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mercoledì 4 luglio 2012

L’icona “Il Roveto ardente”

L'icona della Madre di Dio detta "Roveto ardente" deve il suo nome al miracolo testimoniato da Mosè stesso nel vecchio testamento. Nel III capitolo dell'Esodo, Dio chiama Mosè sul monte Oreb, dal mezzo di un cespuglio che bruciava a fuoco vivo, ma senza consumarsi egli ode la voce di Dio che gli comunica l'incarico di salvare gli Ebrei dalla schiavitù in Egitto. In quella occasione Dio confida a Mosè il suo nome: "Io sono Colui che sono" (Esodo 3, 14).

La Chiesa rifacendosi alla tradizione dei Santi Padri ed ai suoi Concili Ecumenici, ritiene che le fiamme che Mosè vide erano di fatto la Gloria di Dio fattasi luce, e preannunciatrice della Trasfigurazione di Gesù; ecco perché il cespuglio non si poteva mai consumare. Dio concesse a Mosè di vedere la sua Gloria, che come la sua essenza stessa è eterna, quindi non consumabile. Quando Dio parlò a Mosè, questi udì la Parola del Verbo (Logos) prima ancora dell'incarnazione. La visione della gloria di Dio, come luce in questa vita come nella prossima coincide con il fatto salvifico stesso. Il miracolo del Cespuglio ardente consiste quindi in una prefigurazione della nascita di Gesù dalla Vergine Maria. La Vergine diede alla luce il Cristo pur rimanendo tale, esattamente come il cespuglio che brucia ma non si consuma.

La tradizione cristiana ha dato del fenomeno del Roveto più di una spiegazione. L'interpretazione più comune e costante si presenta in chiave cristologica e mariana. Ravvisando nel fuoco il simbolo della divinità e nel Roveto il simbolo dell’umanità, si è letto nel fenomeno una prefigurazione dell'Incarnazione di Cristo per mezzo di Maria. Maria stessa, strumento e luogo dell'Incarnazione, non solo non fu annientata per il tremendo impatto [con la divinità], ma conservò anche la sua verginità intatta.

A partire da secolo V, i Padri greci hanno interpretato il roveto ardente come una prefigurazione della Madre di Dio. La liturgia bizantina vi vede una fulgida profezia della concezione verginale di Gesù. “Mosè ti prefigurò come il roveto ardente del Sinai. Tu ricevesti, senza essere consumata, il fuoco insostenibile dell’essenza divina, che unisce un’ipostasi divina alla fragilità della carne”. Il Roveto così divenne un simbolo e un nome della Theotokos.

Dai numerosi Padri che hanno commentato il tema, diamo qui il seguente di Esichio di Gerusalemme (+ 451) il quale, nella sua seconda "Omelia sulla Madre di Dio", così commenta: "A te, o Vergine, i Profeti dispensarono lodi; ed ognuno ti ha chiamato Portatrice di Dio. Uno ti disse Verga di Jesse; un altro ti paragonò al Roveto che arde e non si consuma, alludendo in tal modo alla carne dell'Unigenito ed alla Vergine Madre di Dio: bruciava ma non si consumava, poiché partorì, ma non aprì il grembo; concepì ma non contaminò il seno; diede alla luce il bimbo, ma lasciò sigillato l'utero; somministrò il latte, e conservò intatte le mammelle; portava il fanciullo, ma non divenne sposa; crebbe il figlio, ma non v'era padre...".

La Liturgia torna spesso sul tema del Roveto, simbolo e nome della Tuttasanta, come si può notare nei seguenti testi:

L'ombra della legge si è dileguata alla venuta della grazia:

come difatti il roveto ardeva e non si consumava,

così vergine hai partorito e vergine sei rimasta;

invece della colonna di fuoco, si è alzato il Sole di giustizia;

al posto di Mosè, Cristo, salvezza delle nostre anime.

Il roveto che Mosè contemplò sul Sinai,

raffigurava te, o Vergine santa;

il roveto difatti era simbolo del tuo santo corpo,

i rami che non si consumavano della tua verginità;

ed il fuoco del roveto Dio che in te ha preso dimora.

Grande è la gloria della tua verginità,

o Maria, o Vergine perfetta.

Tu hai trovato grazia, il Signore è con te.

Tu sei la scala che vide Giacobbe,

fissata sulla terra ed elevata sino al cielo,

per la quale gli Angeli salivano e scendevano.

Tu sei il rovo che vide Mosè:

era pieno di fuoco e non bruciava.

