Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

giovedì 31 dicembre 2015

La pace in alcuni insegnamenti di san Serafino di Sarov

Da: IRINA GORAINOFF, Serafino di Sarov. Vita, colloquio con Motovilov, scritti spirituali, Milano, 1998, 196-198.

La pace dell’anima

Non vi è nulla al di sopra della pace in Cristo, grazie alla quale vengono annientati gli assalti degli spiriti del cielo e della terra. “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti” (Ef 6, 12).

L’uomo ragionevole dirige il proprio spirito verso l’interiore e lo fa scendere nel cuore. Allora la grazia di Dio lo illumina e si viene a trovare in una condizione pacificata: pacificata perché la coscienza è in pace; più che pacificata perché nel suo intimo contempla la grazia dello Spirito Santo…

lunedì 28 dicembre 2015

Dalle «Omelie sul vangelo di Matteo» di san Giovanni Crisostomo

Se saremo agnelli vinceremo, se lupi saremo vinti
 
Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell'aiuto del pastore. Egli non pasce lupi, ma agnelli. Per questo se ne andrà e ti lascerà solo, perché gli impedisce di manifestare la sua potenza.
 
E` come se Cristo avesse detto: Non turbatevi per il fatto che, mandandovi tra i lupi, io vi ordino di essere come agnelli e colombe. Avrei potuto dirvi il contrario e risparmiarvi ogni sofferenza, impedirvi di essere esposti come agnelli ai lupi e rendervi più forti dei leoni. Ma è necessario che avvenga così, poiché questo vi rende più gloriosi e manifesta la mia potenza. La stessa cosa diceva a Paolo: «Ti basta la mia grazia, perché la mia potenza si manifesti pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9). Sono io dunque che vi ho voluto così miti.

giovedì 24 dicembre 2015

Messaggio di Natale di Mons. Jean di Charioupolis, Locum tenens dell’Esarcato

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Cari reverendi Padri, Fratelli e Sorelle,

Entriamo nel periodo di preparazione al Natale, il digiuno dell’Avvento è già cominciato, così ora siamo orientati verso la celebrazione di un avvenimento che ha cambiato il corso del mondo: la nascita di Dio secondo la carne. Una tale affermazione non dipende che dalla fede, e non dalla razionalità. Colui che la fa, compie una scelta, impegna tutta la sua vita.

mercoledì 23 dicembre 2015

Messaggio di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo per la Festa di Natale 2015

+ B A R T O L O M E O

PER GRAZIA DI DIO ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI NUOVA ROMA E PATRIARCA ECUMENICO

A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA GRAZIA, MISERICORDIA E PACE DA CRISTO SALVATORE

NATO A BETLEMME

giovedì 17 dicembre 2015

"Chiudere la porta" di abuna Matta el Meskin

Di abuna Matta el Meskin, da Consigli per la preghiera.

Quando Dio ti chiede di chiudere la porta prima di pregare, vuole ricordarti di separare l’attività esterna alla tua camera dall’attività interna; e questo va fatto per quanto riguarda il cuore, i sensi e le persone.

Riguardo al cuore, è necessario che tu getti via assolutamente tutte le preoccupazioni, i pesi, le ansietà e i timori nel momento in cui ti poni di fronte a Dio, in modo che ti sia possibile entrare nella pace vera che sorpassa ogni comprensione. In questo senso chiudere la porta significa consolidare il proprio cuore al sicuro dietro la separazione che si erge tra il mondo carnale e il mondo spirituale, separazione che equivale a una morte. In altri termini, quando chiudi la porta dietro di te, devi considerarti come morto al mondo carnale e posto di fronte a Dio, per beneficiare della sua provvidenza e per invocare la sua misericordia.

lunedì 7 dicembre 2015

La via Madre Maria Skobtsov a Parigi

Dal Blog Parlons d'Orthodoxie

La rue Mère Marie Skobtsov à Paris

Attendendo l’inaugurazione ufficiale, ecco una fotografia della placca apposta all’inizio della nuova Via Madre Maria  Skobtsov (1891-1945) a Parigi nel 15o arrondissement.

Qui il link alla notizia della presentazione del libro di Xenia Krivochéine “Mère Marie (Skobtsov) - Une sainte qui appartient à notre temps” edito da EXMO, Mosca.

L’evento avrà luogo l’11 dicembre alle 19,30 nella sala conferenze della chiesa dei Tre Santi Dottori (Patriarcato di Mosca) a Parigi.

venerdì 4 dicembre 2015

Omelia I per l'Ingresso della santissima Madre di Dio di san Germano di Costantinopoli

Ogni divinissima festa, la volta che sia celebrata, riempie spiritualmente di gioia i fedeli attingendo da tesori e sorgenti provenienti da Dio. Ma quella che è ora celebrata, attirando gli animi come iniziatrice dei misteri, di tanto risplende maggiormente e al di sopra di tutte, per quanto è a tutti superiore la primeggiante figlia di Dio. Di lei infatti ricorre l'annuale sacrissimo convito, i cui partecipanti debbono essere immuni dal male.

E voi, se vi piace, accompagnatemi benevolmente con pensieri purissimi ed essendo ricoperti di risplendenti ornamenti. Insieme corriamo a raccogliere gli amati fiori del prato che è proprio della Madre di Dio. Cospargiamo di unguenti odorosi la sua bellezza come di boccioli dal colore di rosa che irrompe piena di profumi, come è stato bellamente composto in versi da Salomone che nel Cantico dichiara: «Chi è questa che sale dal deserto, come una colonna di fumo esalante profumo di mirra e d'incenso da ogni polvere di profumiere?» (Ct 3, 6). «Vieni qui dal Libano, o mia sposa, vieni dal Libano» (Ct 4, 8). Perciò scambievolmente esortandoci andiamo alacremente alla salutare e a tutti benefica solennità della Madre di Dio, e inginocchiatici dinanzi al penetrale guardiamo verso la fanciulla che si avanza verso la seconda cortina, Maria, la purissima Madre di Dio, colei che ha posto fine alla privazione della sterilità e con la grazia del suo parto ha superato l'ombra della lettera della Legge (cf. Rm 2, 29).

lunedì 30 novembre 2015

Comunicato del 28 novembre 2015

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Dal sito del Decanato d'Italia dell’Esarcato

Con decisione del Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico in data 28 Novembre 2015, Sua Eminenza l’Arcivescovo Job di Telmesso è stato nominato rappresentante del Patriarcato Ecumenico al Consiglio Mondiale delle Chiese a Ginevra, parallelamente al suo insegnamento presso l’Istituto di Studi Avanzati di teologia ortodossa nel Centro ortodosso del Patriarcato ecumenico a Chambésy-Ginevra, e, per questo, dispensato dal servizio di Esarca Patriarcale delle parrocchie ortodosse di tradizione russa in Europa occidentale. Sua Eccellenza il vescovo Jean di Charioupolis è stato designato locum tenens dell’Esarcato per amministrare le questioni correnti dell’Esarcato. È pertanto necessario da questo giorno commemorare Mons Jean di Charioupolis in tutte le celebrazioni liturgiche in tutte le chiese dell’Esarcato.

venerdì 27 novembre 2015

Il Mistero dell’Assemblea

del Protopresbitero Alexander Schmemann, sta in “Messaggero Ortodosso”, Roma, ottobre-novembre 1985 n. 10-11.

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Le parole dell’Apostolo Paolo: “In primo luogo, dunque, quando vi radunate in Chiesa” (1 Corinti 11, 18) , con le quali egli si rivolge ai Corinzi, come per lui stesso così per i primi Cristiani, si riferiscono, ad ogni modo, non al tempio, ma alla natura ed al fine dell’adunanza. Queste parole avevano avuto stesso significato per tutti i primi Cristiani. Come è noto, la parola “Chiesa” – ekklesia – indica l’assemblea, l’adunanza, la riunione. In base a ciò, secondo la concezione del più antico Cristianesimo “raccogliersi in chiesa” significa creare, realizzare un’assemblea, il cui fine consiste nel manifestare e nel realizzare la Chiesa. Quest’assemblea è di carattere eucaristico ed in essa, come suo fine e realizzazione, si compie la “Cena del Signore”, cioè la frazione eucaristica del pane. In questa stessa lettera l’Apostolo Paolo rimprovera quei Corinzi, i quali nell’assemblea si comportano in tal modo come se non avessero da mangiare la Cena del Signore. È evidente e non c’è alcun dubbio che questa triplice unità – Assemblea, Eucaristia e Chiesa – sussiste dai primi inizi del Cristianesimo, del che, sull’esempio dell’Apostolo Paolo, abbiamo un’univoca testimonianza nella tradizione primitiva della Chiesa. Compito fondamentale della teologia liturgica consiste nella scoperta del suo significato.

