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mercoledì 17 aprile 2013

La situazione religiosa in Russia secondo l’Estonian World Review

L’originale sta qui: http://www.eesti.ca/russians-leaving-orthodox-church-for-other-christian-denominations-moscow-experts-say/article39164
La traduzione è mia, quindi non fate troppo i difficili…

Staunton, 16 aprile - Secondo un esperto di Mosca, adesso ci sono più di 15.000 congregazioni Protestanti nella Federazione Russa, una cifra che supera il totale delle parrocchie ortodosse e riflette in parte la migrazione dei russi da queste ultime a causa della crescente rabbia per le politiche del Patriarcato di Mosca e il comportamento di molti dei suoi sacerdoti. 

Un articolo su "Novyye Izvestija" riferisce che un sondaggio del Centro Levada ha rilevato che il numero di persone che si identificano come ortodosse è sceso del 6% dal 2009, un riflesso della rabbia di molti credenti per i comportamenti del Patriarcato di Mosca, come nel caso della condanna della dimostrazione delle Pussy Riot (vedi: http://www.newizv.ru/society/2013-04-11/180944-v-poiskah-vernogo-puti.html). 

Come la giornalista Diana Yevdokimova nota: "Non esistono statistiche precise in Russia sullo spostamento di persone dall’Ortodossia ad altre confessioni cristiane", ma ci sono alcuni dati indiretti che sono suggestivi, tra cui il numero di congregazioni, o registrate dal Ministero della Giustizia o che operano senza tale registrazione.

Secondo il ministero, a settembre 2012, c’erano 14.616 parrocchie ortodosse, 4.409 quelle protestanti e 234 quelle cattoliche, ma Anatoly Pchelintsev, uno specialista di religione presso la Russian State Humanitarian University (Российский государственный гуманитарный университет - РГГУ), sostiene che per ogni congregazione protestante registrata, ce ne sono almeno altre due non registrate. Di conseguenza, suggerisce, il numero delle congregazioni protestanti nella Federazione Russa è di "circa 15.000" o leggermente superiore al numero totale di quelle ortodosse. Secondo Pchelintsev, "il numero di comunità cattoliche, a differenza di quelle protestanti, è rimasto al suo livello precedente".

Roman Lunkin, uno tra i più importanti specialisti moscoviti in questioni religiose, ha detto al giornale che Protestanti e Cattolici sono entrambi in crescita e che questa tendenza si è "intensificata nel corso degli ultimi tre anni o giù di lì". Ed ha confermato le stime di Pchelintsev dicendo che "a seconda della regione, da un terzo alla metà delle comunità [protestanti] non sono registrate". 

I sondaggi mostrano che il 56-80%o dei russi si considerano ortodossi, ma Pchelintsev nota che "la maggior parte di loro non conoscono le basi elementari della religione e si definiscono ortodossi come un modo di affermare la propria identità nazionale". Il numero di veri credenti ortodossi è tra tre e sette per cento della popolazione, ha continuato. 

Pochi fra questi credenti impegnati cambiano denominazione, afferma Lunkin, e di conseguenza "la crescita del numero dei membri della congregazione delle altre Chiese cristiane si sta verificando tra la potenziale popolazione ortodossa russa che dichiara che appartiene alla cultura ortodossa, è patriottica, ma sceglie un'altra fede". 

Lunkin asserisce che la Chiesa ortodossa russa deve incolpare solo se stessa per tali perdite. "Nella Chiesa ortodossa accanto alla fede o talvolta al posto della fede in Cristo è offerta la fede nella grande Santa Russia, nello Stato, nei valori patriottici della ‘Russia Unita’, ma non solo in Cristo. Le persone che scelgono un'altra Chiesa cristiana sono consapevoli di scegliere semplicemente la fede". 

Per molti russi, egli continua, il modo in cui il Patriarcato di Mosca ha risposto allo scandalo Pussy Riot li ha offesi, non perché sostenevano le ragazze coinvolte, ma piuttosto perché "hanno visto nell'Ortodossia una parte della macchina statale che non mostra misericordia e non segue il messaggio del Vangelo". Pchelintsev è d'accordo. Egli afferma che "stiamo osservando una piccola crisi di fede in Russia, che è collegata con il comportamento immorale dei sacerdoti ortodossi", una cosa che - ha detto – allontana i fedeli dalla Chiesa. Lo studioso moscovita ha aggiunto che, se coloro che cambiano denominazione dovessero ritrovare nelle loro nuove Chiese gli stessi problemi, cambierebbero ancora.

Esponenti del Patriarcato, come gli arcipreti Vladimir Vigilyansky e Vsevolod Chaplin, minimizzano questa tendenza, affermando che si tratta di una strada a doppio senso con i credenti che si spostano in entrambe le direzioni, e che "negli ultimi due o tre anni", la maggior parte di quelli che fanno un cambiamento si sono uniti alla Chiesa ortodossa, piuttosto che a quella protestante o cattolica. 

Gli specialisti indipendenti non sono d'accordo e infatti puntano a problemi più profondi nell'Ortodossia. Lunkin, per esempio, dice che la Chiesa spesso racconta ai suoi membri che "Tu sei battezzato e sei ortodosso e questo è tutto". Ma la gente vuole di più dalle loro Chiese, ed i protestanti e cattolici danno loro di più. I cattolici richiedono corsi di catechismo, e sia loro che i Protestanti si danno da fare per coinvolgere i propri fedeli in attività pubbliche. Questo li rende più forti non solo come istituzioni in se stesse - sostiene Lunkin - ma significa che, a differenza delle congregazioni ortodosse, essi costituiscono un elemento importante della società civile.

Pchelintsev puntualizza un altro aspetto della pratica ortodossa che sta allontanando i russi: il continuare ad utilizzare negli uffici liturgici l’antico slavo ecclesiastico, che pochi o nessun fedele capisce. "Al giorno d'oggi, la Bibbia è venduta ovunque. La gente vuole studiarla e conoscerla", e questo è ciò che accade nelle congregazioni protestanti. 

Lunkin dichiara che lo spostamento di fedeli dall'Ortodossia ad altre confessioni cristiane in Russia dimostra che "l'abitudine sovietica di considerare che tutti, eccetto gli ortodossi sono settari sta scomparendo gradualmente"e che da almeno un decennio non c'è motivo di equiparare Ortodossia e russicità, anche se molti ancora lo fanno.

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