Fate ogni cosa per la gloria di Dio (1Cor. 10, 31)

Lo scopo finale della musica non deve essere altro che la gloria di Dio e il sollievo dell'anima (Johann Sebastian Bach)

giovedì 24 novembre 2016

La Vergine del Segno

Dunque questo Figlio di Dio, nostro Signore, che è verbo del Padre è anche Figlio dell'uomo, poiché da Maria, che aveva avuto la generazione da creature umane ed era ella stessa creatura umana, ebbe la nascita umana e divenne Figlio dell'uomo. Perciò il Signore stesso ci dette un segno, in profondità e in altezza, segno che l'uomo non domandò, perché non si sarebbe mai aspettato che una vergine potesse concepire e partorire un figlio continuando ad essere vergine, e il frutto di questo parto fosse - Dio-con-noi; che egli discendesse nelle profondità della terra a cercare la pecora che era perduta, e in effetti era la sua propria creatura, e poi salisse in alto ad offrire al Padre quell'uomo che in tal modo era stato ritrovato.

Sant'Ireneo, Adv. Haer., II, 19, 3 PG 7, 941A

lunedì 21 novembre 2016

8 / 21 Novembre - Sinassi dei santi angeli

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S. Bulgakov - Sugli angeli. Da: S. N. Bulgakov, La scala di Giacobbe. Sugli Angeli, Roma, 2005.

“In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1). Secondo l’interpretazione ricevuta, questo testo, nel quale si pone la definizione più generale di tutto il mondo creato, parla della creazione del cielo noetico, o mondo angelico degli spiriti incorporei, e della terra come materia prima e allo stesso tempo materia integrale del nostro mondo, di cui la testa e il centro è l’uomo. Inoltre, tra la creazione del cielo e quella della terra c’è un certo parallelismo, una relazione positiva espressa dalla congiunzione e. Questa parola della Scrittura contiene in sé la dottrina del rapporto tra il mondo angelico e quello umano, tra il cielo e la terra, e dunque conviene anzitutto fermarsi sulla sua rivelazione.

sabato 12 novembre 2016

Le cose create portano l'impronta e l'immagine della sapienza

Dai «Discorsi contro gli Ariani» di sant'Atanasio, vescovo

Poiché in noi e in tutte le altre cose si trova l'immagine creata della Sapienza, a ragione la vera e operante Sapienza, attribuendo a se stessa ciò che è proprio della sua natura, dice: Il Signore mi ha creata nelle sue opere (cfr. Pro 8, 22). In questo modo il Signore rivendica a sé, come cosa sua propria, tutto ciò che la nostra sapienza dice di essere e di avere.

E questo non perché lui che è creatore sia oggetto di creazione, ma per ragione della sua immagine impressa nelle stesse opere. Dice dunque così, quasi parlando di se stesso. Esprime la stessa cosa quando sentenzia: «Chi accoglie voi accoglie me» (Mt 10, 40), perché in noi è delineato il suo ritratto. Così, sebbene egli non si possa annoverare tra le cose create, tuttavia poiché nelle cose vengono prodotte la sua forma e la sua figura e cioè, in un certo senso, lui stesso, dice: «Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività prima di ogni sua opera» (Pro 8, 22). Ora la ragione per cui nelle cose create vi è lo stampo della sapienza è perché il mondo conoscesse il Padre. In realtà è proprio questo ciò che insegna Paolo: Poiché ciò che di Dio si può conoscere, è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Le sue invisibili perfezioni, la sua eterna potenza e divinità possono essere contemplate, fin dalla creazione del mondo con l'intelletto nelle opere da lui compiute (cfr. Rm 1, 19-20). Il passo dei Proverbi, riportato sopra, non va inteso del Verbo creatore, quasi fosse una creatura, ma della sapienza che risiede in noi. Essa c'è veramente, e quindi giustamente se ne afferma l'esistenza creata in noi.