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Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

venerdì 30 settembre 2016

Arpa e cetra, gli strumenti dell'Antico Testamento

Di Valeria Novembri

Il primo riferimento alla musica nella Bibbia si trova poco dopo il racconto della creazione: insieme alla pastorizia e all’artigianato essa riveste un ruolo di primo piano come primordiale manifestazione di civiltà. In Genesi 4,21, infatti, Iubal, uno dei discendenti di Caino, ci viene presentato come «il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto», mentre i suoi fratelli Iabal e Tubalkàin incarnano rispettivamente «il padre di quanti abitano sotto le tende accanto al bestiame» e «il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro». 

In questa prima menzione degli strumenti musicali appartenenti alla tradizione ebraica, si può facilmente notare una non casuale distinzione fra strumenti a corda (la cetra) e strumenti a fiato (il flauto). Pare che una simile suddivisione non fosse priva di significato: i primi, tra cui la lira, l’arpa e la cetra, che servivano ad accompagnare il servizio liturgico, erano gli strumenti propri dei leviti, incaricati dell’esecuzione musicale all’interno del Tempio, mentre i secondi e in particolare il corno, generalmente di ariete o di capro, mai di bue, e la tromba, realizzata in metallo prezioso, erano destinati ai sacerdoti, a causa della loro notevole componente simbolica.

Con uno strumento a fiato, infatti, lo jobel, o «tromba dell’acclamazione», si dava inizio all’anno giubilare, mentre il corno d’ariete, lo shophar, aveva accompagnato la rivelazione di Dio a Mosè sul monte Sinai (Es 19,19) e, insieme alla tromba, la hazozrah, aveva manifestato la sua potenza devastatrice in contesti di guerra. Durante la presa di Gerico da parte di Giosuè, infatti, sette sacerdoti per sette giorni suonarono questi strumenti, guidando l’esercito in marcia intorno alle mura della città; al settimo giorno, al segnale dello shophar, il popolo di Dio lanciò il grido di guerra e le mura di Gerico crollarono. Le trombe dovevano accompagnare gli olocausti e i sacrifici pacifici, così come era avvenuto al momento dell’ingresso dell’arca dell’alleanza a Gerusalemme (2 Sam 6). La consacrazione del Tempio di Salomone (2 Cr 5,12-13), invece, era stata celebrata da una vera e propria orchestra, in cui i leviti suonavano cembali, arpe e cetre all’unisono con centoventi sacerdoti muniti di trombe.

È da questa lunga tradizione, legata a contesti eccezionali, a momenti di penitenza, ma anche di gioia e di incontro con Dio, che la tromba, nel libro dell’Apocalisse, potrà diventare lo strumento deputato ad annunciare la fine dei tempi e l’imminente arrivo del giorno del Signore.

Per quanto riguarda il culto e la liturgia del Tempio, gli strumenti più usati erano il kinnor e il nebél, che si è soliti identificare con l’arpa e la cetra. Davide era abilissimo nel suonarli, la sua musica aveva addirittura potere terapeutico: soltanto lui riusciva ad alleviare le pene del re Saul «quando lo spirito cattivo lo investiva» (1 Sam 16,23). Davide fu il riorganizzatore della musica cultuale: a lui è attribuita gran parte dei Salmi, ma anche l’invenzione di molti nuovi strumenti musicali (Am 6,5); egli stabilì che 4000 leviti suonassero i suoi strumenti per rendere lode al Signore (1 Cr 23,5) e creò classi di cantori e suonatori addetti alla liturgia (1 Cr 15,16-24).

Oltre che dagli strumenti a corda, «l’orchestra» del Tempio era composta anche da alcuni strumenti a fiato, come l’oboe doppio, e da percussioni: cembali, timpani e sistri, più volte citati nel libro di Samuele e nei Salmi. Accanto agli strumenti di carattere liturgico il popolo ebraico ne conosceva altri, «laici», usati nelle feste tradizionali, durante i matrimoni o per allietare la mietitura e la vendemmia: vari tipi di flauti, fatti di canna, osso o legno, tamburelli, sistri e timpani, particolarmente adatti ai ritmi sostenuti e allegri delle danze. 

Pare che questi strumenti fossero strettamente legati al mondo femminile: dopo il passaggio del mar Rosso, Maria, sorella di Mosè, guidò le danze delle donne al suono dei timpani (Es 15,20), mentre, al ritorno di Davide dalla vittoria su Golia, le donne di Israele cantarono e danzarono incontro al re Saul, accompagnandosi «con i timpani, con grida di gioia e con sistri» (1Sam 18,6).

Manifestazioni di giubilo come queste dovettero apparire assolutamente fuori luogo al popolo ebraico durante la deportazione babilonese, quando le cetre furono appese ai salici (Sal 137,2), ma soprattutto dopo la distruzione del secondo Tempio nel 70 d.C., quando, in segno di lutto, tutta la musica strumentale fu proibita dai rabbini: la liturgia delle sinagoghe al tempo della diaspora fu limitata all’esecuzione vocale.

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