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Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

mercoledì 23 aprile 2014

Johann Sebastian Bach, Cantata BWV 54 “Widerstehe doch der Sünde”

 
Widerstehe doch der Sünde (Resisti al peccato) BWV 54 è una cantata bellissima, molto particolare e inconsueta nella produzione del grande Kapellmeister Johann Sebastian Bach. Bach compose la cantata per contralto solista a Weimar durante il periodo di permanenza del compositore come organista e poi come Conzertmeister; la prima esecuzione avvenne il 24 marzo 1714. È effettivamente la sua prima cantata composta per una voce solista.
 
Dicevo che è una cantata inconsueta per lo schema formale assai particolare che nella successione di aria con da capo, recitativo e seconda aria affidati al solista, senza parti corali, e nella scrittura virtuosistica mostra indubbiamente l’influsso dell’opera seria e della cantata secolare italiana.
 
Il testo deriva dal Gottgefälliges Kirchen-Opffer del 1711 di Georg Christian Lehms ed è ispirato alla Lettera di san Paolo ai Romani, “il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna” (Rm 6:19-23), e dall’episodio della seconda moltiplicazione del pane e dei pesci dal Vangelo di san Marco (Mc 8:1-9). Il primo verso del terzo movimento cita 1Gv 3, 8.
 
La cantata, il cui tema teologico è la necessità di resistere al peccato, fu composta probabilmente per la terza domenica di Quaresima e richiedeva un cantore professionista dotato di una solida tecnica vocale. Potrebbe essere stata eseguita originariamente da un contraltista adulto di sesso maschile o più probabilmente da un puer cantor del coro particolarmente capace.
 
La tessitura del brano è propria del contralto, decisamente malagevole, con lunghi passaggi a cavallo del do centrale, una zona della voce molto delicata in cui avviene il passaggio tra le note del registro di petto e quelle del registro mediano, passaggio che richiede un flusso maggiore di fiato e un notevole controllo dell’emissione del suono. Molte frasi scendono alquanto al di sotto del do centrale.
 
L’estensione totale del brano va dal fa2, sotto il do centrale, al do4, un’ottava sopra. E’ vero che il diapason in uso all’epoca in Germania oscillava tra i 465 e i 470 hz (circa un tono in più del nostro 440) ma anche alzata di un tono (qualcuno lo fa) la cantata rimane di difficile esecuzione, soprattutto per la lunghezza delle frasi e la scarsità di punti in cui prendere fiato! (è un tratto caratteristico di Bach quello di avere frasi molto lunghe, al limite dell’apnea!).
 
La cantata, che è nella tonalità di mi bemolle maggiore, è notata per alto, due violini, due viole e basso continuo ed è così composta:
 
1. Aria: Widerstehe doch der Sünde
2. Recitativo: Die Art verruchter Sünden
3. Aria: Wer Sünde tut, der ist vom Teufel
 
La prima aria, Widerstehe doch der Sunde, è un’aria con da capo, che si apre con una dissonanza sorprendente e ardita tra basso continuo e archi (l’annotazione del basso continuo indica “2-4-5-7, ovvero un accordo mib-fa-lab-sib-re, una sferzata che è quasi un’allusione al veleno del peccato) e lascia la sua tonalità di mi bemolle maggiore aperta sino ad una cadenza alla misura 8. Il musicologo tedesco Alfred Dürr lo descrive come un invito alla resistenza e lo confronta con l'inizio del recitativo "Siehe, ich stehe vor der Tür", un invito ad essere pronti, nella cantata per l'Avvento “Nun komm, der Heiden Heiland”, BWV 61, composta anch’essa nel 1714. Il movimento sfuggente delle quartine di semicrome dei violini sembra rappresentare la tentazione, in contrasto con le lunghe note del canto sulla parola “widerstehe” (“resisti”), richiamo alla vigilanza e alla custodia.
 
Il recitativo “Die Art verruchter Sünden” (La via dei peccati vili) è secco, cioè accompagnato solo dal basso continuo. Le linee finali sono un arioso ed evocano in "Sie ist als wie ein scharfes Schwert, das uns durch Leib und Seele fährt" (E' come una spada affilata, che trafigge il corpo e l'anima) il movimento della spada con veloci quartine di sedicesimi nel basso continuo.
 
L’aria finale “Wer Sünde tut, der ist vom Teufel” (chi pecca è del diavolo) è di nuovo un’aria con da capo, ma mostra elementi di una fuga a quattro voci tra solista, violini all'unisono, viole all'unisono e il continuo. Bach usò di nuovo la prima aria (prassi consueta nel Barocco e anche successivamente) nella sua “Passione secondo san Marco”.
 
Questo è il testo con la traduzione:
 
1. Aria:
 
Widerstehe doch der Sünde,
Sonst ergreifet dich ihr Gift.
Laß dich nicht den Satan blenden;
Denn die Gottes Ehre schänden,
Trifft ein Fluch, der tödlich ist.
 
Resisti al peccato,
prima che il suo veleno si impadronisca di te.
Non lasciarti ingannare da Satana;
disonorare la gloria di Dio
è una sventura che conduce alla morte.
 
2. Recitativo:
 
Die Art verruchter Sünden
Ist zwar von außen wunderschön;
Allein man muss
Hernach mit Kummer und Verdruss
Viel Ungemach empfinden.
Von außen ist sie Gold;
Doch, will man weiter gehn,
So zeigt sich nur ein leerer Schatten
Und übertünchtes Grab.
Sie ist den Sodomsäpfeln gleich,
Und die sich mit derselben gatten,
Gelangen nicht in Gottes Reich.
Sie ist als wie ein scharfes Schwert,
Das uns durch Leib und Seele fährt.
 
L'apparenza del peccato più infame
è di una grande bellezza esteriore;
ma successivamente si trasforma
con dolore e frustrazione
in una profonda tristezza.
Visto dall'esterno sembra oro;
ma guardando dentro,
si rivela non essere altro che un'ombra vuota
e un sepolcro imbiancato.
Il peccato è come le mele di Sodoma,
e chi lo ha scelto
non entrerà nel Regno di Dio.
Esso è come una spada affilata
che trafigge il corpo e l'anima.
 
3. Aria:
 
Wer Sünde tut, der ist vom Teufel,
Denn dieser hat sie aufgebracht.
Doch wenn man ihren schnöden Banden
Mit rechter Andacht widerstanden,
Hat sie sich gleich davongemacht.
 
Chi commette peccato viene dal diavolo,
poiché egli ne è l'origine. (cfr 1Gv. 3, 8)
Eppure quando si oppone resistenza
ai suoi spregevoli attacchi con vera devozione,
il peccato subito svanisce.
 
Ora passiamo ad ascoltare la cantata. Ho scelto due esecuzioni di pregio, la prima è del contralto Marga Höffgen, specialista bachiana degli anni Cinquanta e Sessanta dalla voce sontuosa, che esegue il brano nella tonalità originale di mi bemolle.
 
 
L’altra è di Russel Oberlin, un caso raro di contraltista naturale, purtroppo qui in fine di carriera (ho ascoltato una sua registrazione giovanile di arie di John Dowland in cui era fenomenale). Anche lui esegue la cantata in mi bemolle ed è diretto dal celebre direttore e pianista canadese Glenn Gould (che all’inizio illustra le caratteristiche armoniche della cantata) dal suo pianoforte modificato con cui realizza la parte del basso continuo.
 
Buon ascolto!

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