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Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

sabato 12 luglio 2014

29 giugno/12 luglio: festa dei santi protocorifei degli apostoli Pietro e Paolo

San Gregorio Palamas, Omelia 28 su Pietro e Paolo

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La memoria di ciascuno dei santi, che si celebra in questo giorno di festa, è portatrice di comune gioia per popoli e città, sudditi e principi e offre grandissimo giovamento a tutti coloro che di questa festa sono partecipi. La memoria del giusto è unita alle lodi, dice Salomone, il sapiente. Quando un giusto è lodato si rallegrano i popoli. Come infatti nella notte, quando si accende una lucerna, la luce appare per il vantaggio e il godimento di tutti i presenti, così avviene per la vita di ciascuno dei santi, vita cara a Dio, per la loro morte beata e per la grazia donata da Dio a ciascuno per la purezza della sua vita.

Quando è celebrata la memoria del santo, avviene come se una fiaccola splendente offrisse a tutti coloro che sono insieme adunati letizia spirituale e giovamento. E come, quando viene sulla terra un tempo di fecondità, si rallegrano non solo i contadini, ma tutti gli uomini il godimento dei frutti della terra, infatti, è comune a tutti così anche i frutti prodotti dalla virtù dei santi rallegrano non solo colui che coltiva i1 campo delle anime, ma tutti noi, come frutti offerti a comune delizia e vantaggio delle nostre anime; poiché anche in questa vita tutti i santi, con la loro presenza, sono incitamento alla virtù per tutti coloro che li ascoltano e rivolgono ad essi il loro sguardo con intelligenza. I santi, infatti, sono immagini viventi della virtù; colonne di ogni bellezza, muovono di loro slancio verso di noi; libri viventi e parlanti che ci guidano al bene e che ci allontanano dalla vita di quaggiù attraverso la memoria delle loro virtù, immortale preservano per noi il frutto che da essi proviene. Memoria della loro santità è la lode, che noi ad essi dobbiamo per il bene arrecato con la loro vita, utile a noi e ora presente attraverso i frutti che dalla loro santità giungono a noi.

Nulla aggiungiamo alla loro felicità, quando facciamo memoria delle loro opere. Come infatti potremmo, noi che non siamo neppure capaci di farci un'idea di tutta la loro virtù? Essi furono premiati con le indicibili ricompense promesse loro da Dio, per quanto la natura permetteva di dimostrare il loro degno modo di vivere, cioè in tutto vincitore. Con le nostre lodi non accresceremo, dunque, la loro felicità, ma accresceremo il bene che da quelli giunge a noi, se tenderemo verso di loro come a lucerne accese di luce divina e se cercheremo di comprendere e di accogliere sempre più il dono di bellezza che da loro giunge a noi. E se la memoria di ciascuno dei santi è compiuta da noi con inni e lodi convenienti, quanto più non sarà celebrata la memoria dei santi Pietro e Paolo, la vetta più alta del sublime coro degli apostoli? Essi sono padri comuni e guide di tutti coloro che sono chiamati da Cristo, degli apostoli, dei martiri, dei santi, dei sacerdoti, dei sommi sacerdoti, dei pastori e dei maestri; sono come sommi pastori di chi è condotto al pascolo e di chi è ammaestrato, costruttori della pietà e della virtù di tutti quanti e, come astri nel mondo, tengono alta la parola di vita e di tanto superano nel loro fulgore coloro che brillano per vita di fede e virtù, quanto il sole supera le altre stelle o come i cieli dei cieli che narrano la gloria dell'altissimo Dio; e di tanto superano l'immensità dei cieli, la bellezza degli astri, la velocità di entrambi, e il loro ordine e la loro potenza, quanto fanno luce sulle cose sensibili indirizzandole alle verità che sovrastano il cielo e il cosmo.

