Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

giovedì 30 aprile 2015

Il saggio ha gli occhi in fronte

Dalle "Omelie sull`Ecclesiaste" di san Gregorio di Nissa, vescovo

Se l`anima solleverà gli occhi verso il suo capo, che è Cristo, come dichiara Paolo, dovrà ritenersi felice per la potenziata acutezza della sua vista, perché terrà fissi gli occhi là dove non vi è l`oscurità del male. Il grande apostolo Paolo, e altri grandi come lui, avevano "gli occhi in fronte" e così pure tutti coloro che vivono, che si muovono e sono in Cristo.
 
Colui che si trova nella luce non vede tenebre, così colui che ha il suo occhio fisso in Cristo, non può contemplare che splendore. Con l`espressione "occhi in fronte", dunque, intendiamo la mira puntata sul principio di tutto, su Cristo, virtù assoluta e perfetta in ogni sua parte, e quindi sulla verità, sulla giustizia, sull’integrità; su ogni forma di bene.

venerdì 24 aprile 2015

Dal nostro padre tra i Santi Cromazio arcivescovo di Aquileia: Sulla Croce del Signore

Sermone 43
 
Quando i re di questo mondo ottenevano una vittoria, dopo aver sconfitto i nemici, erigevano un trofeo simile alla croce del Signore, al quale rimanessero appese le spoglie catturate ai nemici, a memoria perenne. Anche se già allora in ogni combattimento l'immagine della croce era una dimostrazione della vittoria, tuttavia la vittoria della croce è assai diversa. Vediamo pure come nella vittoria di quei re c'era l'uccisione dei nemici, la schiavitù degli sventurati; invece in questa vittoria della croce del Signore c'è la salvezza di tutte le genti, la liberazione dei peccatori, la speranza della risurrezione, l'aiuto della vita eterna.

giovedì 23 aprile 2015

Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo: E' cosa veramente santa pregare per i morti

«Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi?» (Sal 8, 5). Quale nuovo e grande mistero avvolge la mia esistenza? Perché sono piccolo e insieme grande, umile eppure eccelso, mortale e immortale, terreno ma insieme celeste? La prima condizione viene dal mondo inferiore, l'altra da Dio; quella dalla sfera materiale, questa dallo spirito.

giovedì 16 aprile 2015

Dal "Commento sui salmi" di sant’Ambrogio, vescovo

Il dolce libro dei salmi
 
Tutta la Scrittura divina spira la bontà di Dio, tuttavia lo fa più di tutto il dolce libro dei salmi. Pensiamo a quanto fece Mosè. Egli descrisse le gesta degli antenati sempre con stile piano. Vi furono circostanze, però, nelle quali sentì il bisogno di innalzarsi ad altezze liriche. Così quando in quel memorabile evento fece passare attraverso il Mare Rosso il popolo dei padri, vedendo il re Faraone sommerso con il suo esercito, dopo aver compiuto cose superiori alle sue forze, si sentì profondamente ispirato e cantò al Signore un inno trionfale.

domenica 12 aprile 2015

MESSAGGIO PASQUALE di Sua Eminenza Job, Arcivescovo di Telmesso, Esarca del Patriarca Ecumenico

Dal sito del Decanato d'Italia dell'Esarcato

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Al clero, ai monaci e ai fedeli

dell’Arcivescovado delle Chiese ortodosse russe in Europa occidentale

Cristo è risorto!

È con gioia che la Chiesa proclama questo annuncio nel cuore della notte di Pasqua, nella quale dalle tenebre rifulge la luce, e questo a ragione, perché come ha detto san Paolo, l’Apostolo delle Genti: «Se Cristo non è risuscitato, allora la nostra predicazione è vana, e vana anche la vostra fede» (1 Cor 15, 14). In questa notte pasquale, la Chiesa canta: «Questo è il giorno della Risurrezione, genti rifulgiamo di gioia! È la Pasqua, la Pasqua del Signore. Dalla morte alla vita, dalla terra al cielo, il Cristo Dio ci ha portato. Cantiamo l’inno della vittoria!» (Canone pasquale, Ode I).

IL CRISTO È RISORTO!

San Justin Popovic Trad. A. S. in “Messaggero Ortodosso”, Roma, aprile-maggio 1986, nn. 4-5, 1-4.

In verità è risorto! E ci ha portato tutte le eterne verità. Verità sull’uomo, su Dio, sul mondo, sulla vita, sull’amore, sulla giustizia, sul peccato, sulla morte, sul paradiso, sull’inferno, sulla vittoria contro la morte, contro il peccato, contro il demonio. Egli ci ha rivelato verità eterne sul tempo, sull’eternità, sul Salvatore, sulla salvezza, in generale su tutto ciò che è necessario all’essere umano per la vita eterna nei mondi di Dio visibili ed invisibili.

