodosso fu pieno di tristezza quando vide gli Armeni raccolti nella chiesa e pregò fuori all'entrata, accanto alle colonne della porta. Improvvisamente, la colonna centrale si squarciò con una profonda fenditura (visibilissima ancora oggi) e da essa si emanò la luce propagandosi lungo la via e dando fuoco alle torce del Patriarca.

Nel frattempo, l'Emiro di Agarino dal minareto dirigeva il suo sguardo verso la strada. Quando vide questi eventi gridò: "La fede dei Cristiani è grande! Il vero Dio è solo Uno, il Dio dei Cristiani! Credo a Cristo risuscitato dai morti. Mi inginocchio a Lui come mio Dio!". Dopo di ciò cadde dal minareto [per raggiungere velocemente il luogo del miracolo] e ne rimase incolume. I musulmani lo catturarono e lo decapitarono. La sua reliquia è conservata nel Monastero della Grande Vergine di Gerusalemme.

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