Infatti il Figlio di Dio venne e scese nel tuo seno,

e il fuoco della sua divinità non bruciò il tuo corpo.

Tu sei il roveto visto da Mosè in mezzo alle fiamme

e che non si consumava, il quale è il Figlio del Signore.

Egli venne e abitò nelle tue viscere

e il fuoco della sua divinità non consumò la tua carne.

Il Patriarca di Antiochia Severo, (VI secolo), dopo aver detto che "il grembo di Maria è come il roveto nel quale discende il fuoco teofanico e nel quale Dio si rende presente e sperimentabile a Mosè", così aggiunge: "Quando volgo lo sguardo alla Vergine Madre di Dio e tento di abbozzare un semplice pensiero su di lei, fin dall’inizio mi sembra di udire una voce che viene da Dio e che mi grida all’orecchio: ‘Non accostarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo dove stai è terra santa!... Avvicinarsi a lei è come avvicinarsi a una terra santa e raggiungere il Cielo’ ".

Il tema del "Roveto ardente" non poteva non tentare gli artisti che lo hanno raffigurato in miniature su libri, in affreschi su muri di chiese e monasteri, e su icone portatili in legno. Le icone più antiche si ritrovano nel Monastero di Santa Caterina nel Sinai e risalgono ai secoli XII-XIV. Dal Sinai il tema si è diffuso nei diversi Paesi di tradizione ortodossa e anche in Occidente.

In Oriente si possono distinguere due tipi principali: greco il primo, russo e slavo il secondo. Il tema greco riflette più da vicino il racconto dell'Esodo. Vi figura sempre Mosè che su ordine dell'Angelo si toglie i sandali; di fronte a lui è raffigurato il Roveto che brucia; in mezzo, o alla sommità, si vede Maria in busto o a pieno corpo con il Bambino in grembo: questo tipo iconografico della Madonna è quello detto della "Platytéra" [= più vasta dei Cieli]; quando il Bambino è circondato da un cerchio, il tipo è quello della Madonna del Segno.

Una delle prime raffigurazioni della Madre di Dio, originarie del Monastero di Santa Caterina sul Sinai, rappresenta la Madonna come un "Roveto ardente", la mostra nel mezzo di un cespuglio ardente mentre sorregge il suo divino Figlio. Mose è raffigurato in un angolo mentre si toglie i sandali, perché il posto ove si trova è sacro. (Esodo 3, 5). Molte icone contengono una rappresentazione stilizzata del cespuglio riassunta da due rombi sovrapposti, il primo rosso rappresentante il fuoco, il secondo verde rappresentate il cespuglio, in modo da formare una stella ad otto punte (noto simbolo mariano).

La Theotokos è dipinta al centro della stella. Nei quattro angoli del rombo verde trovano posto i simboli quattro evangelisti: un uomo per San Matteo, un leone per San Marco, un bue per San Luca ed un'aquila per San Giovanni. Questi simboli derivano da Ezechiele 1, 10 e da Apocalisse 4, 7. Nel rombo rosso trovano posto quattro arcangeli. Con il passare del tempo la struttura del disegno dell'icona è divenuta via via più complessa, fino a mostrare Mosè e il cespuglio ardente, Isaia e i Serafini con i carboni ardenti (Is. 6, 7), Ezechiele e la porta attraverso la quale solo il Signore può entrare (Ez. 44, 2) e Giacobbe con la scala (Gen. 28, 12). In queste raffigurazioni la Madre di Dio viene presentata mentre regge la scala di Giacobbe che porta dalla terra al Cielo. Spesso al centro dell'icona, nel lato basso, viene mostrata anche la radice di Jesse (Isaia 11, 1).

C'è un'antica storia sul fuoco che consumò diverse costruzioni di legno. Durante un incendio una anziana signora, legata alla sua casa ed ai suoi ricordi, non voleva abbandonare l'edificio ormai pericolante e con fede si pose di fronte alla sua casa reggendo in mano una icona del "Roveto ardente". Capitò che un testimone si trovasse proprio li in quel momento e vedendo la grande fede della donna si meravigliò profondamente. Il giorno dopo ritornò nello stesso posto e con grande meraviglia notò che la casa della donna era stata risparmiata del tutto dal fuoco, mentre tutte le altre attorno erano completamente distrutte. Questo spiega perché la Madre di Dio, attraverso la sua Icona del "Roveto ardente", viene considerata la protettrice delle case dagli incendi. Titolo molto importante in un periodo storico in cui moltissime case erano di legno e le une addossate alle altre!

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