Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

domenica 1 settembre 2013

Messaggio del Patriarca ecumenico per l’indizione del nuovo anno ecclesiastico

Dal Sito del Decanato dell'Esarcato d'Italia

+ B A R T O L O M E O


PER GRAZIA DI DIO
 ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
 E PATRIARCA ECUMENICO


A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA GRAZIA E PACE
DAL CREATORE E CONSERVATORE
DI TUTTO IL CREATO
IL SIGNORE E DIO E SALVATORE NOSTRO GESÙ CRISTO

S.S. Bartolomeo I

Fratelli e Figli amati nel Signore,

è arrivato il primo di settembre, primo giorno dell’anno ecclesiastico, che da anni come Patriarcato Ecumenico e, in seguito, come insieme della Chiesa Ortodossa, abbiamo istituito quale giorno di preghiera per l’ambiente. Da allora, anche grazie a questa nostra iniziativa, si è diffusa la sollecitudine per la protezione dell’ambiente naturale e si prendono maggiori precauzioni per la sostenibilità e l’equilibrio degli ecosistemi, nonché per i problemi correlati a queste tematiche.

Così, essendo generalmente noto e venendo pure attestato che «le leggi della natura non si annullano, né vacillano, ma restano immutate» (Giovanni Crisostomo, Al povero Lazzaro,VI, PG 48, 1042) abbiamo bisogno oggi di rimettere al centro della nostra attenzione gli interventi invisibili dell’uomo nell’equilibrio dell’ambiente, che è turbato non solo da evidenti forze devastatrici, come la deforestazione, l’eccessiva estrazione di acqua, lo sfruttamento eccessivo in genere delle risorse naturali ed energetiche nonché la contaminazione attraverso la dispersione e la discarica di sostanze tossiche e chimiche, di vaste aree della terra e dei mari, ma anche attraverso azioni non visibili ad occhio nudo. E tali sono gli interventi sui genomi degli esseri viventi e la creazione in questo modo di specie modificate, con conseguenti sviluppi successivi non prevedibili. Allo stesso modo si scoprono possibilità di liberare forze immani, atomiche e nucleari, il cui uso scorretto rischia di far sparire ogni forma di vita e di civiltà dal nostro pianeta.

In questi casi non sono solo l’avidità e il desiderio di dominio i moventi di chi aspira ad agire per modificare le realtà viventi che Dio ha fatto come «cosa buona», ma anche la superbia di taluni che si oppongono alla Sapienza di Dio, millantandosi capaci di migliorare la Sua opera. Questo atteggiamento psicologico è definito dagli antichi greci come «hybris», cioè insolenza da parte di chi ha una mente limitata nei confronti del Creatore Onnisciente ed Onnipotente.

Naturalmente non intendiamo opporre resistenza alla ricerca scientifica, se essa si propone di offrire servizi vantaggiosi all’uomo e all’ambiente. Così, ad esempio, l’utilizzo dei suoi risultati per la cura delle malattie, è ovviamente legittimo, ma lo sfruttamento commerciale intensivo dei prodotti delle attuali tecnologie biochimica, ancor prima dell’accertamento della loro innocuità per l’uomo, è sicuramente da condannare, avendo già ripetutamente portato l’uomo e l’ambiente verso tragiche conseguenze.

La scienza, quando opera bene, osserva continuamente e si sforza di spiegare l’ordine e l’insieme delle leggi naturali. Il comandamento di Dio verso i progenitori «dominate la terra» (Gen 9, 1) rende lecito lo studio e la conoscenza dei meccanismi fisici e biologici, che agiscono in essa, affinché l’ambiente naturale diventi nel suo insieme paradisiaco.

Basta che l’aspirazione alla conoscenza e il suo sfruttamento non mirino al solo profitto e non si trasformino in un tentativo arrogante di costruzione di una nuova torre di Babele, attraverso la quale la creatura cercherà di uguagliare – e, secondo l’alterigia di alcuni, probabilmente di superare – lo stesso Creatore. Purtroppo gli uomini dimenticano a volte che «li ha creati lo stesso autore della bellezza» (Sap 13, 3), e la mano del Signore «ha posto le fondamenta della terra e la sua destra ha disteso i cieli» (Is 48, 13).
Compito dunque di noi pastori della Chiesa e degli uomini dello spirito e della scienza, ma anche di tutti i cristiani devoti, è di lavorare per il bene e principalmente di pregare che Dio, Creatore di ogni cosa, illumini gli scienziati che si occupano principalmente dei temi sopra citati, di intraprenderne l’approfondimento con umiltà davanti a Lui e con rispetto verso l’ordine e l’insieme delle leggi naturali, evitando per motivi di sfruttamento economico o che altro, come abbiamo detto, l’uso affrettato dei risultati della loro ricerca. È necessaria una lunga sperimentazione per attestare che gli effetti dell’applicazione delle nuove conoscenze, i quali sono immediatamente accertati come benefici, non provochino dannosi effetti collaterali per l’ambiente e, naturalmente, per l’uomo stesso.

All’atto della creazione del mondo, la parola e il primo dettame del Signore «è divenuta legge della natura ed è rimasta sulla terra e da lì in poi ha concesso la forza ad essa di generare e di dare frutti…» (Basilio il Grande, Esamerone, IX, PG 29, 96A), assicurando la sua sostenibilità. E la terra continuerà a generare e a fruttare per quanto viene lasciata in questo ordine naturale e per quanto noi, abitanti in essa, camminiamo secondo i dettami e i comandamenti di Dio, custodendoli e mettendoli in pratica. Allora Lui solo «vi darà le piogge alla loro stagione e la terra darà prodotti e gli alberi della campagna daranno i loro frutti […] e avrete cibo a sazietà e abiterete tranquilli il vostro paese. E la guerra non passerà per il vostro paese» (Lv 26, 4-5).

Pregando il Signore in questo giorno augurale e all’inizio del nuovo anno, con Gesù di Nave, Simeone lo Stilita, i Sette Fanciulli di Efeso e col santo Salmista Davide, che invii il Suo Spirito e restauri la faccia della terra (Sal 103, 30), benedicendo l’opera delle Sue mani e rendendoci degni di portare a termine con profitto il ciclo dell’anno, invochiamo per coloro che esplorano le forze della natura, l’illuminazione, la grazia e la benedizione dello Spirito Santo. Amen.

I Settembre 2013

+ Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli,
fervente intercessore presso Dio

Prot. N° 735

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