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lunedì 2 luglio 2012

La rivelazione miracolosa dell’icona della Resurrezione e delle Dodici Feste

Breve storia di un’antica icona (probabilmente del XVII secolo), che si è rivelata miracolosamente il 20 ottobre 1935

Icone_de_la_Resurrection

Una parrocchiana, di nome N., della chiesa di Asnières notò un giorno una tavola con la quale alcuni bambini stavano giocando, rigandola e trafiggendola di chiodi. La forma e l’aspetto della tavola facevano pensare a un’icona, sicché N. la prese in consegna e la portò in chiesa. La tavola-icona, nera e indecifrabile, fu affidata ad un iconografo-restauratore che non poté fare nulla per rimetterla in sesto. Alla fine venne collocata nel presbiterio, con buona pace di N., che chiamava quest’icona martire, dal momento che «essa portava, come nostro Signore, il segno dei chiodi».

Nel 1935 l’icona venne portata nella cappella di una piccola comunità monastica a Rozay en Brie. Le sorelle decisero di affiggerla a una parete poco illuminata affinché passasse inosservata, dal momento che non poteva essere venerata a causa del suo stato di illeggibilità. Il Metropolita Evlogij era atteso il 20 ottobre 1935 per la benedizione della nuova cappella. Il mattino di quel giorno le suore, intente nei preparativi, furono testimoni del miracolo. N., colei che aveva recuperato l’icona, scese nella cappella e trovò l’icona splendente in tutta la sua bellezza, pienamente leggibile nei suoi dettagli e nei suoi colori: si rivelava essere un’icona della Resurrezione e delle Dodici grandi Feste dell’anno liturgico.

L’icona era meravigliosa e sembrava vivere di una luce che proveniva dall’interno; successivamente i graffi si coprirono con un filetto d’oro, allo stesso modo in cui guariscono le ferite di un corpo umano. Il dettaglio più trascurabile appariva chiaramente: si potevano, ad esempio, contare i peli della coda del puledro d’asina sul quale Cristo entrava in Gerusalemme. Appreso del miracolo il metropolita Evlogij e i suoi sacerdoti decisero di dedicare la chiesa alla Resurrezione di Cristo. La comunità di Rozay en Brie fu chiusa nel 1972 e l’icona fu solennemente riportata a Asnières, dov’è venerata ancora oggi.

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