Un'interessante riflessione sul modo spirituale di essere (e sul modo di essere spirituale) della donna.
Di Pavel Evdokimov
Da “Catéchèse” n. 16 (1964) Centre National de l’Enseignement Religieux.
La presente riflessione si ispira a nozioni antropologiche desunte dalla Bibbia, al pensiero patristico e alla spiritualità, detta orientale, della Chiesa Ortodossa. Secondo l'immagine luminosa di S. Paolo, la Chiesa, “Corpo intero, ben coerente e fortemente unito da tutte le giunture che fanno comunicare le sue parti, trae il suo accrescimento secondo la forza data a ciascuna di esse” (Ef. 4, 16). Il contesto di questo versetto parla chiaramente dei carismi, dei doni che ciascuno riceve per essere a servizio di tutta la Chiesa, nella quale ciascuno è complementare agli altri. La realtà carismatica di ogni persona è dunque essenziale per il nostro tema.
Nella storia, la rottura dell'equilibrio delle componenti umane dà facilmente luogo al formularsi di false questioni. Così è della “questione femminile”: quando l'uomo la pone senza porre la propria, si isola in se stesso, si separa dalle sorgenti limpide della vita, denuncia il suo artificio e si dimostra irrealista.
In un mondo essenzialmente maschilista, in cui tutto è posto sotto il segno del patriarcato, l'uomo, armato della sua ragione, razionalizza l'essere e l'esistenza, perde i suoi collegamenti cosmici con il cielo e con la natura, e anche con la donna, in quanto mistero complementare del proprio essere. Eliminando la metafisica e la mistica che lo mettono a disagio scivolando verso astrazioni cerebrali, l'uomo vede chiudersi davanti a lui la dimensione della profondità, quella dello Spirito Santo. Egli traccia le grandi strade della civiltà, ben calcolate, dove il posto della donna deve essere quello di un essere inferiore.
Per istinto di autodifesa egocentrica, l'uomo incatena la donna come una potenza malefica, perenne minaccia alla sua libertà. Questa resterà sottomessa al potere supremo del capo, all'autorità indiscutibile dell'uomo. Il principio solare, la chiarezza, è l'uomo. “I1 principio buono crea l'ordine, la luce, l'uomo; il principio cattivo crea il caos, le tenebre, la donna”, enuncia una sentenza pitagorica.
L'uomo cerca di affermarsi superando ciò che lo limita. Ora, ogni donna è un limite, perché è “altra”, e pone l'alterità; l'uomo vede in essa una prigione che restringe i suoi orizzonti e limita il suo spirito.
La coscienza collettiva esprime miti menzogneri, alle donne cristiane di oggi si applicano ancora prescrizioni rituali stabilite all'epoca rabbinica, nella quale risuonava la preghiera: “Benedetto sii tu, Adonai, che non mi hai creato donna”. Il complesso di Adamo - quanto “maschile!” - si rifugia in quelle parole: “La donna mi ha dato il frutto dell'albero...”. La rivoluzione operata dal Vangelo esigerà un tempo assai lungo; gli stessi discepoli del Signore restano sorpresi del semplice fatto che Cristo conversa con una donna (Gv. 4, 27).