giovedì 12 novembre 2015

La teoria musicale tra il cinquecento e il seicento. Strumenti del rinascimento

Tratto da arturu.it

Tra la metà del XVI e la metà del XVII secolo la musica europea mutò completamente spirito, carattere, forme, qualità timbriche ed espressive. In sintesi:

  • la polifonia fu ancora impiegata, soprattutto nella musica sacra, mentre si affermò la monodia, che occupò uno spazio sempre maggiore;
  • parallelamente, il contrappunto, imitato e libero, perse importanza rispetto alla nascente scienza dell'armonia;
  • i modi di origine ecclesiastica, sui quali per oltre un millennio si erano basate le composizioni, furono a poco a poco sostituiti dai moderni modi maggiore e minore;
  • la musica strumentale assunse una importanza crescente.

domenica 8 novembre 2015

26 ottobre / 8 novembre: San Demetrio Megalomartire

 
 
San Demetrio è uno dei santi più venerati ma al contempo più controversi dell’Oriente cristiano. Quanto al culto tributatogli, San Demetrio è innegabilmente secondo solo a San Giorgio, ma pressoché inesistenti sono invece le notizie storiche al suo riguardo. Molteplici sono sia i luoghi che le date in cui egli è ricordato. La Chiesa Ortodossa gli ha conferito l’appellativo di “Megalomartire” e lo commemora il 26 ottobre del calendario ecclesiastico (8 novembre del calendario civile).

sabato 31 ottobre 2015

Storia della Melurgia Bizantina

Del Prof. Agostino Ziino

La musica liturgica bizantina rappresenta un capitolo di fondamentale importanza nella storia della musica, sia sul piano storico che su quello estetico, e per questo per molti aspetti. Innanzitutto bisogna considerare che, nonostante tutti i cambiamenti e le modernizzazioni avvenuti nel corso dei secoli, il canto bizantino rappresenta certamente uno dei repertori liturgico-musicali più antichi nell’ambito del culto cristiano, il che lo pone in un rapporto privilegiato con la tradizione musicale greca, con il canto liturgico ebraico e con quello cristiano primitivo.

In secondo luogo si consideri che dal canto bizantino sono derivati tutti i repertori liturgico-musicali orientali, slavi, russi e greco-ortodossi. In terzo luogo, è ormai accertato che esso ha parzialmente influenzato anche alcuni repertori liturgico-musicali dell’Occidente, in particolare quello mozarabico della Spagna, quello beneventano, quello cosiddetto romano-antico e quello ambrosiano. In questo contesto, inoltre, sarà utile mettere in evidenza il fatto che la tradizione melurgica bizantina, rappresenta ancora uno dei nuclei più antichi ed arcaici di quella musica liturgica che si cantava nell’Italia meridionale, particolarmente in Calabria ed in Sicilia nel Medioevo, durante la dominazione bizantina.

giovedì 29 ottobre 2015

La chiesa russa di Sanremo ritornerà agli antichi splendori. Iniziati i lavori di restauro conservativo di uno dei monumenti più fotografati della città

Da: Punto Sanremo

       

Tornerà il pigmento in oro sulla cupola principale della Chiesa russa di Sanremo così come torneranno i colori su due delle altre tre cupole distrutte durante il bombardamento del 1944 e ricostruite senza la copertura in maiolica. E’ la parte più suggestiva dell’intervento conservativo del luogo di culto russo-ortodosso di corso Nuvoloni – uno dei monumenti più fotografati e visitati della città – ma non la sola. I lavori iniziati in questi giorni con la sistemazione dei ponteggi esterni e interni, prevedono la ristrutturazione integrale del tetto e un’opera di restauro di tutte le parti usurate dagli anni e dalle intemperie.
“L’ultimo intervento del genere risale agli Anni Sessanta – spiega il responsabile della Chiesa russa padre Sergio Mainoldi – e da allora sono stati eseguiti solo piccoli lavori di manutenzione e la sostituzione di alcune finestre”.

venerdì 23 ottobre 2015

Incontri con il p. Paisios del Monte Athos

Tratto da “Cronache dal Monte Athos” a cura della Piccola Famiglia della Resurrezione, Valleripa 5 47020 Linaro (FO)
 
Primo incontro Mercoledì 17 febbraio [1980?].

Alle 9,30 suono dal p. Paisios. Mi sente e mi cala per mezzo di una cordicella la chiave per aprire il lucchetto del cancello. Mi accoglie sulla porta: è magro, basso di statura, dimostra più dei quasi 60 anni che ha. Non ha tutti i denti; alcuni sono color oro. Mi fa sedere, mi dà un bicchiere d’acqua e un lucumi[1]. Prima di questo mi fa entrare nella piccola cappella con alcune icone molto belle, anche se dipinte di recente.

Entro nella stanza dove (ora d’inverno) prega, lavora, riposa e riceve, avendo solo in questa la stufa funzionante. C’è un letto, alto come i nostri, composto da un’asse di truciolato e due cavalletti. Senza materasso, con alcune coperte.

sabato 17 ottobre 2015

L’estetica del suono al tempo di Monteverdi

Di Mauro Uberti. E’ stato docente di Teoria e solfeggio al Conservatorio di Torino, di  Propedeutica della musica e Prassi esecutiva della musica antica al Conservatorio di Pesaro; di Polifonia vocale teorica e pratica e Pre-canto nel Liceo sperimentale di quello di Parma.

Dal convegno sulla vocalità «La didattica del canto nella storia» tenuto il 12 dicembre 2009 nell’Aula di Musica, Università «Sapienza» di Roma.

Premessa

Il tempo di Monteverdi è l'epoca del passaggio dalla polifonia al «recitar cantando» ma, dato che questo è un convegno organizzato dall'Associazione Regionale Cori del Lazio, ho ritenuto opportuno mettere l'accento più sull'aspetto corale che su quello solistico della voce anche perché agli inizi del «recitar cantando» la vocalità non poteva essere altra che quella usata dai cantori in quel tempo operanti, cioè da esecutori di musiche polifoniche; del resto almeno nel caso del madrigale essi cantavano già la propria parte da solisti.

lunedì 5 ottobre 2015

Brevi appunti sulle “Esecuzioni Filologiche”

Di Vinicio Gai, musicologo e organologo

Minipreambolo

Quando nella prima metà del secolo scorso si cominciarono a riutilizzare gli strumenti storici che si erano salvati, ci si trovò di fronte a difficoltà di notevoli proporzioni, il cui elenco è lunghissimo, ma mi limiterò a qualche cenno a cominciare, come sostengono alcuni amici insigni organologi, dal fatto che i musici del passato possedevano un virtuosismo ed una tecnica conformi agli strumenti di cui disponevano e che era andata irrimediabilmente perduta a mano a mano che gli strumenti si erano perfezionati, nonostante che subito dopo l’invenzione delle valvole si rimpiangessero gli strumenti semplici perché il suono veniva considerato migliore. Poi il problema dei locali e della socioacusia (per socioacusia s’intende il fracasso sempre in aumento in cui siamo costretti a vivere nei nostri tempi), per cui in breve sintesi gli orecchi di oggi non sono più quelli del periodo barocco.

Si discusse molto sul fatto se si dovessero adoperare strumenti originali, oppure copie, e se queste dovessero essere conformi all’originale quando esso era nuovo oppure com’è attualmente. Con ingenti sforzi alcuni strumentisti sono riusciti a recuperare, in parte, ciò che era andato perduto; ma alla base di tutto ci sono le qualità del concertista, che al pari di un cantante, se ha le doti naturali può fare molto e bene, ma se queste doti non ci sono allora niente da fare. Uno strumento moderno può essere suonato anche da chi ha una mediocre attitudine, ma lo strumento antico no. Circa poi le esecuzioni del passato, a livello di mediocrità le cose andavano come ci raccontano, ma ai livelli del Bendinelli o del Fantini, celeberrimi suonatori di tromba, le cose erano ben diverse.

martedì 29 settembre 2015

La custodia del Creato in un commento di P. Vladimir Zelinsky

Commento a Deuteronomio, 8, 6-10

Osserva i comandi del Signore tuo Dio camminando nelle sue vie e temendolo; perché il Signore tuo Dio sta per farti entrare in un paese fertile: paese di torrenti, di fonti e di acque sotterranee che scaturiscono nella pianura e sulla montagna; paese di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; paese di ulivi, di olio e di miele; paese dove non mangerai con scarsità il pane, dove non ti mancherà nulla; paese dove le pietre sono ferro e dai cui monti scaverai il rame. Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore Dio tuo a causa del paese fertile che ti avrà dato”.

