Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

venerdì 26 ottobre 2012

I messaggi dell'Iconografia bizantina nell'Europa Cristiana contemporanea

Di Constantinos Charalampidis, da: Orientamento Spirituale dell'Europa. Edizioni KYROMANOS, Thessaloniki, 1997.

Ogni arte cela un suo ed esclusivo messaggio, naturalmente incomprensibile se non se ne conosce il codice silenzioso e mistico, che sono poi le linee, i colori e i volumi. Tentare di leggere un' opera d'arte e, nel nostro caso, un oggetto artistico appartenente storicamente e cronologicamente al mondo bizantino è quanto dobbiamo fare.

I pensieri ed i sentimenti dei bizantini sono impressi nelle opere dell'architettura, della pittura, della scultura e nei piccoli oggetti d' arte che si collocano in un amplissimo arco cronologico che va dai primi secoli del cristianesimo fino al 1453, alla caduta cioè di Costantinopoli sotto la dominazione turca. 

L'arte bizantina, oltre a dilettare lo spettatore con i suoi capolavori, provoca e invita, attraverso il prisma di una visione spirituale-metafisica, ad una considerazione soprannaturale dei suoi eterni valori. Bisanzio, che continuò la tradizione come baluardo dell'arte antica, assimilò e descrisse in nuove forme rappresentative il mondo degli eletti dello spirito, costituiti dai santi e dai beati della Chiesa cristiana. La «colonizzazione» artistica dell'arte bizantina nell' Europa occidentale ha segnato il rinnovamento e la rivitalizzazione dell'arte europea. L'evoluzione artistica in Europa dunque si compì grazie all' influenza antropocentrica e cristocentrica della tradizione iconografica bizantina. L'arte bizantina, in altre parole, sia proponendo i suoi prototipi artistici sia offrendo esempi fortemente influenzati dall' antichità classica, realizzò il rinnovamento e favorì l'evoluzione artistica in Europa. Per sé Bisanzio riuscì a consolidare teologicamente e artisticamente il dogma del culto delle immagini e a dare soluzioni definitive a tutte le altre eresie cristologiche-spirituali da una parte, a porsi come Magistra Europae per la civiltà occidentale dall'altra.

Quando parliamo dell'arte di Bisanzio, ci riferiamo soprattutto alla capitale, a Costantinopoli cioè, nella quale fiorì l'arte imperiale e prosperarono i grandi laboratori di architetti e pittori che accettavano in tutto il mondo bizantino ordinazioni per la realizzazione di templi, delle chiese di monasteri, di mosaici e di affreschi. Il ruolo direttivo della capitale si realizzò grazie alla sua ecumenicità sovranazionale su tutti i popoli vicini e meno, svelando un'antica arte benedetta dell'ecumene. I popoli vicini ma anche l'Occidente furono colpiti dalla bellezza spirituale, dalla perfezione espressiva, dalla certezza metafisica, dalla pienezza dogmatica e dalla funzionalità sacrale dell'arte bizantina. Erano i messaggi e gli immutabili valori che esprimevano quotidianamente i luoghi di culto interamente affrescati dei bizantini. Inoltre la sacralità orientale delle forme, la qualità didattica dei programmi iconografici, la narratività classica delle narrazioni bibliche e la loro importanza educativa rappresentavano i segni caratteristici attraverso i quali si compiva la trasfigurazione spirituale dei fedeli.

sabato 20 ottobre 2012

San Gregorio Sinaita: scritti sulla preghiera

Originario dell'Asia Minore, la sua vita fu per lungo tempo un seguito di peregrinazioni che lo condussero da Clazomene a Laodicea, a Cipro, al monte Sinai da dove prese il soprannome. Visse nella prima metà del quattordicesimo secolo. Andato a visitare il Monte Athos portò lì la buona novella reclutando qualche discepolo tra cui il suo futuro biografo Callisto, più tardi vescovo di Costantinopoli. Insegnò a tutti i monaci dell'Athos la sobrietà, la custodia della mente, l'orazione mentale.

L'instabilità politica e l'insicurezza del luogo lo costrinsero a nuovi spostamenti. Dopo una prima permanenza in Bulgaria, nella solitaria Parorea, ritornò più tardi per stabilirvisi e morirvi. La Filocalia contiene cinque scritti di Gregorio: un Acrostico sui comandamenti di carattere piuttosto speculativo, alcuni Capitoli diversi e Tre opuscoli molto simili, sulla vita esicasta.

