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domenica 4 dicembre 2016

21 Novembre / 4 Dicembre: San Colombano di Bobbio

Da: L. Dattrino, Il primo monachesimo, Roma, 1984, 65-67.

Per quanto molto incerta, la data della nascita di s. Colombano viene per lo più fissata attorno al 540. Entrato ancora giovane nell’abbazia di Bangor (Irlanda settentrionale), vi rimase fino al 590 sotto la guida di s. Comgal. Quindi, preso dal desiderio di peregrinare altrove per propagare il regno di Dio, si avviò verso la Gallia, accolto benevolmente dal re Gontranno, che regnava nella Borgogna. Ivi fondò successivamente tre monasteri: ad Annegray, a Luxeuil e a Fontaine. Il più famoso divenne quello di Luxeuil.

Questa cittadina, situata nella Francia orientale ai piedi dei Vosgi e conosciuta già dai Romani col nome di civica Lexoviorum, era stata distrutta da Attila nel 450. quando s. Colombano vi costruì il suo monastero nel 590 circa, anche la città risorse tutt’attorno. Da quella fondazione si diffuse tutto un movimento di carattere spirituale, culturale ed economico. In seguito, molti altri monasteri derivarono dal centro luxoviano, che poté così offrire alla Chiesa un gran numero di vescovi. Particolare importanza ebbe lo scriptorium di Luxeuil per la formazione delle scritture librarie “pre-caroline”. Come era avvenuto per la prima fondazione, anche per molte altre, specie nella regione fiamminga, sorsero, attorno ai vari monasteri, villaggi interi, destinati col tempo a divenire città.

Verso la fine dell’anno 612, con un piccolo gruppo di compagni, Colombano valicava le Alpi e scendeva in Italia. Era oltre i settant’anni. Fu accolto con onore alla corte di Agilulfo e di Teodolinda. Visse all’ombra di quella corte per quasi due anni, dedicandosi ad attività missionarie e all’organizzazione monastica. Ottenne infatti dai sovrani longobardi un vasto terreno in una zona solitaria nell’alta valle della Trebbia (oggi in provincia di Piacenza), presso la confluenza con il torrente Bobbio. Qui Colombano fondò un monastero del quale poté aver cura per un anno solo: la morte lo sorprese nel 615.

Fin dai primi anni della sua esistenza il monastero di Bobbio conobbe un periodo di larga espansione, sotenuto com’era dalla solerzia dei primi monaci e dal favore dei re longobardi (Agilulfo, Adaloaldo, ecc.). Nel 774, com’è noto, alla dominazione longobarda succedeva quella dei Franchi, con Carlo Magno. Il nuovo sovrano fu consapevole del prestigio di cui godevano i monaci di s. Colombano presso la popolazione, come pure dell’influenza e dell’equilibrio rappresentato dall’attività del monastero di fronte allo stato di cose che si era verificato. Oltre a nuove donazioni, egli pure concesse intero il suo appoggio.

In questa continua ascesa, Bobbio si era ormai imposto come centro di grande attrazione, non solo nel campo spirituale, ma anche in quello politico ed economico. Il merito deve essere attribuito non solo ai degni abati successori di Colombano, ma anche allo zelo e all’energia dei religiosi stessi.

Con la fondazione dell’abbazia, s. Colombano si era premurato di arricchirla di una biblioteca, che diventerà celeberrima. Egli contribuì alla sua costituzione, sia con un numero considerevole di codici portati dai monaci irlandesi, sia con l’istituirvi, come già a Luxeuil, una scuola di trascrizione (scriptorium) di opere classiche e patristiche. Così Bobbio divenne un centro notevole di cultura, con una delle più ricche biblioteche di quell’epoca.

Nel porre le basi del nuovo cenobio, Colombano diede alla sua comunità, formata quasi interamente di monaci venuti con lui dall’Irlanda e dalla Francia, quei precetti di vita ascetica che egli era venuto maturando nel corso delle sue esperienze precedenti, specialmente in Gallia. Queste norme sono divise in tre sezioni. La prima, fondamentale, è costituita dalla cosiddetta Regula monachorum, la seconda è formata dalla Regula coenobialis, la terza dal Poenitentiale.

La regola di s. Colombano, ispirata da un temperamento energico, e diffusa nell’atmosfera irlandese, sotenuta già per natura dall’ardore e dalla costanza, richiama le austerità dell’ascesi dell’Alto Egitto: povertà, rigida severità nell’abitazione, restrizioni nel sonno e nel cibo; isolamento, silenzio, obbedienza assoluta all’abate, ecc. A fianco di queste austerità, prese origine e sviluppo nei monasteri d’Irlanda la confessione delle colpe, anche quotidiana, intesa non soltanto come espressione di umiltà spontanea, ma associata al vero e proprio sacramento della penitenza. In questo consiste il fatto nuovo o che per lo meno diventa generale, in quanto applica anche ai laici che vengono a chiedere all’abate o ai preti in che modo è possibile espiare le proprie colpe.

Durante il secolo VII anche a Bobbio si adottò la regola benedettina. Questo nuovo orientamento non avvenne certo in forma di imposizione, ma lentamente e progressivamente. Del resto, a Bobbio rimaneva sempre il ricordo e il culto per il santo e grande fondatore, tanto da non fare dimenticare facilmente l’insegnamento e gli esempi da lui lasciati.

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