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Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

lunedì 7 aprile 2014

Omelia 14 sull’Annunciazione di San Gregorio Palamas

Quando il salmista profeta enumerava le forme della creazione, contemplando in esse la sapienza di Dio, pieno di meraviglia, mentre scriveva, gridò: Come sono magnifiche le tue opere, o Signore; tutto tu hai fatto nella tua sapienza. E per me ora quale parola sarà adeguata all'inno, mentre tento, per quanto mi è possibile, di proclamare la manifestazione nella carne del Verbo, creatore del tutto? Se infatti tutto ciò che esiste trabocca di meraviglia, e se il passaggio dal non essere all'essere è cosa divina e merita di essere celebrata con molti inni, quanto è più mirabile e divino, quanto più merita le nostre lodi il fatto che Dio, e non solo Dio, ma il vero Dio, diventi uno degli esseri e si faccia partecipe della nostra natura, anche se questa non è stata capace o non ha voluto custodire la dignità in cui era stata crea­ta, e per questo giustamente è stata scacciata negli abissi della terra?

Cosa grande e divina, che lingua non può dire né mente pensare: la nostra natura è stata deificata, e ci è stato donato di salire, per suo mezzo, a un destino più alto; questo rimane essenzialmente sconosciuto ai santi angeli e agli uomini, e agli stessi profeti, sebbene essi godano di una visione spirituale, mistero eternamente nascosto. Ma perché parlare di questo prima del suo compimento? Anche dopo, infatti, rimane ancora mistero; non perché avvenne, ma per il modo con cui avvenne. Mistero da credere, non da conoscere, mistero da adorare, non da indagare e da adorare e credere solamente attraverso lo Spirito: Nessuno infatti può dire Signore Gesù, se non nello Spirito santo, ed è nello Spirito che noi possiamo adorare e pregare, dice l'Apostolo.

Anche la festa che celebriamo oggi dimostra apertamente che questo mistero è inconoscibile non solo agli uomini, ma anche agli angeli e agli arcangeli. L'arcangelo annunciò alla Vergine il concepimento, e quando essa voleva conoscere il modo, e gli domandava: Come avverrà questo? Io non conosco uomo, l'arcangelo, non potendo affatto spiegarglielo, cercò anch'egli rifugio in Dio: Lo Spirito santo scenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo stenderà su di te la sua ombra. Ugualmente, se uno avesse domandato a Mosè: "In che modo l'uomo poté essere formato dalla terra? Come dal fango possono formarsi ossa e nervi e carne? Come esseri sensibili possono nascere dalla materia insensibile, e come dalla costola di Adamo poté formarsi un nuovo essere umano? Come un osso poté allungarsi, dividersi, riunirsi e collegarsi? Come da quell'osso si formarono visceri e umori diversi, e tutto il resto?". Se dunque qualcuno avesse rivolto queste domande a Mosè, questi si sarebbe limitato a rispondere che Dio è colui che prese dalla terra il fango e plasmò Adamo, prese una delle sue costole e formò Eva; disse chi era il creatore, ma non seppe dire in che modo questo avvenne. Così anche Gabriele disse che lo Spirito santo e la potenza dell'Altissimo avrebbero dato vita al figlio senza seme, ma non disse il modo. Infatti, proseguendo, mentre ricordava che Elisabetta, lei che era sterile, aveva concepito nella vecchiaia, non poté dire altro, tranne che nulla è impossibile a Dio. Come avrebbe potuto indicare il modo con cui una vergine avrebbe concepito e partorito?

Il discorso rivolto dall'arcangelo alla Vergine è più ricco di particolari, ma è un discorso di più grande mistero. Dice: Lo Spirito santo scenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo stenderà su di te la sua ombra. Perché? Perché il figlio generato non sarà un profeta, né un semplice uomo come Adamo, ma sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, salvatore e liberatore del genere umano, e re eterno. Come infatti i sassi che cadono dalla cima del monte e rotolano fino ai suoi piedi vanno a finire in molti crepacci, così noi, che, in seguito al comando dato da Dio in paradiso, siamo precipitati da quella vita beata fino agli abissi dell'inferno, da molti e terribili mali siamo stati afferrati. Non solo, infatti, la terra produsse spine e triboli, tormento dei sensi, per la maledizione divina, ma noi molto di più fummo terreno di semina per le multiformi spine delle malvagie passioni e per gli spaventosi triboli del peccato. E la nostra stirpe non dovette sottostare soltanto a quella sofferenza che la nostra prima madre ebbe in sorte per la maledizione scagliata contro di lei, condannata a partorire nei dolori, ma la nostra vita fu quasi tutta sofferenza e dolore. Ma il Dio che ci plasmò rivolse su di noi uno sguardo di benevolenza per le viscere della sua misericordia, abbassò i cieli e discese; prese dalla Vergine santa la nostra natura, la fece nuova e la risollevò, o piuttosto la riportò all'altezza divina e celeste. Volendo dunque fare questo, e condurre oggi a compimento la sua volontà che precede il tempo, manda l'arcangelo Gabriele, come narra l'evangelista Luca: A Nazareth da una vergine promessa a un uomo di nome Giuseppe, della casa e della famiglia di David, e il nome della vergine era Maria.