Per Gregorio la vita spirituale consiste nel recuperare, o meglio riscoprire l'"energia" battesimale. Si può riuscirvi attraverso diverse vie. La più breve è quella della preghiera dello spirito: preghiera di Gesù accompagnata dalla tecnica respiratoria. Gregorio, senza dilungarsi molto sul ritmo della respirazione, precisa più di altri l'utilizzo di tale invocazione, allude ad un certo dolore fisico conseguente al metodo, ed espone più dettagliatamente i suoi effetti psicologici: calore, gioia, etc.... Tuttavia in un passo sottolinea con decisione il carattere strettamente relativo della tecnica stessa.

Nutrito della dottrina di Climaco e di Simeone il Nuovo Teologo, Gregorio domina tutta la restaurazione esicasta del XIII-XIV secolo. Tutta la sua vita fu consacrata all'orazione esicasta e alla sua diffusione. I suoi scritti sono divenuti, in Oriente, preghiera del cuore.

sabato 6 ottobre 2012

Dalla "Lettera agli Efesini" di Sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire

Procurate di riunirvi più frequentemente per il rendimento di grazie e per la lode a Dio. Quando vi radunate spesso, le forze di Satana sono annientate ed il male da lui prodotto viene distrutto nella concordia della vostra fede. Nulla è più prezioso della pace, che disarma ogni nemico terrestre e spirituale. Nessuna di queste verità vi rimarrà nascosta se saranno perfetti la vostra fede e il vostro amore per Gesù Cristo. Queste due virtù sono il principio e il fine della vita: la fede è il principio, l'amore il fine. L'unione di tutte e due è Dio stesso, e le altre virtù che conducono l'uomo alla perfezione ne sono una conseguenza.

Chi professa la fede non commette il peccato e chi possiede l'amore non può odiare. "Dal frutto si conosce l'albero" (Mt 12, 33): così quelli che fanno professione di appartenere a Cristo si riconosceranno dalle loro opere. Ora non si tratta di fare una professione di fede a parole, ma di perseverare nella pratica della fede fino alla fine.

E’ meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo. E’ cosa buona insegnare, se chi parla pratica ciò che insegna. Uno solo è il maestro, il quale " parla e tutto è fatto " (Sal 32, 9), e anche le opere che egli fece nel silenzio sono degne del Padre. Chi possiede veramente la parola di Gesù è in grado di capire anche il suo silenzio e di giungere così alla perfezione. Egli con la sua parola opererà e con il suo silenzio si farà conoscere. Nulla è nascosto al Signore, anche i nostri segreti sono davanti al suo sguardo. Facciamo dunque ogni cosa nella consapevolezza che egli abita in noi, perché possiamo essere suo tempio e perché egli in noi sia il nostro Dio. Così è di fatto e lo vedremo con i nostri occhi se giustamente lo amiamo.

Non illudetevi, fratelli miei, coloro che corrompono le famiglie non erediteranno il regno di Dio (cfr. 1 Cor 6, 9-10). Se coloro che così fecero secondo la carne furono puniti con la morte, quanto più non dovrà essere punito colui che con perversa dottrina corrompe la fede divina, per la quale Gesù Cristo è stato crocifisso? Un uomo macchiatosi di un tale delitto andrà nel fuoco inestinguibile, e così pure chi lo ascolta.

Il Signore ha ricevuto sul suo capo un'unzione preziosa, perché si diffondesse nella sua Chiesa il profumo dell'immortalità. Guardatevi dunque dalle pestifere esalazioni del principe di questo mondo, cioè dai suoi errori, perché non vi trascini in schiavitù, lontano dalla vita che vi aspetta. Perché non diventiamo tutti saggi, ricevendo la conoscenza di Dio, che è Gesù Cristo? Perché corriamo stoltamente alla rovina, per l'ignoranza del dono che il 'Signore ci ha benignamente concesso? Il mio spirito non è che un nulla, ma è associato alla croce, la quale se è scandalo per gli increduli, per noi invece è salvezza e virtù eterna (cfr. 1 Cor 1, 20-23).