Ma tutte queste verità si uniscono in una Verità complessiva, la Resurrezione del Signore Gesù Cristo, poiché essa è la vittoria sul peccato, sulla morte e sul demonio ed in tal modo l’assicurazione all’uomo della vita eterna. Così la Resurrezione del Signore comprende in sé in realtà l’intera salvezza e tutta intera la vita di ogni Cristiano. Ed essa è Resurrezione in quanto è nello stesso tempo vittoria sulla morte, sul peccato e sul demonio. Da essa sola è compiuto tutto e tutto è mostrato e tutto è dato. In essa è tutto l’Evangelo.

mercoledì 8 aprile 2015

Dalle «Omelie sul vangelo di Giovanni» di san Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli

Abbiamo trovato il Messia
 
Andrea, dopo essere restato con Gesù e aver imparato tutto ciò che Gesù gli aveva insegnato, non tenne chiuso in sé il tesoro, ma si affrettò a correre da suo fratello per comunicargli la ricchezza che aveva ricevuto. Ascolta bene cosa gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» (Gv 1, 41). Vedi in che maniera notifica ciò che aveva appreso in poco tempo? Da una parte mostra quanta forza di persuasione aveva il Maestro sui discepoli, e dall'altra rivela il loro interessamento sollecito e diligente circa il suo insegnamento.

domenica 5 aprile 2015

Domenica delle Palme

da Alexander Schmemann, in “Le Messager Orthodoxe”, III-IV 1984; trad. J. K.

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Una settimana prima di Pasqua, i credenti festeggiano la Domenica delle Palme, giorno in cui ricordano l’entrata di Gesù Cristo a Gerusalemme: entrata gloriosa e al tempo stesso piena di umiltà. Il popolo lo accoglie come un Re, con grida di gioia, agitando rami di palme, e l’Evangelo dice: “Tutta la città era commossa” (Matteo 21, 10). Ma era un Re che non disponeva di alcun potere se non quello dell’amore, non aveva da dare altro che libertà e gioia, non richiedeva che quello stesso amore, quella stessa libertà. “Ecco viene a te il tuo re pieno di dolcezza” (Matteo 21, 5). L’Evangelo cita questo testo del profeta Zaccaria, questa profezia viene letta durante l’ufficio della Domenica delle Palme. E precisamente in questo incontro fra l’umiltà e la regalità, il potere e l’amore, la gloria e la libertà, risiede il senso eterno di questo avvenimento evangelico e di questa festa che la Chiesa chiama “Entrata del Signore a Gerusalemme”.

giovedì 2 aprile 2015

Seminario: Simili ma profondamente diverse: arpa celtica e arpa classica a confronto.

Vi propongo un seminario sull’arpa molto interessante. Le due docenti sono ottime professioniste e mie amiche personali.

Sarà presente le ditta Salvi che metterà a disposizione le proprie arpe per il seminario. Per tutte le informazioni potete contattare la seguente mail o leggere sul sito dell'Istituto Vittadini di Pavia nella sezione News.

http://www.istitutovittadini.it

Relazioni.esterne@cnspv.it

Le domande scadono il 13 aprile 2015

S. Giovanni Crisostomo: dal Commento al Vangelo di san Matteo, 54, 4-5

Nessuno, dunque, si vergogni dei segni sacri e venerabili della nostra salvezza, della croce che è la somma e il vertice dei nostri beni, per la quale noi viviamo e siamo ciò che siamo. Portiamo ovunque la croce di Cristo, come una corona. Tutto ciò che ci riguarda si compie e si consuma attraverso di essa.

Quando noi dobbiamo essere rigenerati dal battesimo, la croce è presente; se ci alimentiamo di quel mistico cibo che è il corpo di Cristo, se ci vengono imposte le mani per essere consacrati ministri del Signore, e qualsiasi altra cosa facciamo, sempre e ovunque ci sta accanto e ci assiste questo simbolo di vittoria. Di qui il fervore con cui noi lo conserviamo nelle nostre case, lo dipingiamo sulle nostre pareti, lo incidiamo sulle porte, lo imprimiamo sulla nostra fronte e nella nostra mente, lo portiamo sempre nel cuore. La croce è infatti il segno della nostra salvezza e della comune libertà del genere umano, è il segno della misericordia del Signore che per amor nostro si è lasciato condurre come pecora al macello (Is. 53,7; cf. Atti, 8, 32).