Dio dunque manda l'arcangelo alla Vergine e, con una sola parola, rende propria madre lei, che rimane vergine; poiché, se fosse stato concepito da seme, non sarebbe stato uomo nuovo, né senza peccato e salvatore dei peccatori. Infatti, quando la carne si dispone alla generazione non è sottomessa alla mente ordinata da Dio per guidare le nostre facoltà, non è del tutto senza peccato; perciò anche David disse: Nella trasgressione sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. Se dunque il concepimento di Dio fosse avvenuto per mezzo di seme, Cristo non sarebbe uomo nuovo, né l'iniziatore di una vita nuova e non più destinata a invecchiare; se infatti fosse stato figlio dell'antica frattura ed erede di quella caduta, non avrebbe potuto portare in sé la pienezza dell'immacolata divinità, né fare la sua carne fonte inesauribile di santificazione, né lavare, con la sovrabbondanza del suo potere, la macchia dei nostri progenitori e avere forza sufficiente per donare la santificazione a tutti gli uomini a venire. Per questo non un angelo, non un uomo, ma il Signore stesso venne e ci salvò, concepito e incarnato nell'utero della Vergine, rimanendo immutabilmente Dio.

Era necessario che anche la Vergine fosse testimone del concepimento senza seme, e collaboratrice di quanto sarebbe stato compiuto nell'economia divina. Che cosa sarebbe avvenuto? La salita a Betlemme, dove si sarebbe compiuto il parto annunciato ed esaltato dagli angeli del cielo; l'ingresso nel tempio, dove Simeone e Anna avrebbero reso testimonianza al bambino, Signore della vita e della morte; la fuga in Egitto, lontano da Erode, e il ritorno dall'Egitto secondo l'avvertimento divino, e altre vicende che non è ora il caso di enumerare. Per questo fu accolto come promesso sposo Giuseppe, e l'angelo fu mandato alla vergine promessa e a un uomo che si chiamava Giuseppe. Devi pensare che appartenevano entrambi alla casa e alla famiglia di David: entrambi, infatti, la Vergine e Giuseppe, facevano risalire a David la loro stirpe. Dice la Scrittura: E il nome della vergine era Maria che significa "signora". Questa parola indica pure la dignità della Vergine, e la sua verginità, salda fino al termine della vita, la sua totale perfezione e completa irreprensibilità. Realmente e a pieno titolo vergine, essa ebbe il totale possesso della santità: vergine nel corpo e nell'anima, essa arricchì le potenze dell'anima e tutti i sensi del corpo liberandoli da ogni impurità. Così, sovranamente e fermamente Signora, da tutti e per sempre inviolata, è come la porta chiusa che protegge i tesori rinserrati o come il libro sigillato che custodisce gli scritti da occhio non sfiorati. Anche di lei sta scritto: Questo è i1 libro sigillato, la porta chiusa, e nessuno passerà attraverso di essa

Ma in altro modo ancora "signora" è la Vergine: per la sua dignità, in quanto signora di tutto, poiché concepì verginalmente e divinamente partorì colui che per natura è il Signore di tutte le cose; signora non solo in quanto libera dalla servitù e partecipe della divina signoria, ma anche perché fonte e radice della libertà del genere umano, soprattutto dopo il parto, ineffabile e beato. Infatti la donna sposata a un uomo è dominata pur essendo più che "signora" , soprattutto dopo il suo parto, penoso di sofferenze e di travagli, secondo la maledizione di Eva: Nel dolore partorirai i figli, e al marito sarà dovuto il tuo ossequio, ed egli sarà tuo signore. Da questa maledizione la Madre vergine ha liberato il genere umano, e riceve in cambio dall'angelo grazia e benedizione. Dice la Scrittura: Entrando da lei l'angelo disse alla Vergine: Rallegrati, piena di grazia; il Signore è con te. Benedetta tu fra le donne. Non preannunciava il futuro l'arcangelo quando diceva: Il Signore è con te, ma quello che invisibilmente vedeva compiersi. E comprendendo che essa era la sede delle grazie divine e umane, adorna di tutti i doni dello Spirito divino, la proclamò benedetta in piena verità. E vedendo che essa aveva dato in se stessa dimora a colui nel quale sono tutti i tesori, e prevedendo che la sua gravidanza sarebbe stata senza dolore, e che il parto sarebbe avvenuto senza doglie, la invitò a rallegrarsi, e la proclamò come la sola benedetta e glorificata fra le donne; messa a confronto con la sovrabbondante gloria della vergine Madre di Dio, non esiste altra donna glorificata, per quanto glorificata sia.

