Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

lunedì 12 gennaio 2015

Vivere da cristiano la propria libertà

Una lucida riflessione del mio confratello, l’Arciprete Vladimir Zelinsky, sulle esecrabili stragi di Parigi.

La provocazione è il mio mestiere. Cito quasi Georges Wolinski, che ha detto che "noi la facciamo da decenni".

Non solo le innumerevoli folle di francesi che si sono riversati per le strade con lo slogan "Je suis Charlie", ma le centinaia di milioni di europei "feriti" dal massacro parigino avrebbero potuto dire qualcosa di simile. Perché, in realtà, non c'è libertà senza provocazione. La sfida è l'anima segreta della libertà della quale Paul Éluard sotto l'occupazione tedesca voleva scrivere il nome sulle ali degli uccelli. Nel tempo della "pace" la si scrive su un foglio ben stampato e per mezzo di caricature.

La libertà è dinamica, a volte aggressiva, perché deve sempre superare i suoi limiti. Essa trabocca, non è in grado di dire a se stessa: Stop! Devi fermarti qui. Farle una lezione di buon comportamento è quasi lo stesso che insegnare l’umanesimo cristiano ai suoi nemici. Perché ad ogni generazione essa va ancora più lontano per evitare di perdere il suo sale che "brucia" sulla sensibilità degli altri.

Esporre il corpo umano e raccontare tutto sul suo comportamento sessuale è diventato un fatto quotidiano, beffarsi del papa e della Chiesa cattolica è ormai una cosa comune (se non si infastidisce particolarmente l’Ortodossia, è perché essa non concerne che un numero ristretto di fedeli), offendere il Cristo in persona serve solo a colpire una volta di più la Chiesa, e la comunità cristiana, anche contro voglia, si è già abituata a questo tipo di insulti. Sono rimasti solo due limiti: la persona del Profeta e, forse, questo bizzarro personaggio coreano che immagina di essere trattato nello spazio mediatico globale in modo diverso rispetto al suo delirio ideologico. Ma è troppo lontano, anche con la sua bomba "sporca" in mano.

Non è solo la volontà "perversa" dei nostri compianti "martiri della libertà" che li ha portati ad attraversare l’ultima frontiera, è la logica interna della libertà finalmente "liberata" che porta a questo limite invalicabile, alla soglia dove inizia la guerra. Perché dall'altro lato esiste un sistema sacro e rigido di valori che non sopporta di essere scosso e neppure toccato. Il nostro modo di vivere può essere percepito come un attentato permanente all’identità di coloro che seguono rigorosamente il percorso che essi credono diretto e unico.

Quello che ieri si perdonava facilmente al comunismo - in URSS non passava un giorno senza attacchi e scherni contro tutti gli dei e i loro rappresentanti sulla terra – oggi non lo si perdona al liberalismo. Io penso dunque, “io sono Charlie”, perché la nostra identità è indissolubilmente legata a questa licenza di libera espressione che spesso assale le altre identità. I guerrieri dello Stato islamico si sentono disturbati dalla fede cristiana e silenziosa dei loro compatrioti, perché le due verità non possono coesistere sullo stesso suolo.

Nella Russia di oggi in parecchi hanno sostenuto con entusiasmo la punizione di questi "blasfemi", perché un fondamentalismo anti-occidentale chiama l'altro.

Sì, se siamo Charlie, non siamo più innocenti.

Amate i vostri nemici, dice Gesù, e portate anche il fardello delle loro anime indurite. Ma allo stesso tempo, vivete la vostra libertà amando chi vi offende nella chiara consapevolezza che questo amore non vi risparmierà il martirio.

Nessun commento:

Posta un commento