Essi emanano una luce in cui non è variazione né ombra di cambiamento, e non solo ci conducono dalla tenebra a questa mirabile luce, ma anche ci fanno partecipi della luce, figli di quella luce perfetta; ciascuno di essi, quando sarà il tempo della venuta e della manifestazione del principe della luce, il Verbo uomo-Dio, brillerà come il sole. Tali astri, sorti insieme oggi per noi, illuminano la chiesa; la loro unione produce non eclissi, ma sovrabbondanza di luce. Non accade che l'uno si muova nelle altezze, mentre l'altro sta sotto, in modo che chi sta sotto oscura l'altro; né che l'uno compia la sua orbita di giorno, l'altro di notte, in modo che, muovendo all'inverso, si inabissi nell'ombra; e neppure che l'uno emetta la luce e l'altro la riceva dal primo, in modo da essere soggetto a mutamento per effetto di quello, ricevendo ora l'uno ora l'altro l'illuminazione a seconda della distanza; ma entrambi partecipano in egual misura di Cristo, fonte perenne della perenne luce, uguale possiedono l'altezza, la gloria, lo splendore. Reciproca è quindi l'unione di queste luci, e duplice chiarore fornisce alle anime dei credenti.

Ma colui che primo si ribellò e fece ribellare a Dio il primo uomo, vedendo che colui che aveva plasmato Adamo, padre del genere umano, stava plasmando Pietro, padre della stirpe dei veri adoratori di Dio, e non solo vedendo, ma anche udendo che Dio gli diceva: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa il principe del male, con la sua invidiosa perversità, tendeva insidie anche a Pietro, il capo della stirpe dei fedeli a Dio, come aveva fatto un tempo con Adamo, il capo della stirpe degli uomini. Sapeva che Pietro era dotato di intelletto e infiammato d'amore per Cristo e non osò attaccarlo di fronte, ma come di traverso, dal fianco destro, con inganno furtivo si apprestava a scatenarlo contro il suo dovere. E, al tempo della passione che fu nostra salvezza, quando il Signore disse ai discepoli: Voi tutti in questa notte vi scandalizzerete di me, egli non credette e si oppose a queste parole, dicendo: Anche se tutti si scandalizzeranno, io non mi scandalizzerò. Egli prese le distanze dagli altri, tratto in inganno dalla presunzione; e così, umiliato più degli altri, quando venne il tempo, apparve più luminoso degli altri, e non avvenne a lui come ad Adamo che, tentato, fu vinto e trascinato in basso fino alla fine, ma tentato, fu trascinato per un poco e alla fine vinse il tentatore. Come? Col suo immediato rimorso, col suo grande dolore e pentimento, e con le lacrime, rimedio efficace per placare Dio. Sta scritto: Dio non disprezzerà un cuore contrito e umiliato. La tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile, che è fonte di salvezza, e: Chi semina nelle lacrime, nella letizia mieterà il perdono.

Riflettendo si potrebbe vedere che Pietro non solo pose un rimedio adeguato al rinnegamento, nel quale era stato trascinato, convertendosi e dando prova di un profondo dolore, ma anche sradicò dal suo cuore quella passione da cui, più degli altri, era stato vinto. Il Signore, volendo mostrare questo a tutti, dopo aver sofferto nel suo corpo la passione per noi e dopo essere risuscitato al terzo giorno, rivolse a Pietro le parole che oggi abbiamo letto nell'evangelo: "Simone figlio di Giovanni, mi ami più di costoro, cioè, dei miei discepoli?". Osserva la sua conversione a un'umiltà più grande del suo peccato; prima, anche senza essere interrogato, anteponendosi agli altri, aveva detto: Anche se tutti si scandalizzeranno, io non mi scandalizzerò"; ora, interrogato se amasse il Signore più degli altri, ammetteva di amarlo, ma non diceva di amarlo di più: Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene". E allora il Signore, dopo aver dimostrato che Pietro non si era allontanato dall'amore per lui e si era umiliato, adempie palesemente la promessa che da molto tempo gli aveva fatto, e gli dice: Pasci i miei agnelli. E quando definisce "edificazione" l'adunanza di coloro che credono in lui, promette che stabilirà Pietro come fondamento, dicendo: Tu sei Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia chiesa. E quando il discorso passa alla pesca, lo fa pescatore di uomini, dicendo: D'ora in poi sarai pescatore di uomini. E quando chiama "gregge" i suoi, ne fa pastore Pietro, dicendo: Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.