*.*.*.*

Questo brano sembra soltanto storico; qui si tratta della promessa del Signore che guida il Suo popolo attraverso il deserto del Sinai verso la “terra di fonti, torrenti, di frumento, orzo, viti, fichi e melograni” che sarà la futura terra d’Israele. Non si tratta solo della storia, però, ma anche dell’immagine del pellegrinaggio eterno della famiglia umana che attraversando tante prove va verso la terra della felicità, la terra di Dio. Il viaggio nel deserto è duro e pare senza fine; nel versetto 5, che precede il brano che abbiamo sentito, leggiamo: “Riconosci nel tuo cuore che, come il padre corregge il figlio, così il Signore, tuo Dio, ti corregge”. Nelle prove che salgono, a volte, fino alla gola, il cuore deve riconoscere la correzione del Padre, ma anche la promessa che parla dell’abbondanza della terra in cui tu “mangerai e sarai sazio e benedirai il Signore tuo Dio”.

domenica 27 settembre 2015

Il 14 settembre (27 del calendario civile), la Chiesa celebra la festa dell'Universale Esaltazione della Preziosa e Vivificante Croce

Dai “Discorsi” di sant’Andrea di Creta (Discorso 10 sull’Esaltazione della santa croce; PG 97, 1018-1019. 1022-1023)

La croce è gloria ed esaltazione di Cristo

Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla terra del peccato e saliamo verso le altezze. E’ tale e tanta la ricchezza della croce che chi la possiede ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. E’ in essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale.

venerdì 18 settembre 2015

Olivier Clément (1921-2009) - Il destino dell'eros

Da: Riflessioni sull’uomo, Milano, 1975, 73-93.

1. Erotismo, passione, vangelo

Oggi una richiesta talvolta coraggiosa, spesso compiacente, conduce ad una onnipresenza della sessualità. I mass-media, la pubblicità, il pathos «rivoluzionario» diffondono un freudismo volgarizzato e persino il senso della morte che il maestro viennese aveva trovato sparisce nei sogni paradisiaci del freudo-marxismo. Questo timore della «frustrazione», questo eccitamento diffuso a fior di pelle, di nervi, di immaginazione sono legati, pare, a tutto un insieme di delusioni.

Anzitutto delusione nel lavoro che per molti è meccanico, ripetitivo, privo di significato, un lavoro che con la evoluzione della tecnologia causa meno stanchezza profonda e tensione nervosa molto maggiore. Sembra che solo la «rottura» sessuale possa liberare da questa tensione. Il corpo dell’altro, per finire, è la sola realtà di natura che sussiste per un gran numero di persone nella civiltà tecnologica.

martedì 8 settembre 2015

Il monachesimo: angeli terreni e uomini celesti

del prof. Enrico Morini, da Gli Ortodossi,  ed. Il Mulino.

Un lungo velo nero, che avvolge il copricapo a cilindro degli ecclesiastici ortodossi, dà un aspetto inconfondibile all’alto clero di questa Chiesa, quello celibe e più colto: patriarchi e metropoliti, vescovi e archimandriti. Questo velo, che cade sul petto con due sottili bande di stoffa e ricade dietro a punta abbracciando le spalle sino a mezza schiena – portato anche, in determinati momenti del rito, sopra i colorati paramenti –, conferisce a questi uomini di Chiesa quella caratteristica sagoma trapezoidale che rappresenta indubbiamente una delle immagini più evocative dell’Ortodossia. Non è forse altrettanto risaputo che questo indumento, che fa di questi ecclesiastici gli unici uomini per così dire “velati”, non connota affatto lo stato clericale, bensì la condizione monastica.

mercoledì 2 settembre 2015

Messaggio di SS. il Patriarca ecumenico Bartolomeo I in occasione della Giornata di preghiera per la salvaguardia del creato 2015

Dal sito del Decanato d'Italia dell'Esarcato

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+ BARTOLOMEO I PER MISERICORDIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI, NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA
GRAZIA E PACE
DA PARTE DEL CREATORE DI TUTTA LA CREAZIONE
SIGNORE, DIO E SALVATORE NOSTRO GESU’ CRISTO

“Per lo Spirito Santo, tutta la natura è rinnovata, è riportata all’origine” (Anavathmi modo 1)

“Benedetto sei,  Signore, il solo che ogni giorno rinnovi la natura delle tue opere”

(San Basilio il Grande)

Fratelli concelebranti e figli benedetti nel Signore,

venerdì 28 agosto 2015

15 / 28 agosto: festa della Dormizione della Tuttasanta Theotokos (Madre di Dio)

Il ciclo liturgico delle dodici grandi feste si conclude il 15 agosto (il 28 del calendario civile) con la festa della “Beata Dormizione della Tuttasanta Theotokos (Madre di Dio)”. Nel V secolo nacque in Siria la festività della “Memoria della Beata”, dedicata soprattutto alla morte di Maria, ma come festa mariana non è attestata prima del V-VI secolo, quando questo giorno venne chiamato “Festa in onore della Madre di Dio”. Secondo un’annotazione di Niceforo Callisto († 1335) fu l’imperatore Maurizio (582-602) a fissarne la festa al 15 agosto.

venerdì 7 agosto 2015

La lettura della Scrittura come forma di eucaristia

Di Pavel Evdokimov. Tratto da: “L’uomo icona di Cristo”, ed. Ancora
 
Come il “grande ingresso” della liturgia dei fedeli precede la comunione eucaristica, così il “piccolo ingresso” precede ciò che per i catecumeni sostituisce l’eucaristia: la consumazione eucaristica della Parola: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna; ma anche: Chi ascolta la mia Parola [...] ha la vita eterna (Gv 6,54; 5,24).

Già Clemente Alessandrino dichiara che bisogna nutrirsi della semente di vita contenuta nella Bibbia come si fa dell’eucaristia [1]. Origene fissa esattamente il senso della manducazione della Scrittura [2], e la tradizione lo segue: si consuma “eucaristicamente” la “Parola misteriosamente spezzata” [3]. San Girolamo dice ugualmente: Mangiamo la sua carne e beviamo il suo sangue nella divina eucaristia, ma anche nella lettura delle Scritture.[4]

lunedì 27 luglio 2015

Dalle «Omelie sul vangelo di Matteo» di san Giovanni Crisostomo

Se saremo agnelli vinceremo, se lupi saremo vinti

Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell'aiuto del pastore. Egli non pasce lupi, ma agnelli. Per questo se ne andrà e ti lascerà solo, perché gli impedisce di manifestare la sua potenza.

E` come se Cristo avesse detto: Non turbatevi per il fatto che, mandandovi tra i lupi, io vi ordino di essere come agnelli e colombe. Avrei potuto dirvi il contrario e risparmiarvi ogni sofferenza, impedirvi di essere esposti come agnelli ai lupi e rendervi più forti dei leoni. Ma è necessario che avvenga così, poiché questo vi rende più gloriosi e manifesta la mia potenza. La stessa cosa diceva a Paolo: «Ti basta la mia grazia, perché la mia potenza si manifesti pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9). Sono io dunque che vi ho voluto così miti.

sabato 18 luglio 2015

Lettera dell’Arcivescovo Job di Telmessos ai membri laici del Consiglio dell’Arcivescovado

Dai sito del Decanato d'Italia dell'Esarcato

Cari membri laici del Consiglio dell’Arcivescovado,

dalla mia elezione, alcuni fra di voi non cessano di denigrare tutto il mio lavoro, rifiutando ogni collaborazione, arrivando anche a contestare la mia stessa elezione. Ripetete questa protesta nella vostra ultima dichiarazione. È necessario ricordarvi che l’elezione del vescovo spetta solo ai vescovi [Cf.: 1° canone apostolico, 4° canone del I Concilio Ecumenico, 3° canone del VII Concilio Ecumenico, 12° e 13° canone del Concilio di Laodicea] e i canoni puniscono la non accettazione di un vescovo da parte del popolo e del clero [36° canone apostolico].

Inoltre, i nostri statuti stipulano che: «L’Arcivescovado e le associazioni aderenti sono retti nella loro vita liturgica, pastorale, canonica e spirituale dalle regole della Chiesa ortodossa che segue la tradizione russa, così come sono contenute nella raccolta dei Canoni dei Santi Apostoli, dei Santi Concili Ecumenici, dei Concili locali e dei Padri della Chiesa così come negli Atti e nelle decisioni del Concilio di Mosca del 1917-1918» (art. 1). Tuttavia i santi canoni prevalgono sulle decisioni del Concilio di Mosca del 1917-1918 e sugli Statuti.

giovedì 9 luglio 2015

La nozione biblica e patristica di salute-guarigione

di Pavel Evdokimov – “L’uomo icona di Cristo”, Milano, 1984, 128-131.