Ma la Vergine, come lo vide, temendo che fosse un messaggero fraudolento, capace di ingannare le donne sconsiderate come Eva, non accolse il saluto senza ponderarlo; e non conoscendo ancora con chiarezza quale fosse l'unione con Dio di cui l'angelo le portava l'annuncio, fu turbata - dice la Scrittura - per le sue parole, lei che con i denti, per così dire, e fortissimamente era attaccata alla sua verginità, e meditava che cosa volesse significare questo saluto. Perciò l'arcangelo subito dissolve il pio timore della Vergine piena di grazia, dicendole: Non temere, Maria: hai trovato grazia presso Dio. Quale grazia? Quella grazia che è possibile a colui che, solo, può l'impossibile, e che per te sola è stata custodita da prima che il tempo fosse. Ecco, concepirai nel tuo grembo; ma, se senti parlare di concepimento, non pensare che esso porti alcuna offesa alla verginità, e per questo non sdegnarti e non turbarti.

Infatti la parola: Ecco, concepirai, rivolta a colei che era vergine, indicava che il concepimento era compatibile con la verginità; Ecco, dunque, concepirai nel tuo grembo - dice - e partorirai un figlio rimanendo come ora sei, e, senza danno per la verginità, porterai dentro di te e partorirai il Figlio dell'Altissimo; questo anche Isaia previde da molti anni e profetizzò: Ecco, la vergine concepirà nel grembo e partorirà un figlio, e aggiunse: Mi sono avvicinato alla profetessa. Come dunque il profeta si accostò alla profetessa? Come ora l'arcangelo a Maria: quello infatti che l'arcangelo vide, Isaia previde e profetizzò. E che la Vergine fosse profetessa, ricca di grazia profetica, lo dimostrerà, a chi vuole, il canto che nell'evangelo essa innalza a Dio. Si accostò dunque - dice Isaia - alla profetessa con la forza dello Spirito che tutto prevede, ed essa concepì nel grembo ed evitò i dolori del parto prima che venisse il travaglio, e partorì un maschio. Oggi l'arcangelo le dice: Partorirai un figlio, e lo chiamerai col nome di Gesù (che significa Salvatore). Questo sarà grande. Isaia avrebbe ancora detto: mirabile consigliere, Dio forte, potente, signore della pace, padre dell'età a venire. Parole concordi col profeta oggi dice anche l'arcangelo: Questo sarà grande, e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo.

Perché non disse: "E grande e Figlio dell'Altissimo", ma Sarà e sarà chiamato? Perché le sue parole riguardano l'umanità di Cristo, e al tempo stesso Isaia vuole dimostrare che da tutti sarà conosciuto, e da tutti sarà annunciato come tale, così che anche Paolo in seguito poté dire: Dio fu manifestato nella carne, fu annunciato in mezzo alle genti, e il mondo credette in lui. Ma l'angelo aggiunse: A lui il Signore darà il trono di David suo padre; egli regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà fine; colui il cui regno non ha fine è Dio. Ma Cristo ha anche David per padre, dunque è anche uomo, in modo che sarà partorito un Dio e insieme un uomo, figlio dell'uomo e figlio di Dio. Egli riceve come uomo, da parte del suo Dio e Padre, un regno che non conosce successori, come Daniele vide e preannunciò: Io spingevo il mio sguardo fino a quando furono stabiliti troni e l'Antico dei giorni si assise; ed ecco che il Figlio dell'uomo, venendo sulle nubi del cielo, avanzò fino all'Antico dei giorni, e a lui furono dati onore e potenza; e il suo regno è un regno eterno, e non passerà ad altro re.