È tempo di considerare, fratelli, quanto il Signore desideri la nostra salvezza: a un punto tale da richiedere a coloro che lo amano null'altro se non di guidarli al pascolo e all'ovile della salvezza. Cerchiamo di provare anche noi desiderio della nostra salvezza, e prestiamo ascolto a coloro che, con i fatti e le parole, ci guidano ad essa. È necessario che ciascuno di noi bussi alla porta che conduce alla salvezza, ed è subito presente la guida, preparata dal Salvatore di tutti, colui che ci conduce alla salvezza, prontissimo per la sovrabbondanza del suo amore per gli uomini, spontaneamente venuto, o, meglio, spontaneamente invitatosi. Tre volte lo interroga il Signore, perché, con la triplice risposta, Pietro faccia la sua bella confessione e attraverso la triplice confessione guarisca il triplice rinnegamento; e per tre volte lo pone a capo dei suoi agnelli e delle sue pecore, affidando a Pietro i tre ordini di coloro che devono essere salvati, i servi, i mercenari, i figli, ovvero la verginità, la vedovanza casta, il matrimonio secondo la legge.

Ma Pietro, più e più volte interrogato se amasse Cristo, si addolorò per le numerose domande, pensando di non essere creduto. Sapeva infatti di amare Cristo, e neppure ignorava che colui che lo interrogava lo conosceva più di quanto egli stesso si conoscesse; stretto da ogni parte, non solo dichiarava di volergli bene, ma proclamò che quello a cui voleva bene era il Dio di tutte le cose, dicendo: Tu, Signore, sai tutto, tu sai che ti voglio bene; il sapere ogni cosa, infatti, appartiene soltanto al Dio dell'universo. E il Signore, non solo elegge pastore, e pastore sommo di tutta la sua chiesa colui che dal profondo del suo cuore aveva fatto questa confessione, ma gli promette che lo cingerà di tanta forza da renderlo capace di resistere fino alla morte, e alla morte di croce; e sì che prima dell'infusione di questa forza Pietro non era stato in grado di reggere alla domanda e alla chiacchiera di una giovinetta . Così disse a Pietro il Signore: In verità, in verità ti dico: quando eri giovane, ti cingevi della giovinezza del corpo e dello spirito, cioè ti potevi valere della tua forza, e andavi dove volevi, ti muovevi da te e vivevi secondo le scelte della tua natura, ma quando sarai vecchio, giunto all'estremo dell'età fisica e spirituale, stenderai le tue mani - e con queste parole voleva sottintendere la morte di croce e testimoniava che non contro il suo volere Pietro avrebbe accettato di essere steso sulla croce stenderai le tue mani, e un altro ti cingerà, cioè ti darà forza, e ti condurrà dove tu non vuoi, allontanandoti dalla vita degli uomini. La natura infatti non vuole dissolversi nella morte; con queste parole dimostra la disposizione della nostra natura verso la vita e insieme la capacità di Pietro di sottoporsi a un martirio che supera le forze della natura. Dice il Signore: "Sopporterai volentieri quelle sofferenze per me, da me rafforzato a darmi testimonianza, poiché la natura non è fatta per sopportare con le sue forze quanto è superiore ad essa".