Sulla Croce, Gesù ha detto: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno[1]. La Chiesa non può che seguire questa parola. Non sapere quello che si fa è esattamente il comportamento di un malato, di un insensato sordo e cieco, e perciò stesso non del tutto responsabile.

Per l’Oriente la salvezza non ha nulla di giuridico, non è una sentenza di tribunale. Il verbo yacha in ebraico significa “essere al largo”, a proprio agio; nel senso più generale vuol dire liberare, salvare da un pericolo, da una malattia, infine dalla morte: il che esprime e indica il significato ben specifico di ristabilire l’equilibrio vitale, di guarire. Il sostantivo yecha, salvezza designa la liberazione totale, con la pace-shalom al termine. Nel Nuovo Testamento soteria in greco viene dal verbo sozô, l’aggettivo sȏs corrisponde al sanus latino e significa dunque restituire la salute a chi l’ha perduta, salvare dalla morte, termine naturale di ogni malattia. Per questo, l’espressione “la tua fede ti ha salvato”, comporta la versione: “la tua fede ti ha guarito”: i due termini sono sinonimi del medesimo atto del perdono divino, atto che tocca l’anima e il corpo nella loro stessa unità.

martedì 30 giugno 2015

Il vero carattere del primato di Roma: Precisazioni sulla presenza romana di Pietro

Del teologo cattolico-romano Angelo Altan
 
La tesi tradizionale nella manualistica cattolica afferma che Pietro fu vescovo di Roma per 25 anni e vi morì martire; imprigionato a Gerusalemme da Erode Agrippa nella Pasqua del 44 e liberato prodigiosamente, se ne va altrove, cioè ad Antiochia, dove si ferma per sette anni: lo affermano Origene, Eusebio di Cesarea, Teodoreto, Giovanni Crisostomo, Girolamo e Papa Leone Magno. Ad Antiochia, dopo il Concilio di Gerusalemme 1, ha un incontro burrascoso con Paolo. Scrive due epistole per i giudaizzanti d’Oriente, convertiti nella Pentecoste e muore a Roma in data imprecisata.

martedì 23 giugno 2015

Incontro annuale del Decanato d’Italia – 2015

Dal sito del Decanato d'Italia dell'Esarcato

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Giovedì 18 giugno 2015, con la benedizione di Mons. Job, si è tenuto l’annuale incontro del Decanato d’Italia dell’Arcivescovado delle Chiese Ortodosse Russe in Europa Occidentale (Esarcato del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli) nei locali dell’Eremo di San Donato (Como), dove si sta organizzando una nuova comunità del Decanato. Vi hanno preso parte tutti i sacerdoti e la gran parte del clero del Decanato, alcune mogli dei sacerdoti, gli accoliti che hanno accompagnato i preti, nonché numerosi fedeli, sia dell’Eremo di San Donato sia di altre parrocchie. L’incontro è iniziato con la concelebrazione della Divina Liturgia, a cui è seguita un’agape nel parco che circonda l’Eremo, preparata dai membri della comunità. La riunione si è svolta a seguire negli antichi locali del monastero. L’accolito della parrocchia di Roma Raffaele Guerra è stato eletto segretario dell’assemblea. In primo luogo sono stati presentati i nuovi arrivi e ciascun rettore ha relazionato sulla situazione particolare della propria parrocchia, soprattutto in relazione ai progetti in corso e a quelli da realizzare in futuro.

venerdì 12 giugno 2015

Filologia musicale e prassi esecutive

Di Gianfranco Russo, musicologo e musicista di strumenti antichi

La sezione giovanile dell'Orchestra "Academia Montis Regalis" di MondovìOrchestra "Academia Montis Regalis" di Mondovì

Si possono definire prassi esecutive tutte quelle convenzioni, caratteristiche di ogni momento storico, che suggeriscono come un brano musicale debba essere interpretato, ossia: tempo, fraseggio, accentuazione, dinamica, articolazione, ornamenti, agogica, pronuncia del testo e dei suoni.

Dal 19° secolo questi elementi sono largamente segnalati nella scrittura musicale grazie a un raffinato sistema di notazione che consente al compositore di inserire in partitura una ricca messe di informazioni e rappresenta il punto di arrivo di un percorso secolare alla ricerca di un'esauriente rappresentazione grafica per l'idea sonora. Più si risale indietro nel tempo, però, più gli ausili grafici di questo tipo si riducono sino a scomparire del tutto.

venerdì 5 giugno 2015

L’icona di Maria Santissima dei Sette Veli

Maria Santissima dei Sette Veli

Il culto dell'icona mariana, raffigurante la Protettrice di Foggia (la mia città natale! n.d.r.), è senza dubbio avvolto dal mistero considerando che, fatto alquanto singolare, nessuno mai tra i fedeli ha potuto vedere l'immagine della Vergine dipinta sulla tavola ritrovata dai pastori intorno all'anno mille.

[…] La Vergine Assunta in Cielo, della quale se ne conserva l’antica Icone, volgarmente chiamata Iconavetere, e si adora coverta da sette veli, cioè tele greche intessute di seta di varii colori, oltre le preziose fatte da divoti cittadini, una di ricamo d’oro e d’argento, e l’altra tutta d’argento, e due dei regi Napoletani della Casa d’Angiò e della casa di Hohenstauffen con le loro imprese […] (G. Calvanese, Memorie per la città di Foggia, Leone Editrice, Foggia 1991, rist. anast. 1932, pp. 74 e 75.)

venerdì 15 maggio 2015

Chi può spiegare il mistero della carità divina?

Dalla "Lettera ai Corinzi" di san Clemente, papa di Roma (†97)
 
Colui che possiede la carità in Cristo, mette in pratica i comandamenti di Cristo. Chi è capace di svelare l'infinito amore di Dio? Chi può esprimere la magnificenza della sua bellezza? L'altezza a cui conduce la carità, non si può dire a parole.

giovedì 7 maggio 2015

Dal Commento sul salmo 118 di sant'Ambrogio, vescovo di Milano

Santo è il tempio di Dio, che siete voi
 
"Io e il Padre verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14, 23). Sia aperta a colui che viene la tua porta, apri la tua anima, allarga il seno della tua mente perché il tuo spirito goda le ricchezze della semplicità, i tesori della pace, la soavità della grazia. Dilata il tuo cuore, va' incontro al sole dell'eterna luce "che illumina ogni uomo"(Gv 1, 9).

giovedì 30 aprile 2015

Il saggio ha gli occhi in fronte

Dalle "Omelie sull`Ecclesiaste" di san Gregorio di Nissa, vescovo

Se l`anima solleverà gli occhi verso il suo capo, che è Cristo, come dichiara Paolo, dovrà ritenersi felice per la potenziata acutezza della sua vista, perché terrà fissi gli occhi là dove non vi è l`oscurità del male. Il grande apostolo Paolo, e altri grandi come lui, avevano "gli occhi in fronte" e così pure tutti coloro che vivono, che si muovono e sono in Cristo.
 
Colui che si trova nella luce non vede tenebre, così colui che ha il suo occhio fisso in Cristo, non può contemplare che splendore. Con l`espressione "occhi in fronte", dunque, intendiamo la mira puntata sul principio di tutto, su Cristo, virtù assoluta e perfetta in ogni sua parte, e quindi sulla verità, sulla giustizia, sull’integrità; su ogni forma di bene.

venerdì 24 aprile 2015

Dal nostro padre tra i Santi Cromazio arcivescovo di Aquileia: Sulla Croce del Signore

Sermone 43
 
Quando i re di questo mondo ottenevano una vittoria, dopo aver sconfitto i nemici, erigevano un trofeo simile alla croce del Signore, al quale rimanessero appese le spoglie catturate ai nemici, a memoria perenne. Anche se già allora in ogni combattimento l'immagine della croce era una dimostrazione della vittoria, tuttavia la vittoria della croce è assai diversa. Vediamo pure come nella vittoria di quei re c'era l'uccisione dei nemici, la schiavitù degli sventurati; invece in questa vittoria della croce del Signore c'è la salvezza di tutte le genti, la liberazione dei peccatori, la speranza della risurrezione, l'aiuto della vita eterna.

giovedì 23 aprile 2015

Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo: E' cosa veramente santa pregare per i morti

«Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi?» (Sal 8, 5). Quale nuovo e grande mistero avvolge la mia esistenza? Perché sono piccolo e insieme grande, umile eppure eccelso, mortale e immortale, terreno ma insieme celeste? La prima condizione viene dal mondo inferiore, l'altra da Dio; quella dalla sfera materiale, questa dallo spirito.

giovedì 16 aprile 2015

Dal "Commento sui salmi" di sant’Ambrogio, vescovo

Il dolce libro dei salmi
 
Tutta la Scrittura divina spira la bontà di Dio, tuttavia lo fa più di tutto il dolce libro dei salmi. Pensiamo a quanto fece Mosè. Egli descrisse le gesta degli antenati sempre con stile piano. Vi furono circostanze, però, nelle quali sentì il bisogno di innalzarsi ad altezze liriche. Così quando in quel memorabile evento fece passare attraverso il Mare Rosso il popolo dei padri, vedendo il re Faraone sommerso con il suo esercito, dopo aver compiuto cose superiori alle sue forze, si sentì profondamente ispirato e cantò al Signore un inno trionfale.

domenica 12 aprile 2015

MESSAGGIO PASQUALE di Sua Eminenza Job, Arcivescovo di Telmesso, Esarca del Patriarca Ecumenico

Dal sito del Decanato d'Italia dell'Esarcato

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Al clero, ai monaci e ai fedeli

dell’Arcivescovado delle Chiese ortodosse russe in Europa occidentale

Cristo è risorto!

