Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

domenica 24 febbraio 2013

La nozione biblica della luce

Pavel Evdokimov, da Il roveto che arde, Milano 2007, 56-69

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La Chiesa d'Oriente si è legata in modo del tutto particolare a questo tema mettendo insieme un tesoro immenso proprio riguardo al tema della luce interiore – vita illuminativa – dell'esperienza mistica.

Tradizione liturgica

La seconda settimana della Grande Quaresima porta il titolo, appunto, di settimana della Luce e, in consonanza con questo nome, la Chiesa prega il Signore di "far risplendere la santificazione". Così il tempo di quaresima, nel suo intento ascetico, ricco in modo del tutto particolare di insegnamento liturgico, si volge decisamente verso il fine stesso della vita che è indicato proprio in termini di luce. Il testo che si legge alla domenica, tratto dalla prima lettera di san Pietro, prepara già all'iniziazione:

E fu rivelato ai profeti che non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo nello Spirito Santo mandato dal cielo: cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo (1Pt 1,12).

martedì 19 febbraio 2013

La donna e la Parola

Un'interessante riflessione sul modo spirituale di essere (e sul modo di essere spirituale) della donna.

Di Pavel Evdokimov

Da “Catéchèse” n. 16 (1964) Centre National de l’Enseignement Religieux.

La presente riflessione si ispira a nozioni antropologiche desunte dalla Bibbia, al pensiero patristico e alla spiritualità, detta orientale, della Chiesa Ortodossa. Secondo l'immagine luminosa di S. Paolo, la Chiesa, “Corpo intero, ben coerente e fortemente unito da tutte le giunture che fanno comunicare le sue parti, trae il suo accrescimento secondo la forza data a ciascuna di esse” (Ef. 4, 16). Il contesto di questo versetto parla chiaramente dei carismi, dei doni che ciascuno riceve per essere a servizio di tutta la Chiesa, nella quale ciascuno è complementare agli altri. La realtà carismatica di ogni persona è dunque essenziale per il nostro tema.

Nella storia, la rottura dell'equilibrio delle componenti umane dà facilmente luogo al formularsi di false questioni. Così è della “questione femminile”: quando l'uomo la pone senza porre la propria, si isola in se stesso, si separa dalle sorgenti limpide della vita, denuncia il suo artificio e si dimostra irrealista.

In un mondo essenzialmente maschilista, in cui tutto è posto sotto il segno del patriarcato, l'uomo, armato della sua ragione, razionalizza l'essere e l'esistenza, perde i suoi collegamenti cosmici con il cielo e con la natura, e anche con la donna, in quanto mistero complementare del proprio essere. Eliminando la metafisica e la mistica che lo mettono a disagio scivolando verso astrazioni cerebrali, l'uomo vede chiudersi davanti a lui la dimensione della profondità, quella dello Spirito Santo. Egli traccia le grandi strade della civiltà, ben calcolate, dove il posto della donna deve essere quello di un essere inferiore.

Per istinto di autodifesa egocentrica, l'uomo incatena la donna come una potenza malefica, perenne minaccia alla sua libertà. Questa resterà sottomessa al potere supremo del capo, all'autorità indiscutibile dell'uomo. Il principio solare, la chiarezza, è l'uomo. “I1 principio buono crea l'ordine, la luce, l'uomo; il principio cattivo crea il caos, le tenebre, la donna”, enuncia una sentenza pitagorica.

L'uomo cerca di affermarsi superando ciò che lo limita. Ora, ogni donna è un limite, perché è “altra”, e pone l'alterità; l'uomo vede in essa una prigione che restringe i suoi orizzonti e limita il suo spirito.

La coscienza collettiva esprime miti menzogneri, alle donne cristiane di oggi si applicano ancora prescrizioni rituali stabilite all'epoca rabbinica, nella quale risuonava la preghiera: “Benedetto sii tu, Adonai, che non mi hai creato donna”. Il complesso di Adamo - quanto “maschile!” - si rifugia in quelle parole: “La donna mi ha dato il frutto dell'albero...”. La rivoluzione operata dal Vangelo esigerà un tempo assai lungo; gli stessi discepoli del Signore restano sorpresi del semplice fatto che Cristo conversa con una donna (Gv. 4, 27).

venerdì 1 febbraio 2013

Qual è il senso del monachesimo nel mondo moderno?

Ho avuto negli anni l’occasione di parlare del monachesimo in diversi incontri con persone di ogni estrazione sociale e culturale; ho trovato quasi sempre un grande interesse “intellettuale” rispetto all’argomento, che per molti laici emana comunque un certo fascino, ma poi, dopo una riflessione più “pratica” molte di queste persone mi hanno posto la stessa domanda: Ma che senso ha oggi il monachesimo? Che cosa spinge una persona nel ventesimo secolo a professare i voti monastici? Non è in fondo un anacronismo?

Queste domande sono state materiale per una riflessione, partendo innanzitutto da una considerazione di fondo: la profonda mancanza di conoscenza del monachesimo e della spiritualità cristiana. Il passo successivo è stato rendermi conto che tutte queste persone avevano una caratteristica comune: una insoddisfazione di fondo come costante della loro vita, malgrado gli impegni familiari, sociali e culturali “riempissero” la loro esistenza.

All’uomo contemporaneo, perennemente alla ricerca di “qualcosa” che dia senso alla sua vita e tormentato da un latente senso di insoddisfazione di fronte alla falsa libertà ed agli pseudo-valori che gli vengono proposti dalla cultura contemporanea, l’esperienza spirituale monastica può dare un messaggio di speranza e di vera libertà?

Nel mondo moderno la parola “monaco” suona strana, è spesso usata con tono di scherno, anche da gente colta, per dileggiare qualcuno; sovente si raccontano storielle piccanti che hanno il monaco come protagonista. Invece vi sono molti monaci umili e mansueti, assetati di solitudine, di silenzio e di preghiera; ma di questi monaci le persone preferiscono non parlare, forse per timore che si sveli loro in tutta la sua profondità la vera essenza del monachesimo e l’insegnamento che tale realtà può dare al mondo.