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Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

sabato 25 giugno 2016

Come diventare monaco oggi in occidente?

Uno scritto arguto e profondo su cui molti monaci (e aspiranti tali) dovrebbero riflettere seriamente… a cominciare da me. Anche se, grazie a Dio, non ho la smania di fondare monasteri né di convincere qualcuno a diventare monaco. 

Del protopresbitero Alexander Schmemann - Tratto da “The Journals of Father Alexander Schmemann 1973-1983”, pubblicato da St. Vladimir Seminary Press, Crestwood, NY - Traduzione a cura di Tradizione Cristiana

Un giorno abba Antonio pregava nella sua cella e giunse una voce dal cielo che gli disse: «Antonio, non sei ancora arrivato al grado di santità del tal ciabattino di Alessandria». L’anziano si alzò di buon mattino, prese il suo bastone di palma e andò a trovarlo. Entrò, l’abbracciò, sedette accanto a lui e gli disse: «Fratello, dimmi quello che fai». Quello rispose: «Non so che cosa faccio di buono, abba. Semplicemente, al mattino, quando mi alzo e mi metto al lavoro, mi dico che tutti gli abitanti di questa città, dal più piccolo al più grande, entreranno nel regno a motivo delle loro opere di giustizia; io solo riceverò il castigo per i miei peccati. E di nuovo, la sera, prima di addormentarmi, mi ripeto la stessa cosa». A queste parole l’anziano disse: «In verità come un buon orafo che sta a lavorare in pace a casa sua, hai ereditato il regno dei cieli; io invece non ho discernimento anche se dimoro sempre nel deserto e non ti ho raggiunto» [1].

Con l’autorità di un vero Padre della Chiesa, dettata soprattutto dall’esperienza spirituale oltre che dalla conoscenza teologica mediata dallo studio, il padre Alexander Schmemann ci ha consegnato quelle che sono (o che almeno dovrebbero davvero essere) le linee guida della vita del cristiano, in particolar modo poi per chi, pur nel caos dell’odierna società, cerca di fare discernimento sulla rotta da dare alla propria vita, ed alla propria vita cristiana; e quindi verifica se davvero una scelta di vita monastica è dettata da un’esigenza di cambiamento nello stile di vita e della mentalità (metanoia) o se da un mero cambiamento di vesti e di orpelli, dietro cui mascherare il proprio vuoto esistenziale prima ancora che spirituale.

Contrariamente a quanto detto da illustri commentatori del padre Schmemann, che tendono ad attenuarne i toni ed accomodare questo suo pensiero scomodo, veramente scomodo, all’interno di molti ambienti ecclesiastici, è chiaro che egli nella sua critica non si riferisca solo ai tentativi di rinascita del monachesimo nel mondo occidentale, ma che con sguardo profetico ha raggiunto anche i paesi tradizionalmente ortodossi, scrutando nei grandi ed illustri centri monastici dell’Ortodossia, come nei semplici monasteri. Oggi, dove persino sulla Santa Montagna dell’Athos i professorini tentano di sostituirsi ai maestri e gli esteti cercano di spodestare gli asceti, infestando ed imperversando di conseguenza anche nella diaspora, lo schiaffo spirituale che giunge dal padre Alexander è oltremodo salutare, poiché ci restituisce ciò che è la vita monastica nella sua vera essenza, demolendo con coraggio ciò che è stato cristallizzato in istituzione che, in quanti han perduto di vista il fine e lo scopo, mantiene di monastico solo le apparenze ed il nome. 

“Regola Ipotetica o come diventare monaco oggi?” 

Martedì 20 gennaio 1981

Ieri è stata una giornata piena di incertezza circa l’epilogo degli ostaggi in Iran. Saranno o non saranno rilasciati prima del conferimento di mandato a Reagan? 

Due monaci hanno lasciato il convento A (che aveva 8 monaci), sono partiti per il convento B, e da là sono ripartiti per creare il convento C, e così, man mano, un po’ ovunque, delle “sketes [2] della Trasfigurazione”, e ben presto, si ritrovano tutti con un solo monaco. Ci saranno tante sketes quanti sono i monaci! 

Sempre più, sembra che la rinascita del monachesimo, di cui tutti parlano con tanto entusiasmo – o almeno il tentativo di rinascita – non potrà realizzarsi che liquidando prima di tutto l’intera stessa istituzione monastica, cioè tutto questo teatro di “klobouk” [3], riase, tutta questa pompa, ecc. Se fossi stato uno “staretz” – un anziano – avrei detto ad un candidato alla vita monastica, più o meno questo: 

* trovati un lavoro, più semplice possibile, senza creatività (ad esempio, impiegato in una banca); 

* mentre lavori, prega e cerca la pace interiore; non ti arrabbiare; non pensare a te (diritti, giustizia, ecc.). Accetta tutti (colleghi, clienti) come Colui che te li ha inviati; prega per loro. 

* dopo aver pagato per un alloggio e cibo modesti, dà il resto del tuo denaro ai poveri; non ad istituzioni, ma direttamente agli interessati; 

* va sempre alla stessa chiesa, e là tenta d’essere un vero aiutante, aiuta non con sermoni sulla vita spirituale o sulle icone, non insegnando, ma con la “pezza per la polvere” (cfr. san Serafim di Sarov). Limitati a questo tipo di servizio e sii – in materia ecclesiale – completamente obbediente al prete della parrocchia; 

* non imporre né te né il tuo servizio alle persone; non affliggerti se i tuoi talenti non sono utilizzati; sii servizievole; servi ovunque, dove c’è bisogno e non dove pensi che si abbia bisogno di te; 

* leggi e apprendi il più possibile; non leggere soltanto la letteratura monastica, ma esplora largamente; 

* se degli amici e dei conoscenti ti invitano perché ti sono vicini, vai; ma non troppo spesso, né senza motivo. Non restare mai più di un’ora e mezzo o due ore. Dopo, l’atmosfera amichevole degenererà;

* vestiti come tutti, ma modestamente, e senza segno visibile di una vita spirituale particolare; 

* sii sempre semplice, radiante, allegro. Non dare delle lezioni. Evita come la peste tutte le conversazioni “spirituali” ed ogni conversazione religiosa o inutile colloquio ecclesiale. Se agisci in tal modo, tutto ti sarà vantaggioso; 

* non cercare una guida spirituale o un anziano. Se è necessario, Dio te lo invierà, e te lo invierà quando sarà necessario; 

* avendo lavorato e servito in tal modo per 10 anni – non meno – chiedi a Dio se devi continuare in questo cammino, o se un cambiamento è necessario. Ed aspetta la risposta: verrà; i segni saranno “gioia e pace dello Spirito Santo”. 

Note: 

[1] Detti dei Padri del deserto, Nau 490. 

[2] “Ascetario”, una sorta di eremo, dove vive un ristretto numero di monaci (nota di T.C.). 

[3] Il klobouk è il copricapo indossato dai monaci (nota di T.C.).

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