È con gioia che la Chiesa proclama questo annuncio nel cuore della notte di Pasqua, nella quale dalle tenebre rifulge la luce, e questo a ragione, perché come ha detto san Paolo, l’Apostolo delle Genti: «Se Cristo non è risuscitato, allora la nostra predicazione è vana, e vana anche la vostra fede» (1 Cor 15, 14). In questa notte pasquale, la Chiesa canta: «Questo è il giorno della Risurrezione, genti rifulgiamo di gioia! È la Pasqua, la Pasqua del Signore. Dalla morte alla vita, dalla terra al cielo, il Cristo Dio ci ha portato. Cantiamo l’inno della vittoria!» (Canone pasquale, Ode I).

IL CRISTO È RISORTO!

San Justin Popovic Trad. A. S. in “Messaggero Ortodosso”, Roma, aprile-maggio 1986, nn. 4-5, 1-4.

In verità è risorto! E ci ha portato tutte le eterne verità. Verità sull’uomo, su Dio, sul mondo, sulla vita, sull’amore, sulla giustizia, sul peccato, sulla morte, sul paradiso, sull’inferno, sulla vittoria contro la morte, contro il peccato, contro il demonio. Egli ci ha rivelato verità eterne sul tempo, sull’eternità, sul Salvatore, sulla salvezza, in generale su tutto ciò che è necessario all’essere umano per la vita eterna nei mondi di Dio visibili ed invisibili.

Ma tutte queste verità si uniscono in una Verità complessiva, la Resurrezione del Signore Gesù Cristo, poiché essa è la vittoria sul peccato, sulla morte e sul demonio ed in tal modo l’assicurazione all’uomo della vita eterna. Così la Resurrezione del Signore comprende in sé in realtà l’intera salvezza e tutta intera la vita di ogni Cristiano. Ed essa è Resurrezione in quanto è nello stesso tempo vittoria sulla morte, sul peccato e sul demonio. Da essa sola è compiuto tutto e tutto è mostrato e tutto è dato. In essa è tutto l’Evangelo.

mercoledì 8 aprile 2015

Dalle «Omelie sul vangelo di Giovanni» di san Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli

Abbiamo trovato il Messia
 
Andrea, dopo essere restato con Gesù e aver imparato tutto ciò che Gesù gli aveva insegnato, non tenne chiuso in sé il tesoro, ma si affrettò a correre da suo fratello per comunicargli la ricchezza che aveva ricevuto. Ascolta bene cosa gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» (Gv 1, 41). Vedi in che maniera notifica ciò che aveva appreso in poco tempo? Da una parte mostra quanta forza di persuasione aveva il Maestro sui discepoli, e dall'altra rivela il loro interessamento sollecito e diligente circa il suo insegnamento.

domenica 5 aprile 2015

Domenica delle Palme

da Alexander Schmemann, in “Le Messager Orthodoxe”, III-IV 1984; trad. J. K.

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Una settimana prima di Pasqua, i credenti festeggiano la Domenica delle Palme, giorno in cui ricordano l’entrata di Gesù Cristo a Gerusalemme: entrata gloriosa e al tempo stesso piena di umiltà. Il popolo lo accoglie come un Re, con grida di gioia, agitando rami di palme, e l’Evangelo dice: “Tutta la città era commossa” (Matteo 21, 10). Ma era un Re che non disponeva di alcun potere se non quello dell’amore, non aveva da dare altro che libertà e gioia, non richiedeva che quello stesso amore, quella stessa libertà. “Ecco viene a te il tuo re pieno di dolcezza” (Matteo 21, 5). L’Evangelo cita questo testo del profeta Zaccaria, questa profezia viene letta durante l’ufficio della Domenica delle Palme. E precisamente in questo incontro fra l’umiltà e la regalità, il potere e l’amore, la gloria e la libertà, risiede il senso eterno di questo avvenimento evangelico e di questa festa che la Chiesa chiama “Entrata del Signore a Gerusalemme”.

giovedì 2 aprile 2015

Seminario: Simili ma profondamente diverse: arpa celtica e arpa classica a confronto.

Vi propongo un seminario sull’arpa molto interessante. Le due docenti sono ottime professioniste e mie amiche personali.

Sarà presente le ditta Salvi che metterà a disposizione le proprie arpe per il seminario. Per tutte le informazioni potete contattare la seguente mail o leggere sul sito dell'Istituto Vittadini di Pavia nella sezione News.

http://www.istitutovittadini.it

Relazioni.esterne@cnspv.it

Le domande scadono il 13 aprile 2015

S. Giovanni Crisostomo: dal Commento al Vangelo di san Matteo, 54, 4-5

Nessuno, dunque, si vergogni dei segni sacri e venerabili della nostra salvezza, della croce che è la somma e il vertice dei nostri beni, per la quale noi viviamo e siamo ciò che siamo. Portiamo ovunque la croce di Cristo, come una corona. Tutto ciò che ci riguarda si compie e si consuma attraverso di essa.

Quando noi dobbiamo essere rigenerati dal battesimo, la croce è presente; se ci alimentiamo di quel mistico cibo che è il corpo di Cristo, se ci vengono imposte le mani per essere consacrati ministri del Signore, e qualsiasi altra cosa facciamo, sempre e ovunque ci sta accanto e ci assiste questo simbolo di vittoria. Di qui il fervore con cui noi lo conserviamo nelle nostre case, lo dipingiamo sulle nostre pareti, lo incidiamo sulle porte, lo imprimiamo sulla nostra fronte e nella nostra mente, lo portiamo sempre nel cuore. La croce è infatti il segno della nostra salvezza e della comune libertà del genere umano, è il segno della misericordia del Signore che per amor nostro si è lasciato condurre come pecora al macello (Is. 53,7; cf. Atti, 8, 32).

domenica 29 marzo 2015

Quinta domenica dei digiuni: Domenica di santa Maria l’Egiziaca

da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974

Quanto del cammino fin qui percorso abbiamo fatto nostro? Quanta strada abbiamo fatto sulla via della conversione? Tutto ciò che ci riguarda infatti sta per giungere alla fine. D’ora in poi noi seguiamo i discepoli:

“Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro... (e disse loro:) ‘Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’Uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà’” (Marco 10, 32-45).

È l’evangelo della quinta domenica. Abbiamo visto come già dalla terza domenica il tono delle liturgie quaresimali sia cambiato. Se durante la prima parte della Quaresima lo sforzo aveva di mira la nostra personale purificazione, ci è dato di capire ora che questa purificazione non è fine a sé stessa, ma ci deve portare alla contemplazione, alla comprensione e all’appropriazione del mistero della croce e della risurrezione. Il significato del nostro sforzo ci è ora rivelato: si tratta di partecipare a quel mistero a cui ci eravamo così assuefatti da darlo per scontato, al punto da dimenticarlo. E mentre siamo alla sequela di Gesù che sale a Gerusalemme insieme con i suoi discepoli, siamo “stupiti e pieni di timore”.

giovedì 26 marzo 2015

I concili ecumenici

Di San Justin Popovic - Da: “Messaggero Ortodosso”, Roma agosto-settembre 1985.
 