Tale dunque è Pietro, ed è conosciuto da pochi. E che dire di Paolo? Quale, o piuttosto, quali e quante lingue saranno in grado di mostrare, anche in misura modesta, la sua perseveranza per Cristo fino alla morte? Lui che ogni giorno moriva, o, meglio, come morto viveva, non più vivo, come egli stesso dice, ma avendo in sé il Cristo vivente . Per l'amore di Cristo non solo riteneva tutto una perdita , ma anche la vita futura egli poneva al secondo posto confrontandola con Cristo. Dice: Sono convinto che né morte, né vita, né il presente, né il futuro, né altezza, né abisso potranno separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù. Aveva per Dio una passione tale da appassionare anche noi dell'amore di Dio. E a chi sarà inferiore, se non a Pietro solo, di tutti i suoi pari? Quale fu nell'umiltà, ascoltalo quando dice di sé: lo sono il minimo fra gli apostoli, non sono neppure degno di essere chiamato apostolo. E dal momento che Paolo è uguale a Pietro nella confessione, nella passione, nell'umiltà, nell'amore, non ottenne forse i medesimi premi da parte di colui che tutto pesa e misura con somma giustizia? E come può essere questo? A Pietro Cristo dice: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa ; e di Paolo così parla ad Anania: Questi è il mio vaso di elezione, che porterà il mio nome davanti alle genti e ai re. Quale nome? Certamente quello che per noi è stato chiamato "chiesa di Cristo", che Pietro sostiene come fondamento. Vedete dunque quanto grande sia l'uguale splendore e onore di Pietro e di Paolo, e come da entrambi sia sostenuta la chiesa di Cristo? Per questo anche la chiesa ora tributa ad essi un solo e identico onore, celebrandoli entrambi con reciproca lode nella festa di oggi.

Ma noi, che abbiamo visto il loro sviamento, cerchiamo di imitare il loro ritorno, se non nel resto, almeno nella loro correzione attraverso l'umiltà e la penitenza. Infatti le loro altre opere, grandi e sublimi, si addicono ai grandi e dai grandi possono essere imitate, e ve ne sono alcune che non possono essere imitate da tutti; ma la correzione attraverso la penitenza si addice a noi più che a quelli, a noi, con le nostre cadute quotidiane, che da null'altro abbiamo speranza di salvezza, se non la conseguiamo mediante un'ininterrotta penitenza. Alla penitenza ci guida il riconoscimento delle nostre cadute, punto di partenza per ottenere la misericordia. Dice a Dio il salmista profeta: Pietà di me, poiché io riconosco il mio peccato e, riconoscendo il proprio peccato, attirò a sé la misericordia e, confessando e biasimando se stesso, ottenne la completa remissione dei peccati. Ho detto dice il profeta confesserò al Signore contro di me il mio peccato, e tu hai perdonato l'empietà del mio cuore. Al riconoscimento dei propri peccati consegue la condanna di sé; a questa il dolore per i peccati, che Paolo definì secondo Dio. E a questo dolore secondo Dio naturalmente consegue la confessione a Dio con cuore contrito, la supplica e la promessa di tenersi per l'avvenire lontani dal male: questo è la penitenza.

Per questo Manasse fu liberato dalla condanna per i suoi peccati, sebbene fosse caduto nell'abisso di numerose e gravi cadute, e in esse fosse stato sballottato per una lunga serie di anni. E a David il Signore non solo condonò il peccato, per la sua penitenza, ma non gli tolse il dono della profezia. Con la penitenza anche Pietro non solo si risollevò dalla caduta e ottenne il perdono, ma gli fu assegnato il principato nella chiesa di Cristo. E anche Paolo troverai che si adoperò per questa, egli che, dopo la conversione e l'avanzamento, raggiunse una familiarità con Dio superiore agli altri; la penitenza infatti, se nasce sincera dal cuore, convince il penitente a non commettere più peccati, a non attaccarsi agli uomini corrotti, a non rimanere incantato di fronte ai piaceri non buoni, ma a disprezzare i beni presenti, aspettare i futuri, lottare contro le passioni, tendere alle virtù, conservare il dominio su tutto, vegliare nelle preghiere rivolte a Dio, astenersi dal guadagno ingiusto, essere misericordioso con quelli che peccano contro di lui, clemente verso chi lo supplica, prontissimo ad aiutare come può, con parole, opere, denaro chi ha bisogno del suo aiuto; egli si piega col cuore verso tutti, per acquistare amore con l'amore, ottenere da Dio la ricompensa per il suo amore verso il prossimo, attirare su di sé la divina benevolenza, e conseguire l'eterna misericordia, la benedizione e la grazia di Dio che attraversa i secoli. A tutti noi sia dato di ottenere questi doni per l'amore dell'unigenito Figlio di Dio, al quale si addice gloria, potenza, onore e adorazione insieme con il Padre senza principio e allo Spirito santissimo, buono e datore di vita, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

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