Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

domenica 23 novembre 2014

Dai Discorsi di San Leone Magno

Sermones 57, 64, 59; De passione Domini VI, 4.XIII, 3.VIII, 6-7, in PL 54, 330.360.340-341.

Prima di essere tradito, il Signore aveva detto: lo, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me (Gv 12,32). Assumerò integralmente la causa del genere umano e reintegrerò perfettamente la natura andata, in precedenza, perduta. In me ogni languore sarà distrutto e ogni ferita troverà la guarigione. Quando Gesù subì la sua orrenda passione nella nostra natura, lo sconvolgimento dell'universo manifestò che il Signore, una volta innalzato, aveva davvero attirato tutto a sé. Mentre il Creatore pendeva dal patibolo, la creazione intera gemette, sperimentando con lui la trafittura dei chiodi della croce. Nulla rimase estraneo a quel supplizio: il cielo e la terra si unirono alle sofferenze dei Salvatore, infrangendo le pietre, spalancando i sepolcri, liberando i prigionieri dagli inferi, nascondendo i raggi del sole sotto l'orrore di fitte tenebre. Il mondo doveva rendere questa testimonianza al suo Creatore, quasi che nella morte del suo Autore, anche il cosmo volesse finire di esistere.

Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me. La vera fede, che giustifica l'empio e crea il giusto, è attratta verso colui che è l'uomo per eccellenza. In lui, la fede acquista la salvezza, perché solo in lui l'umanità si è ritrovata innocente. Ormai tutti gli uomini rientrano in pace con Dio, giacché Gesù Cristo è divenuto solidale con la loro stirpe ed è l'unico mediatore tra Dio e gli uomini. Ormai, tutti gli uomini possono gloriarsi della potenza di Cristo, che nell'infermità della nostra carne ha affrontato il nemico superbo e ha donato la vittoria a coloro da cui ha preso il suo corpo vincitore. In Cristo sulla croce il nostro sguardo interiore non deve soltanto contemplare il corpo che potevano vedere anche gli empi.

Mosè aveva loro predetto: La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo; temerai notte e giorno e non sarai sicuro della tua vita (Dt 28, 66). I giudei non potevano scorgere nel Signore crocifisso altro che il proprio crimine; non li angosciava quel timore che giustifica il vero credente, ma quello che tormenta la cattiva coscienza. Noi invece, illuminati dallo Spirito di verità, spalanchiamo un cuore puro e libero alla gloria della Croce, raggiante in cielo e in terra. Penetriamo con lo sguardo interiore il senso delle parole che Cristo disse nell'imminenza della passione: "E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora!

Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: L 'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò. Gesù rispose ai presenti: Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora e il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. lo, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me (Gv 12, 23.27-28.30-32).

O mirabile potenza della croce! O ineffabile gloria della passione, che racchiude in se il tribunale del Signore, il giudizio del mondo e la potenza del Crocifisso. Hai attirato davvero ogni cosa a te, Signore, e mentre stendevi tutto il giorno le mani verso il popolo che non credeva e ti scherniva, donavi a tutto il mondo di intendere e proclamare la tua maestà. Hai attirato ogni cosa a te, Signore, quando nell'esecrazione per il delitto commesso dai giudei, tutti gli elementi del creato pronunciarono un'unica sentenza: si oscurarono i luminari del cielo, il giorno divenne notte, la terra fu scossa da un insolito terremoto, e ogni creatura negò agli empi il suo servizio. Hai attirato ogni cosa a te, Signore, perché il velo del tempio si è squarciato, sottraendo il Santo dei santi agli sguardi degli indegni pontefici. Cosi il simbolo che prefigurava la presenza di Dio fu sostituito dalla verità di quella presenza, la profezia fece posto alla manifestazione reale e la legge ha trovato compimento nel vangelo.

Hai attirato ogni cosa a te, Signore, perché quello che si compiva nell'unico tempio di Gerusalemme, sotto il velo dei segni, fosse celebrato dovunque, nella pienezza e nell'evidenza del sacramento, dalla devozione di tutte le genti. Ora infatti è più nobile l'ordine dei leviti, più alta la dignità dei presbiteri, più sacra l'unzione dei vescovi; poiché la tua croce è la fonte di ogni benedizione, la causa di ogni grazia. Per suo mezzo vien data ai fedeli la forza nella sofferenza, la gloria nell'umiliazione, la vita nella morte. Ora poi, essendo venuta meno la verità dei sacrifici materiali, l'unica oblazione del tuo Corpo e del tuo Sangue sostituisce con pienezza l'offerta molteplice delle vittime: poiché tu sei il vero Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo (Gv 1, 29). E cosi, in te porti a compimento tutti i misteri e le celebrazioni rituali, perché, come uno solo è il sacrificio per ogni vittima, cosi pure uno sia il regno formato da tutti i popoli.

Nessun commento:

Posta un commento