L’autocoscienza della Chiesa fondamentalmente è sempre cattolica (sobornaja), poiché sempre è divino-umana. Il Dio-Uomo Gesù Cristo è la sostanza e la garanzia dell’unità e dell’unicità dell’autocoscienza della Chiesa, poiché egli è l’Unico Capo della Chiesa. Tutto nella Chiesa è cattolico (sobornoje): lo spirito, il cuore, la coscienza, la volontà, la vita e la preghiera, ogni sacramento ed ogni virtù santa. Questa “buona notizia” (evangelion), ispirata da Dio, è annunciata dall’Apostolo Paolo: “Noi abbiamo lo spirito del Cristo”.

domenica 22 marzo 2015

9 / 22 marzo: i Quaranta Martiri di Sebaste

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La storia dei Quaranta Martiri di Sebaste, in Armenia, ci è giunta attraverso varie fonti omiletiche e letterarie di varie epoche, come san Basilio il Grande, san Gregorio di Nissa, san Gaudenzio di Brescia, sant’Efrem il siro, san Gregorio di Tours, e lo storico Sozomeno.

L’unico documento contemporaneo giunto fino a noi, è il “Testamento” scritto dagli stessi martiri in carcere prima del supplizio che, sebbene considerato attendibile, non dà un grande contributo alla ricostruzione storica della vicenda. E’ possibile ricostruire l’avvenimento raccogliendo e mettendo insieme le informazioni fornite dalle varie fonti.

Quarta domenica dei digiuni: Domenica di san Giovanni Climaco

da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974

Meglio integrate nella Quaresima sono le commemorazioni di san Giovanni Climaco, la quarta domenica, e di santa Maria Egiziaca, la quinta domenica. In questi due santi la Chiesa vede gli araldi e i testimoni massimi dell’ascetismo cristiano: san Giovanni è colui che ha espresso i principi dell’ascetismo nei suoi scritti, santa Maria nella sua vita. La loro commemorazione durante la seconda metà della Quaresima mira evidentemente a incoraggiare e ispirare i credenti impegnati nella lotta mediante lo sforzo spirituale quaresimale. Poiché, però, l’ascetismo è da praticare e non soltanto da commemorare, la commemorazione di questi due santi è in vista del nostro sforzo personale di Quaresima. Consideriamolo come una indicazione generale di quanto la Chiesa desidera che noi facciamo durante la Quaresima: sforzarci di arricchire spiritualmente e intellettualmente il nostro mondo interiore, leggere e meditare su quelle cose che maggiormente ci possono aiutare a ritrovare il nostro mondo interiore e la sua gioia. Di questa gioia, della vera vocazione dell’uomo, quella che si realizza al di dentro e non al di fuori, il “mondo moderno” non ci dà oggi neppure la più pallida idea; eppure, senza questa gioia, senza la comprensione della Quaresima come un viaggio nelle profondità della nostra umanità, la Quaresima perde tutto il suo significato.

giovedì 19 marzo 2015

Dalle Omelie di san Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli

(Prima dell'esilio, PG 52, 427-430)
 
Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno
 
Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S'innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù. Cosa, dunque, dovremmo temere? La morte? «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1, 21).

mercoledì 18 marzo 2015

La Comunione quaresimale, il digiuno e la Liturgia dei Doni presantificati

Di P. Alexander Schmemann, da “La Grande Quaresima”

1. I due significati della Comunione

Di tutte le regole liturgiche concernenti la Quaresima, una assume una grande importanza poiché, essendo peculiare all’Ortodossia, la sua comprensione costituisce per molti versi una chiave di lettura di tutta la tradizione liturgica. È la regola che vieta la celebrazione della Divina Liturgia nei giorni feriali della Quaresima. Le rubriche sono chiare: in nessuna circostanza si può celebrare la Divina Liturgia dal lunedì al venerdì durante la Quaresima; unica eccezione, la festa dell’Annunciazione, qualora cada in uno di questi giorni. Al mercoledì e al venerdì, tuttavia, è prescritta, alla sera, una Liturgia di comunione detta Liturgia dei Presantificati.

domenica 15 marzo 2015

Flores d’Arcais, il delirio ateo-laicista e la Vittoria del Crocifisso

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Il quotidiano Repubblica lunedì scorso ha presentato in anteprima il testo di una “lectio magistralis” tenuta da Paolo Flores d’Arcais nell’Aula Magna del rettorato dell’università di Torino. Il titolone di Repubblica era imperioso: “La democrazia deve chiedere l’esilio di Dio”. Le affermazioni contenute nell’articolo sono a dir poco roboanti:

«La sfera pubblica è una e indivisibile, anche e proprio per la ricchezza e la pluralità delle sue articolazioni, che la rendono una complessità circolare di ambiti comunicanti. Se il nomos di Dio è ammissibile in uno di essi non può essere escluso dagli altri. L’alternativa perciò è secca. O l’esilio di Dio dall’intera sfera pubblica, o l’irruzione del Suo volere sovrano — dettato come sharia o altrimenti decifrato — in ogni fibra della vita associata. Aut aut.

Terza domenica di Quaresima: La croce di Cristo, nostra salvezza

Un ottimo testo di S. Teodoro Studita da meditare nella domenica dell’adorazione della santa Croce: “Discorso sull'adorazione della croce”; PG 99, 691-694, 695. 698-699

O dono preziosissimo della croce! Quale splendore appare alla vista! Tutta bellezza e tutta magnificenza. Albero meraviglioso all'occhio e al gusto e non immagine parziale di bene e di male come quello dell'Eden. E' un albero che dona la vita, non la morte, illumina e non ottenebra, apre l'udito al paradiso, non espelle da esso.

Su quel legno sale Cristo, come un re sul carro trionfale. Sconfigge il diavolo padrone della morte e libera il genere umano dalla schiavitù del tiranno. Su quel legno sale il Signore, come un valoroso combattente. Viene ferito in battaglia alle mani, ai piedi e al divino costato. Ma con quel sangue guarisce le nostre lividure, cioè la nostra natura ferita dal serpente velenoso. Prima venimmo uccisi dal legno, ora invece per il legno recuperiamo la vita. Prima fummo ingannati dal legno, ora invece con il legno scacciamo l'astuto serpente. Nuovi e straordinari mutamenti! Al posto della morte ci viene data la vita, invece della corruzione l'immortalità , invece del disonore la gloria. Perciò non senza ragione esclama il santo Apostolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6, 14).

giovedì 12 marzo 2015

Ancora sulla croce

Ireneo di Lione, Dimostrazione della predicazione apostolica, 31-34
 
L'esempio del Signore crocifisso
 
Non ci si deve mostrare sciocchi tra le vanità, né timorosi tra le avversità. Ivi ci allettano le lusinghe, qui ci aggravano le fatiche Ma poiché la terra è piena della misericordia del Signore (Sal. 32, 5), ovunque ci sostiene la vittoria di Cristo, affinché si adempia la sua parola: Non temete, perché io ho vinto il mondo (Gv. 16, 33). Quando dunque combattiamo, sia contro l'ambizione del mondo, sia contro le brame della carne, sia contro gli strali degli eretici, siamo armati sempre della croce del Signore. E mai ci allontaneremo da questa festa pasquale, se - nella verità sincera - ci asterremo dal fermento dell'antica malizia. Tra tutti i trambusti di questa vita, oppressa da molte passioni, dobbiamo ricordare sempre l'esortazione dell'Apostolo che ci istruisce dicendoci: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù.

domenica 8 marzo 2015

Seconda domenica di quaresima – di San Gregorio Palamas

LA VITA

Da: www.gregoriopalamas.it

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Gregorio nacque nel 1296 a Costantinopoli da una nobile e ricca famiglia, suo padre, Costantino Palamas, era senatore e membro della corte imperiale. Studiò retorica e filosofia nella scuola superiore della capitale, allora diretta dal filosofo Teodoro Metochita. Il suo biografo, nonché discepolo e amico, Filoteo Kokkinos descrivendo i progressi del giovane Gregorio nella scienza dell'epoca, ci dice che egli concluse i suoi studi di grammatica e retorica nel migliore dei modi, "in maniera tale da essere ammirato grandemente, non solo a parole, ma anche per iscritto da tutti, non esclusi i suoi professori ed altri intellettuali dell'epoca." (F. Kokkinos "Vita di Gregorio Palamas"). Ci dice anche che Gregorio fosse molto avanzato anche negli studi della fisica e della logica, e in genere in tutta la filosofia aristotelica. Sembrava che Gregorio avrebbe avuto una splendida carriera nelle lettere e nell'amministrazione imperiale, invece si rivolse verso la vita ascetica. Divenne chierico e rinunciò agli studi profani. Gli ambienti monastici ai quali Palamas si stava avvicinando consideravano gli studi "ellenici" incompatibili con il loro genere di vita.

giovedì 5 marzo 2015

La Croce: immagine, simbolo, realtà

Il sigillo del Signore in noi
 
Pseudo-Macario, Omelie spirituali, 12, 13-14
 
Cerchiamo di avere, prima d'ogni altra cosa, il marchio ed il sigillo del Signore su di noi; nel giorno del giudizio, infatti, allorché il pastore, dopo aver radunato da tutta la terra ogni tribù della stirpe di Adamo, chiamerà il suo gregge, chiunque avrà il sigillo riconosce suo pastore, così come il pastore riconoscerà quanti siano insigniti di quel marchio, radunandoli da tutte le genti. Infatti, le sue pecorelle ascoltano la sua voce e lo seguono (cf. Gv. 10, 27).

martedì 3 marzo 2015

La Grande Quaresima, il nostro Esilio

Dello Ieromonaco Seraphim (Rose)

“Lungo i fiumi di Babilonia sedevamo, piangendo al ricordo di Sion”.

