Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

domenica 30 novembre 2014

Dal «Commento sul Vangelo di Giovanni» di san Cirillo di Alessandria

Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi

Nostro Signore Gesù Cristo stabilì le guide, i maestri del mondo e i dispensatori dei suoi divini misteri. Volle inoltre che essi risplendessero come luminari e rischiassero non soltanto il paese dei Giudei, ma anche tutti gli altri che si trovano sotto il sole e tutti gli uomini che popolano la terra. E' verace perciò colui che afferma: «Nessuno può attribuirsi questo onore, se non chi è chiamato da Dio» (Eb 5, 4). Nostro Signore Gesù Cristo ha rivestito gli apostoli di una grande dignità a preferenza di tutti gli altri discepoli.

I suoi apostoli furono le colonne e il fondamento della verità. Cristo afferma di aver dato loro la stessa missione che ebbe dal Padre. Mostrò così la grandezza dell'apostolato e la gloria incomparabile del loro ufficio, ma con ciò fece comprendere anche qual è la funzione del ministero apostolico.

mercoledì 26 novembre 2014

Sul Sacramento della Penitenza

Di P. Alexander Schmemann

A ciò che è stato detto sul Battesimo è necessario aggiungere alcune parole sul sacramento della penitenza. Per quanto riguarda l’attuale modo si accostarsi ad essa ed alla sua definizione teologica, essa è considerata come un sacramento a sé stante, la cui sostanza consiste nella remissione dei peccati in base all’autorità data dal Cristo ai sacerdoti. In questa concezione è completamente assente il legame di questo sacramento con il Battesimo, mentre l’antica tradizione della Chiesa lo faceva derivare proprio dal Battesimo: “Confesso un solo Battesimo in remissione dei peccati”. Dunque la remissione dei peccati non è un atto a parte, ma essa è unita al Cristo, il quale è il perdono e la nostra pace con Dio… E così pure il peccato consiste non solo nelle infrazioni di questo o di quel comandamento o principio, ma nella decadenza da Dio, per il fatto che, invece di Dio, l’uomo ha amato e preferito qualcosa “altro”, sia il mondo o se stesso. Da questo derivano e sono da esso generati tutti i rimanenti peccati ed in esso diventano inevitabili…

domenica 23 novembre 2014

Il santo Archimandrita Gabriel (Urgebadze, 1929 – 1995)

Vi presento un santo georgiano di cui non conoscevo l’esistenza - che mi è stata segnalata oggi dal mio confratello e concelebrante P. Sergio. San Gabriel è stato canonizzato dal santo Sinodo della Chiesa di Georgia il 20 dicembre 2012. Ho letto la sua vita e ne sono rimasto colpito. Ve la riporto così come pubblicata sul sito a lui dedicato; ho solo “sistemato” leggermente il testo in italiano, frutto evidentemente di una traduzione automatica. Sul sito troverete molte altre informazioni interessanti.

                                           

“La Verità sta nell’immortalità dell’Anima” – Monaco Gabriele

Il monaco georgiano Gabriele (al secolo Goderdzi Vassilievich Urgebadze) nacque a Tbilisi, in una casa al civico 11 in via Tetritskaro, il 26 Agosto 1929. Un eccezionale asceta che si è fatto “yurodivyi” (“folle per Cristo”); nella sua vita terrena Padre Gabriele ha compiuto una tale quantità di opere di amore e di misericordia che è impossibile raccontarle tutte in un solo libro.

Dai Discorsi di San Leone Magno

Sermones 57, 64, 59; De passione Domini VI, 4.XIII, 3.VIII, 6-7, in PL 54, 330.360.340-341.

Prima di essere tradito, il Signore aveva detto: lo, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me (Gv 12,32). Assumerò integralmente la causa del genere umano e reintegrerò perfettamente la natura andata, in precedenza, perduta. In me ogni languore sarà distrutto e ogni ferita troverà la guarigione. Quando Gesù subì la sua orrenda passione nella nostra natura, lo sconvolgimento dell'universo manifestò che il Signore, una volta innalzato, aveva davvero attirato tutto a sé. Mentre il Creatore pendeva dal patibolo, la creazione intera gemette, sperimentando con lui la trafittura dei chiodi della croce. Nulla rimase estraneo a quel supplizio: il cielo e la terra si unirono alle sofferenze dei Salvatore, infrangendo le pietre, spalancando i sepolcri, liberando i prigionieri dagli inferi, nascondendo i raggi del sole sotto l'orrore di fitte tenebre. Il mondo doveva rendere questa testimonianza al suo Creatore, quasi che nella morte del suo Autore, anche il cosmo volesse finire di esistere.

sabato 15 novembre 2014

Il canto romano-bizantino

Lo scisma del 1054 (la separazione della Chiesa di Roma dalla Chiesa Ortodossa) non fu solo una questione politica e religiosa ma anche di ordine culturale. Lo possiamo rinvenire ancora oggi se paragoniamo, ad esempio, le icone con le immagini religiose occidentali. Nel campo musicale l'Oriente e l'Occidente hanno seguito il loro cammino. Mentre l'Occidente è arrivato alla polifonia, l'Impero romano orientale ha portato la monodia a livelli senza precedenti.
 
La caduta di Costantinopoli nel 1453 ha comportato l'isolamento della cultura romano-bizantina che, nonostante ciò, ha continuato a svilupparsi, anche se segretamente, ignorata dal mondo occidentale. Per musica romano-bizantina si intende attualmente la musica religiosa ortodossa orientale.