Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

mercoledì 23 maggio 2012

La Preghiera di Gesù

Di Pavel Evdokimov, da “La novità dello Spirito” ed. Ancora.

«Pregare incessantemente», insiste. S. Paolo, perché la preghiera è la sorgente e la forma più intima della nostra vita spirituale. La vita di preghiera, la sua densità, la sua profondità, il suo ritmo, danno la misura della nostra vita spirituale e ci rivelano a noi stessi.

In uno spirito raccolto e silenzioso sorge la vera preghiera, e l'essere è misteriosamente visitato. « L'amico dello sposo è presente e ascolta»; l'essenziale dello stato di preghiera è esattamente « farsi presente », ascoltare la presenza di Cristo. Agli inizi, la preghiera è agitata: l'uomo versa in essa tutto il contenuto psichico del suo essere; ma nella preghiera le troppe parole dissipano; mentre « è sufficiente tenere le mani alzate », dice S. Marco.

La preghiera del Signore è breve. Un eremita la iniziava al calar del sole e la terminava dicendo «amen» ai primi raggi del sole nascente. Non servono lunghi discorsi; gli spirituali si accontentavano di pronunciare il nome di Gesù, ma in questo nome contemplavano il Regno. Una grave deformazione fa della preghiera la ripetizione meccanica delle formule. Ora, secondo i maestri, non basta avere la preghiera, delle regole, delle abitudini; occorre diventare preghiera, essere preghiera incarnata, fare della propria vita una liturgia, pregare con le cose più quotidiane, vivere la storia di un operaio conciatore che parla delle tre forme di preghiera: la domanda, l'offerta e la lode, e mostra come esse diventano lo stato di preghiera e possono santificare tutti gli istanti del tempo, anche per chi non può disporne. Al mattino, frettoloso, quest'uomo semplice presentava tutti gli abitanti di Alessandria al cospetto di Dio e diceva: «Abbi pietà di noi peccatori». Lungo la giornata, durante il suo lavoro, avvertiva costantemente che tutto il suo faticare era come un'offerta: «A te, Signore!»; e la sera, tutto lieto di trovarsi ancora in vita, la sua anima non poteva che esclamare: «Gloria a te!».

È la concezione orante della vita stessa, secondo la quale il lavoro più modesto di un operaio o di una donna di casa e la creazione di un genio sono compiuti allo stesso titolo di offerta davanti al volto di Do, come un compito affidato dal Padre.
Secondo la Bibbia, il nome di Dio è una forma e un luogo della sua presenza. La «preghiera di Gesù» libera i suoi spazi e vi attira Gesù con l'invocazione incessante: « Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore». Questa preghiera del pubblicano evangelico contiene tutto il messaggio biblico: la Signoria di Gesù, la sua filiazione divina, dunque la confessione della Trinità, l'abisso della caduta che invoca l'abisso della misericordia divina.

Questa preghiera risuona incessantemente dal fondo dell'anima, prende il ritmo della respirazione, si immedesima col respiro, anche durante il sonno: «Io dormo, ma il mio cuore veglia». Gesù attratto nel cuore, è la liturgia interiorizzata e il Regno nell'anima pacificata. Il nome riempie l'uomo come suo tempio, lo trasfigura in luogo della presenza divina.
L’invocazione del nome di Gesù è alla portata di ogni uomo e in tutte le circostanze della vita; essa pone il nome come un sigillo divino su ogni cosa. S. Giovanni Crisostomo dice: « La tua casa sia una chiesa; ammira il tuo Maestro; i tuoi figli si uniscano a te in una preghiera comune ». Questa preghiera porterà davanti al Padre le ansie e le sofferenze di tutti gli uomini, le loro tristezze e le loro gioie. Ogni istante del nostro tempo trae refrigerio da questo contatto di fuoco degli spiriti in preghiera.

Nelle case dei fedeli si vede sempre l'icona collocata in alto, e nel punto dominante della preghiera essa guida lo sguardo verso l'Altissimo e l'unico necessario. La contemplazione orante attraversa per così dire l'icona e si arresta solo nel contenuto vivo e presente che essa esprime. Di una abitazione neutra, essa fa una «chiesa domestica», della vita di un fedele una liturgia interiorizzata e continua. Il visitatore, entrando, si inchina davanti all'icona, raccoglie lo sguardo di Dio, e poi saluta il padrone di casa. Prima di tutto si rende onore a Dio: l'omaggio agli uomini viene dopo. Punto di mira non è mai una decorazione; l'icona centra tutto l'interno sull'irradiazione dell'al di là che regna incontrastato. La piccola lampada davanti all'icona traduce il moto dello spirito; essere una fiamma sempre in preghiera alla presenza dell'invisibile. È la dimensione liturgica della vita spirituale.

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