In queste parole del Salmo quaresimale, noi cristiani ortodossi, il Nuovo Israele, ricordiamo che siamo in esilio. Per gli ortodossi Russi esiliati dalla Santa Russia, il salmo ha un significato particolare; ma tutti i cristiani ortodossi, pure, viviamo in esilio in questo mondo, desiderando di ritornare alla nostra vera casa, il Cielo. Per noi il Grande Digiuno è un tempo di esilio ordinato per noi dalla nostra Madre, la Chiesa, per mantenere fresco in noi il ricordo di Sion, lontano da cui abbiamo finora vagato. Abbiamo meritato il nostro esilio e abbiamo un grande bisogno di esso a causa del nostro grande peccato. Solo attraverso il castigo dell’esilio, che ricordiamo nel digiuno, nella preghiera, e nella penitenza di questo tempo, restiamo memori della nostra Sion.

domenica 1 marzo 2015

Domenica dell’Ortodossia

da A. Schemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974

Ogni domenica di Quaresima ha due temi, due significati. Da una parte, ciascuna domenica appartiene a una serie nella quale si manifestano il ritmo e le “dialettiche” spirituali della Quaresima. Dall’altra, nel corso dello sviluppo storico della Chiesa, quasi ogni singola domenica di Quaresima ha acquistato un secondo tema. Così, nella prima domenica la Chiesa celebra il “Trionfo dell’Ortodossia”, che ricorda la vittoria sull’iconoclastia e il ristabilimento della venerazione delle icone al concilio di Costantinopoli nell’843.

Il legame di questa celebrazione con la Quaresima è puramente storico: il primo trionfo dell’Ortodossia ebbe luogo in questa domenica particolare. Quanto al tema primo ed essenziale delle domeniche di Quaresima, sono in primo luogo le letture della Scrittura che ce lo rivelano. Per comprendere la loro successione, dobbiamo ancora una volta ricordare il legame che esisteva originariamente fra la Quaresima e il battesimo, e cioè il significato della Quaresima come preparazione al battesimo.

sabato 28 febbraio 2015

Mosca, ucciso in un agguato leader opposizione ed ex vicepremier Nemtsov

di Leonardo Coen | 27 febbraio 2015

da lfattoquotidiano.it

Il fondatore del partito liberale Parnas, ex vice primo ministro di Eltsin, freddato a colpi di pistola in pieno centro a Mosca. Nei giorni scorsi l'intervista in cui esprimeva timori per la propria vita, legati al suo attivismo contro il Cremlino. Il primo marzo avrebbe dovuto guidare la marcia di Primavera contro la guerra in Ucraina

Ilia Yashin è tra i primi ad accorrere. La polizia ha già isolato il grande ponte di pietra Zamoskvoretsk, nel cuore di Mosca. E’ quasi mezzanotte di venerdì 27 febbraio. Da quest’anno, è il giorno in cui si festeggiano i servizi segreti: strana coincidenza. A metà del ponte, s’intravede la sagoma di un corpo riverso sul marciapiede, il maglione sollevato sin quasi al collo, a scoprire il torace dove sono evidenti i fori dei proiettili (ho preferito non mostrare la foto, n.d.r.); un paio di agenti della Scientifica arrivati dal commissariato centrale della Petrovka esaminano la scena dell’agguato, culminato con un’esecuzione che Putin stesso definirà più tardi “un brutale assassinio”. Roba da killer professionisti: rapidi e precisi. Hanno abbattuto l’obiettivo, senza effetti collaterali. Cioè non hanno fatto altre vittime, nemmeno chi era con lui.

venerdì 27 febbraio 2015

L’ultima cena: Commenti di un contemporaneo alla Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo

Di Kostas E. Tsiropulos

Da Simposio Cristiano - Edizione dell'Istituto di Studi Teologici Ortodossi - San Gregorio Palamas, Milano 1991, pp. 131-139 - Trad. a cura di L. Giamporcaro

Mentre il coro canta l'Inno Trisagio il sacerdote recita a bassa voce la seguente preghiera:

O Dio Santo, che nei santi riposi, cantato dai Serafini con gli accenti dell'inno "Tre volte Santo", glorificato dai Cherubini e adorato da tutte le potestà celesti, tu che dal nulla hai tratto all'essere tutte le cose; tu che hai creato l'uomo a tua immagine e somiglianza, e lo hai adornato di tutti i tuoi doni; tu che offri sapienza e prudenza a coloro che te le domandano, non disprezzi il peccatore, ma hai istituito la penitenza a sua salvezza; tu che hai reso degni noi, umili e indegni tuoi servi, di stare anche in questo momento dinanzi alla gloria del tuo santo altare e di offrirti l'adorazione e la glorificazione che ti spettano; tu, o Signore, accetta anche dalle labbra di noi peccatori l'inno "Tre volte Santo" e visitaci con la tua bontà. Perdonaci ogni peccato volontario e involontario, santifica le nostre anime e i nostri corpi e concedici di poterti servire santamente per tutti i giorni della nostra vita. Per l'intercessione della santa Madre di Dio e di tutti i santi che in ogni tempo ti furono cari. Poiché tu sei santo o Dio nostro, e noi a te rendiamo gloria, al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre nei secoli dei secoli.

domenica 22 febbraio 2015

Domenica del Perdono

La “Domenica dei Latticini”, che precede l'inizio della Quaresima è chiamata anche “Domenica del Perdono”.

In questo giorno, al Vespro, tutti, a cominciare dai sacerdoti, chiedono perdono per le offese che hanno arrecato, intenzionalmente o non, e naturalmente lo concedono a quanti lo richiedono.

Dal Vespro di questo giorno ha inizio la Grande Quaresima di Pasqua.

Anch’io approfitto per chiedere a tutti voi, fratelli e sorelle, di perdonare a me peccatore e di pregare per me.

Buona e santa Quaresima a tutti!

Ieromonaco Marco

sabato 21 febbraio 2015

Dal "Commento sui salmi" di sant’Ambrogio, vescovo di Milano

Canterò con lo spirito, ma anche con l’intelligenza
 
Che cosa di più dolce di un salmo? Per questo lo stesso Davide dice splendidamente: "Lodate il Signore: è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene " (Sal 146, 1). Davvero! Il salmo infatti è benedizione per i fedeli, lode a Dio, inno del popolo, plauso di tutti, parola universale, voce della Chiesa, professione e canto di fede, espressione di autentica devozione, gioia di libertà, grido di giubilo, suono di letizia.
 
Mitiga l’ira, libera dalle sollecitudini, solleva dalla mestizia, protezione nella notte, istruzione nel giorno, scudo nel timore, festa nella santità, immagine di tranquillità, pegno di pace e di concordia che, a modo di cetra, da voci molteplici e differenti ricava un’unica melodia. Il salmo canta il sorgere del giorno, il salmo ne fa risuonare il tramonto. Nel salmo il gusto gareggia con l’istruzione. Nello stesso tempo si canta per diletto e si apprende per ammaestramento.

venerdì 13 febbraio 2015

L'offerta pura della Chiesa

Dal trattato "Contro le eresie" di sant'Ireneo, vescovo di Lione
 
L'offerta della Chiesa, che il Signore comandò di presentare in tutto il mondo, è ritenuta da Dio un sacrificio puro. ed è a lui accetta. Non che egli abbia bisogno del sacrificio da parte nostra, ma piuttosto avviene che l'offerente, se il suo dono viene accolto, riceve lui stesso gloria in ciò che offre. Infatti con il dono si manifesta verso il re sia l'onore che l'amore.
 