Siederà sul trono di David, e regnerà sulla casa di Giacobbe; poiché Giacobbe è il patriarca di tutti coloro che venerano Dio, e David primo fra tutti regnò, pio e accetto a Dio, in figura di Cristo; egli radunò il potere patriarcale e regale in un solo potere, celeste ed eterno. E la Vergine piena di grazia, come udì dalla bocca dell'arcangelo queste straordinarie e divine parole a lei rivolte, cioè: "Il Signore è con te; ecco, concepirai nel tuo grembo e partorirai un figlio, il re eterno, Figlio dell'Altissimo” dice: "Come sarà possibile a me questo? Io non conosco uomo. Se tu mi porti un annuncio del tutto spirituale e distaccato dalle passioni umane, mi parli pur sempre di concepimento nel grembo e di gravidanza e di parto; ed ecco, aggiungi quello che seguirà al concepimento. Come dunque sarà possibile per me questo?". Essa dice: Io non conosco uomo. Questo dice la Vergine non perché non ancora crede, ma perché cerca di capire come questo avverrà; perciò l'arcangelo le dice: Lo Spirito santo scenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo stenderà su di te la sua ombra; perciò quello che nascerà da te sarà chiamato santo, Figlio di Dio; santa sei tu, e piena di grazia, o Vergine; lo Spirito santo scenderà su di te per aumentare la tua santità, preparando e preordinando l'opera di Dio in te; e la potenza dell'Altissimo si stenderà su di te con la sua ombra, ti darà forza e, stendendo su di te la sua ombra e unendosi a te, plasmerà la forma umana, affinché quello che nascerà da te sia santo, Figlio di Dio, potenza dell'Altissimo che ha preso forma umana.

Ecco infatti che Elisabetta tua parente, che trascorse sterile tutta la vita, ora, nella vecchiaia, per volere di Dio, miracolosamente è incinta, poiché nulla è impossibile a Dio. Come rispose dunque a queste parole la Vergine piena di grazia, divina e incomparabile nella sua intelligenza? Di nuovo corre verso Dio e si slancia verso di lui con la preghiera, dicendo all'arcangelo: "Se lo Spirito santo, come dici, verrà su di me, purificando e rafforzando la mia natura perché possa accogliere il salvifico concepimento; se la potenza dell'Altissimo mi coprirà della sua ombra, dando dentro di me forma umana a colui che nella forma è Dio, operando in me un concepimento senza seme; se quello che nascerà sarà santo e Figlio di Dio, e Dio e re eterno, poiché nulla è impossibile a Dio, ecco la serva del Signore; sia di me secondo la tua parola". E l'angelo partì da lei, lasciando nel suo grembo, legato a un corpo, il creatore del tutto, e, attraverso questa unione avvenuta in lei, della quale era stato ministro, procurò al mondo la salvezza. Isaia, grazie alle rivelazioni che, per la benevolenza di Dio, meritò di avere, scrisse con chiarezza prima che l'evento si verificasse. Non aveva visto infatti il serafino prendere direttamente il carbone dal celeste e spirituale altare del sacrificio?

Con una tenaglia lo prese il serafino, e con essa toccò le sue labbra e le purificò. La tenaglia aveva lo stesso significato di quella grandiosa visione che ebbe Mosè, il roveto che, attaccato dal fuoco, non bruciava. Chi non sa che la vergine Madre è quel roveto e quella tenaglia, lei che accolse dentro di sé il fuoco divino senza esserne bruciata? Del concepimento era ministro l'arcangelo, che, attraverso la Vergine, congiunse colui che toglie i peccati dal mondo con il genere umano, e attraverso questa ineffabile unione ci rese puri. Dunque la vergine Madre, essa sola, è la linea di confine tra la natura creata e increata, e, quanti conoscono Dio, lei conosceranno come il luogo che da nessun luogo è contenuto, e a lei, dopo che a Dio, eleveranno inni coloro che con inni celebrano Dio. Essa è la causa di quanto l'ha preceduta, sovrana di quanto verrà dopo di lei, è lei che ci procura l'eternità. Essa è l'argomento dei profeti, la regina degli apostoli, il sostegno dei martiri, il fondamento dei maestri. Essa è la gloria di ciò che è sulla terra, la gioia di ciò che è nei cieli, l'ornamento di tutta la creazione. Essa è principio e fonte e radice della speranza che sta per noi nei cieli; speranza che ci sia concesso di raggiungere per sua intercessione, a gloria di colui che è generato dal Padre prima dei tempi, e che da lei prese carne negli ultimi tempi, Gesù Cristo nostro Signore; a lui si addice ogni gloria, onore e adorazione ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.

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