Volendo il Signore che noi lo offrissimo in semplicità e purità di cuore, ci ha ammonito dicendo: "Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello, e poi torna ad offrire il tuo dono" (Mt 5, 23). E’ cosa doverosa offrire a Dio le primizie delle cose create come dice anche Mosè: "Nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote" (Es 23, 15), cosicché l'uomo, esprimendo la sua riconoscenza per mezzo delle cose donategli gratuitamente da Dio, riceverà l'onore che da lui proviene.

giovedì 5 febbraio 2015

Dai "Capitoli sulla perfezione spirituale" di Diadoco di Fotica, vescovo

La scienza della discrezione degli spiriti si acquista con la sapienza
 
E’ lume della vera saggezza discernere il bene dal male senza sbagliare, Quando ciò avviene, allora la via della giustizia conduce la mente a Dio, sole di giustizia e introduce nello sfolgorio infinito della scienza la mente stessa che cerca ormai con grande fiducia l'amore. E' necessario che coloro che combattono cerchino di conservare l'animo libero da interno turbamento, perché la mente, discernendo i pensieri che le si affacciano, possa conservare nel santuario della memoria quelli che sono buoni e mandati da Dio, e scacciare invece quelli che sono cattivi e suggeriti dal demonio.

domenica 1 febbraio 2015

San Gregorio Palamas: Omelia 2 sulla parabola del Signore riguardo al pubblicano e al fariseo

Oggi la Santa Chiesa entra nel tempo del Triodion in preparazione alla Santa Quaresima. La lettura evangelica sul pubblicano e il fariseo (Luca, 18, 10-14) ci mostra il primo tragurado da raggiungere per vivere bene la Quaresima (e direi TUTTA la vita Cristiana): l'umiltà. Leggiamo il meraviglioso commento di San Gregorio Palamas su questo brano evamgelico.
 

venerdì 30 gennaio 2015

17 / 30 gennaio: Sant’Antonio il Grande

Sant’Atanasio di Alessandria "La vita di Antonio"

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Prologo

Avete intrapreso una nobile gara con i monaci dell’Egitto: o uguagliarli oppure superarli, praticando l’esercizio della virtù. Presso di voi ci sono già dei monasteri e la parola monaco è ormai diffusa. Perciò si loderà a giusta ragione il vostro modo di vivere e Dio, per le vostre preghiere, lo realizzerà in pieno. Poiché mi avete chiesto, desiderosi di apprendere la condotta di vita del beato Antonio, in che modo cominciò a porsi al servizio di Dio, chi era in precedenza, quale fine ebbe la sua esistenza, se rispondono a verità le cose che si dicono di lui, perché conquistati dal suo ardore possiate emularlo, ho accettato con grande entusiasmo la vostra richiesta. Quanto a me, il solo fatto di ricordare Antonio sarà causa di grande giovamento.

domenica 18 gennaio 2015

La luce della Teofania

Di San Teofane il Recluso - Da: “Messaggero Ortodosso”, Roma, dicembre-gennaio 1984-1985, n. 21-1, p. 2-4.

Celebrando la Teofania trasferiamoci con il pensiero nel luogo dove avvenne questo evento e con la mente comprenderemo ciò che là accadde. Ecco Vita vera! Voi vedete sulla riva san Giovanni vestito di pelle di cammello con una cintura attorno ai fianchi. Lo circonda un’enorme moltitudine di gente proveniente da Gerusalemme, Giudei, e da tutta la regione del Giordano. Il battesimo del Salvatore era appena avvenuto e gli sguardi di tutti erano rivolti al Figlio dell’Uomo che usciva dall’acqua. Oltre a questo la folla non vede.

mercoledì 14 gennaio 2015

Padre Georges Leroy: la menzogna finale

Dal blog Parlons d'Orthodoxie

Un'altra riflessione, un altro “punto di vista” cristiano e ortodosso sui tragici fatti di Parigi mentre sui “social” tutti dicono tutto, ci viene offerto da Padre Georges Leroy. L’Igumeno George è il rettore della chiesa di Santa Maria Maddalena ad Amos, in Québec, Canada, e fa parte della Orthodox Church of America (OCA)

Il Cristo sofferente
Il “Cristo sofferente”

lunedì 12 gennaio 2015

Vivere da cristiano la propria libertà

Una lucida riflessione del mio confratello, l’Arciprete Vladimir Zelinsky, sulle esecrabili stragi di Parigi.

La provocazione è il mio mestiere. Cito quasi Georges Wolinski, che ha detto che "noi la facciamo da decenni".

Non solo le innumerevoli folle di francesi che si sono riversati per le strade con lo slogan "Je suis Charlie", ma le centinaia di milioni di europei "feriti" dal massacro parigino avrebbero potuto dire qualcosa di simile. Perché, in realtà, non c'è libertà senza provocazione. La sfida è l'anima segreta della libertà della quale Paul Éluard sotto l'occupazione tedesca voleva scrivere il nome sulle ali degli uccelli. Nel tempo della "pace" la si scrive su un foglio ben stampato e per mezzo di caricature.

La libertà è dinamica, a volte aggressiva, perché deve sempre superare i suoi limiti. Essa trabocca, non è in grado di dire a se stessa: Stop! Devi fermarti qui. Farle una lezione di buon comportamento è quasi lo stesso che insegnare l’umanesimo cristiano ai suoi nemici. Perché ad ogni generazione essa va ancora più lontano per evitare di perdere il suo sale che "brucia" sulla sensibilità degli altri.

venerdì 9 gennaio 2015

27 dicembre / 9 gennaio: Santo Stefano Protomartire

Stefano – nome ellenico corrispondente all’aramaico Kelil, maschile di “corona”, cioè incoronato – fu il primo martire della Chiesa cristiana, martire che, come si vedrà, alcuni tendono a identificare con l’apostolo Paolo o lo stesso Gesù Cristo.

giovedì 8 gennaio 2015

Attacco al giornale Charlie Hebdo – Comunicato dei Vescovi Ortodossi di Francia

Dal sito dell’Assemblea dei Vescovi Ortodossi di Francia

Parigi, 7 Gennaio 2015 - I vescovi ortodossi di Francia condannano con la massima fermezza l'attacco ignobile e barbaro perpetrato sul suolo francese oggi. nel cuore di Parigi.

Ciò che è peggio, questo atto era diretto a persone innocenti che si riunivano nel quadro di una conferenza di redazione di un media nazionale, quindi in questo modo si attentava alla libertà di stampa e di espressione, una delle libertà fondamentali della nostra Repubblica.

Questo attacco abietto cerca di seminare il terrore, il dubbio e la divisione. Esso chiama, oggi più che mai, le diverse componenti socio-politiche e religiose dei nostri Paesi a proclamare ad alta voce l'unità nazionale e la coesione di fronte alla barbarie, e riaffermare, con le autorità del nostro Paese, il primato della convivenza nel rispetto dell'ordine pubblico repubblicano, e ciò oltre ogni altra considerazione.

E’ anche importante rimanere estremamente vigili per sconfiggere insieme ogni tentativo di strumentalizzazione della religione per scopi politici e di terrorismo. Nessuna religione può accettare di versare così facilmente il sangue di innocenti.

I vescovi ortodossi di Francia esprimono la loro più profonda solidarietà e compassione a tutte le vittime e le persone coinvolte o ferite da questo attentato e alle loro famiglie.

I Magi d’Oriente

Commento a Matteo 2, 1-12 di San Justin Popovic

dal “Messaggero Ortodosso”, Roma, dicembre-gennaio 1982-1983

Davanti al Salvatore appena nato si chinano per primi le persone semplici ed i sapienti: le persone semplici sono i pastori, i sapienti sono quelli celesti, gli Angeli, e quelli terreni, i Magi dall’Oriente. Tutto ciò che in tutti gli esseri desidera ardentemente Dio, si volse verso Dio fattosi uomo. La buona notizia, che a Betlemme era nato il Messia, era circolata per il cielo e per la terra. In maniera misteriosa e nota solo a Dio, questa buona notizia riecheggiò sia nel mondo degli Angeli che in quello degli uomini. E tutto ciò che è celeste volò sulla terra per chinarsi, per mezzo degli Angeli, a Dio fattosi uomo; così pure tutto ciò che è umano s’affrettò ad adorarlo per mezzo dei pastori di Betlemme ed i sapienti dell’Oriente.

mercoledì 7 gennaio 2015

San Giovanni Crisostomo: Omelia sulla Natività del Signore

PG 56, 385-394
 
 
Vedo uno strano paradossale mistero! Le mie orecchie risuonano dei canti dei pastori, ma i loro flauti non suonano una melliflua melodia, ma cantano con le labbra un inno celeste in totale pienezza.
 
Gli angeli inneggiano!
Gli Arcangeli uniscono le loro voci in armonia!
I Cherubini cantano la loro gioiosa lode!
I Serafini esaltano la sua gloria!

Omelia sulla Natività di San Gregorio Palamas

Gloria nel più alto dei cieli a Dio e sulla terra pace,

agli uomini benevolenza!

Buon Natale a tutti!

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